L'inchiesta sul Belice: una goccia nel mare dei miliardi sperperati

L'inchiesta sul Belice: una goccia nel mare dei miliardi sperperati Lo scandalo potrebbe scoprire complicità ad alto livello L'inchiesta sul Belice: una goccia nel mare dei miliardi sperperati Le indagini per ora si limitano alla collina di Salemi, che fruttò 4 miliardi a un costruttore Il magistrato: "Se ci allargassimo, per fare il processo non basterebbe il palazzo di giustizia" nlg (Dal nostro inviato speciale) Palermo, 27 gennaio. «Signor giudice, che cosa sono quattro miliardi truffati solo nella zona di Salemi in confronto ai seicento miliardi finora assegnati — e chissà come spesi e sperperati — per la ricostruzione generale dopo il terremoto? Non teme che la vostra inchiesta finisca con l'assomigliare al topolino partorito dalla montagna?». Circondato dai giornalisti, il pubblico ministero Giangiacomo Ciaccio Montalto allarga le braccia, come se volesse misurare il palazzo di giustizia di Trapani. Dice: «Vedete questo edificio? Se l'inchiesta superasse i limiti che le abbiamo assegnato con i primi tredici mandati di cattura, ne verrebbe fuori un processo tanto grosso da riempire tut¬ e o . l e e a i e o ¬ te queste stanze. Anzi, le stan- ze non basterebbero più». Aggiunge Antonio Sciuto, il giudice istruttore che, con il parere favorevole di Montalto, ha firmato i 13 mandati di cattura contro alti funzionari statali, liberi professionisti e un potente costruttore edile: «Comincerò gli interrogatori il 1" febbraio, perché devo aspettare che gli indiziati siano concentrati a Trapani dalle varie città in cui sono stati incarcerati. Non parliamo per ora di allargare l'inchiesta, è già complicata così com'è. Non è escluso che io sia costretto a procedere per scaglioni, suddividendo il procedimento vicenda per vicenda a seconda delle ipotesi di reato e degli avvenimenti che le hanno avvalorate». La collina d'oro — E' dun- ; que confermato che i rifletto | ri della magistratura, per ora, | sono puntati soltanto su un lotto di sessantotto case: quelle che il costruttore agrigentino Giuseppe Pantalena avrebbe dovuto edificare dinanzi al centro storico di Salemi, al posto di una collinetta. Il terremoto del '68 l'aveva risparmiata: per un disonesto destino, quella gibbosità del terreno avrebbe dovuto i illecitamente fruttare fior di quattrini agli uomini che avessero provveduto a spianarla. Fu l'Ises (Istituto per 10 sviluppo dell'edilizia sociale, ora abolito) che, all'epoca di Mancini ministro del Lavoro, ottenne l'incarico dei progetti di «ricostruzione» dopo 11 terremoto. L'Ises decise che la collina di Salemi divenisse pianura. Lo sbancamento del terreno doveva costare quattro miliardi, per far posto alle case. Costò più del doppio; di case, non ancora ultimate dal 1972, ne sorse un misero gruppetto. A questo episodio si è fermato il giudice Sciuto. Complicità — Scrive il magistrato nelle motivazioni dei mandati di cattura, riferendosi alle responsabilità di alti funzionari statali, ex tecnici dell'Ises e burocrati vari, che grazie a connivenze, falsi e corruzioni «si è reso possibile il profitto di Pantalena (pari j a quattro miliardi di lire, jn.d.r.) per mezzo di mandati pagabili presso la sezione della Tesoreria | provinciale j della Banca d'Italia; median te vapplicazione di sovrap \ prezzi eccessivi rispetto a \ aueUi applicabili all'epoca dell'appalto: la concessione ingiustificata d'un aumento del 35 per cento per tutto il maggior importo dei lavori: la concessione di dilazioni ingiustificate per la definizione delle opere; il mancato inserimento negli stadi di avanzamento dei lavori di ogni penale relativa al ritardo nell'esecuzione delle opere». I padrini — Un'ipotesi non azzardata è che gran parte degli arrestati, per alleggerire la propria posizione, riferiscano al giudice di essere stati sollecitati «dall'alto» a compiere certi atti e a favorire certe operazioni nel territorio di | Salemi. Lettere di raccoman I dazione per «il favorevole esi to della pratica Pantalena»; appunti riservati di personag | gj politici che sollecitavano i l'esecuzione di talune opere; \ lettere di invito a «valutare benevolmente la richiesta di sovrapprezzi» per certi lavori da compiere sulla collinetta dell'imbroglio sarebbero già in mano degli inquirenti; cosi come lo sono gli estratti-conto dei depositi bancari relativi agli arrestati. Negli ambienti giudiziari di Palermo non si esclude che lo stesso I grazie ai quattro miliardi in- Pantalena, messo alle strette, dica con precisione quante «bustarelle» avrebbe elargito tascati e quali fossero i suoi appoggi romani. / pericoli — Se ciò avvenisse, si dice a Trapani e a Palermo, diventerebbe forse reale un possibile intervento dell'Inquirente parlamentare e spetterebbe allora ai partiti la decisione di continuare l'indagine. Montalto e Sciuto i porgeranno il fianco a quest'eventualità? Il loro modo di agire lo escluderebbe. Si è saputo stamane che i tredici mandati di cattura erano stati firmati da Sciuto il 12 dicembre scorso e il più stretto riserbo per oltre un mese aveva coperto quell'atto. Il magistrato aveva deciso che gli arresti avvenissero tutti nello stesso giorno, e se possibile alla stessa ora, per evitare fughe o inquinamenti di prove, fra Trapani, Palermo, Agrigento, Roma, L'Aquila e Torino, tutte città in cui risiedevano gli incarcerati. Tanto riFranco Giliberto (Continua a pagina 2 in settima colonna)

Persone citate: Antonio Sciuto, Giangiacomo Ciaccio Montalto, Giliberto, Mancini, Montalto, Salemi, Sciuto