La linea di Craxi ha prevalso comunisti nella maggioranza di Franco Mimmi
La linea di Craxi ha prevalso comunisti nella maggioranza Si è concluso a Roma il Comitato centrale dei socialisti La linea di Craxi ha prevalso comunisti nella maggioranza Roma, 20 gennaio. Di conciliante, c'è stato solo il discorso di replica del segretario Bettino Craxi. Per il resto, se era compito della notte portare al psi quel po' di pace necessaria a non mandare al congresso un partito disunito, la notte ha fallito il suo compito, e altrettanto poco proficua è stata la pausa tra la mattina e il pomeriggio di oggi. Forte della posizione conquistata fin da ieri, con in tasca una lettera di circa 100 firme su 160 del comitato centrale socialista, Craxi è rimasto fermo nella sua intenzione di tenere il congresso dal 29 marzo al 2 aprile. A i Roma, però, e non più a Torino, come si era detto. Nulla ha concesso agli avversari — i gruppi facenti capo a De Martino, Manca e Lauricella, quello di Achilli e Codignola e i manciniani — se non una replica conciliante. «Anche se ha respinto praticamente tuttto — ha detto il manciniano Neri sintetizzando la situazione — ha usato un tono distensivo, evitando le polemiche». E il succo del discorso (chiusosi con una citazione da Mao Tse-tung: «La prospettiva è luminosa, la marcia è a zig zag» ) è che non si può accettare un nuovo accordo a sei. Occorre andare avanti con un accordo sul programma e una maggioranza politica che comprenda il pei. A chi gli aveva rinfacciato di aver presto abbandonato la richiesta di un governo d'emergenza, Craxi ha risposto facendo notare l'assoluta indisponibilità della democrazia cristiana a un simile passo (per poi aggiungere una frecciata ai comunisti: «La de non ha accettato il governo d'emergenza, figuriamoci se accetterà il compromesso storico» ). La soluzione che egli vede consiste nella ricerca di un contesto politico e parlamentare che consenta l'associazione responsabile delle forze di sinistra. In sostanza, Craxi ha voluto dire che bisogna prendere atto della realtà delle cose, non inseguire sogni politici destituiti di ogni possibilità di avverarsi. «Stiamo lavorando — ha detto — per fare emergere un quadro politico nei margini limitati consentiti dalla democrazia cristiana». E a Mancini che lo aveva accusato di avere con troppa premura allentato la pressione sulla de, Craxi ha detto di non essere un generale che preferisce la ritirata all'attacco, ma di voler evitare la fine del generale Custer. Poi, le parole di distensione: il partito non deve essere governato da un asse, vi sono al suo interno le condizioni per una larga convergenza politica. Ma bisogna andare al Congresso, poiché solo il Congresso può consentire al partito di uscire dal suo stato di decadenza. Dunque, congresso a Roma, dal 29 marzo al 2 aprile. Ma l'ordine del giorno in questo senso non è riuscito a ottenere l'unanimità, fermandosi appunto a un centinaio di firme (92, per la precisione, una ventina delle quali provenienti da ex manciniani e mancademartiniani). E nel corso della giornata, forse proprio perché erano ormai certi di essere respinti nelle loro richieste di far slittare il congresso a crisi politica risolta, gli esponenti della corrente De Martino-Manca e quelli di «Nuova Sinistra» (Achilli-Co- dignola) hanno sferrato violenti attacchi alla linea della segreteria. Ufficialmente espulse dal partito al congresso dell'hotel Midas, nel 1976, le correnti hanno ormai fatto un rientro quasi altrettanto ufficiale. Gli interventi-chiave della mattinata sono stati quelli di De Martino, di Signorile e di Aniasi. Il primo, molto applaudito, ha iniziato analizzando la crisi politica, e dicendola originata dalle condizioni del Paese, dalla «sempre più evidente coscienza che la gravità e complessità dei problemi italiani esige un impegno comune di tutte le forze democratiche: in primo luogo della sinistra, comunisti e socialisti, e dei sindacati. Un accordo di programma, per De Martino, è assolutamente inadeguato alla gravità del momento. Senza comune partecipazione, ha detto, «non può essèrvi responsabilità, rinunce e sacrifici». Occorre una svolta coraggiosa, il psi non può sottoscrivere espedienti, è dunque necessario «trattare con pazienza per giungere al governo di emergenza o a qualche cosa che vi si avvicini il più possibile». Si tratta, per De Martino, di precisare i punti fondamentali di un programma d'emergenza, stabilendo una piattaforma tra socialisti e comunisti che trovi concordi i sindacati. E su questo si è poi detto d'accordo, nella sua replica, anche Craxi, affermando che è «una solida base di discussione» e annunciando che lo presenterà come documento congressuale. De Martino ha pure risposto a precedenti interventi (a Cicchitto ha detto: «Preferisco il paleomarxismo al vostro empirismo senza principi» ), e ha poi ceduto il mi¬ crofono a Aniasi, che ha difeso Craxi affermando che è ingiusto dare responsabilità a chi non ne ha, e ha ribadito l'impegno a dare un nuovo volto al partito. «Occorre quindi fare il congresso — ha detto — per definire una linea chiara e precisa. Il rinvio non darebbe omogeneità alla direzione politica». Signorile ha detto che bisogna ribadire alle forze politiche l'impegno socialista per l'emergenza, il rifiuto a dividere la sinistra, il no alle elezioni anticipate. Ha ricordato che l'esistenza in Parlamento di una maggioranza per la difesa della legislatura (maggioranza che pure non ha omogeneità e significato politico) può costituire una salvaguardia «che non ci fa andare disarmati alla trattativa con la de». Nel pomeriggio, interventi di Achilli e Landolfi, mentre avvenivano altri incontri. Malgrado qualche rischiosa assenza dell'ultima ora, la mozione della segreteria ha ottenuto 83 voti (1 solo in più della metà dei membri del Comitato Centrale). Diciotto mani si sono alzate per l'ordine del giorno manciniano, 40 per lo schieramento Manca-De Martino, 5 per Achilli. Lombardi, assente, ha mandato il suo voto a Bettirio Craxi. La « nuova maggioranza » ha subito registrato una sconfitta nella prima votazione successiva a quella per il congresso. Infatti un ordine del giorno che stigmatizzava le modalità del recente cambio di proprietà dell'agenzia giornalistica Adn-Kronos è stato approvato contro l'indicazione del gruppo CraxiSignorile. Franco Mimmi
Luoghi citati: Bettirio Craxi, Roma, Torino
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