La Corte ammette quattro degli 8 referendum radicali

La Corte ammette quattro degli 8 referendum radicali Le motivazioni saranno rese note a febbraio La Corte ammette quattro degli 8 referendum radicali I giudici costituzionali hanno detto sì a quelli che riguardano: 1) la Legge Reale; 2) la Commissione inquirente; 3) il finanziamento dei partiti; 4) la legge sui manicomi (Dalla redazione romana) Roma, 18 gennaio. Quattro ammessi e quattro respinti: cosi sono finiti gli esami cui la Corte costituzionale ha sottoposto gli otto referendum per i quali il partito radicale aveva raccolto le firme. Sono stati giudicati ammissibili: il referendum che chiede l'abrogazione della legge Reale sull'ordine pubblico: quello per abrogare parte della legge sui procedimenti d'accusa riguardante la Commissione parlamentare inquirente; quello per abrogare la legge per il finanziamento pubblico ai partiti; quello per abrogare la legislazione sugli istituti manicomiali. La Corte costituzionale ha invece dichiarato inammissibili: il referendum per l'abrogazione di 97 articoli del codice penale; quello per abrogare la legge di autorizzazione a ratificare il Concordato con la Sanca Sede; quello per abrogare l'ordinamento giudiziario militare; quello per abrogare il codice militare in tempo di pace. Per sapere con quali motivazioni i giudici costituzionali hanno giudicato i «promossi» e i «respinti» bisognerà attendere alcuni giorni, probabilmente i primi di febbraio. I giudici stessi, nel breve comunicato sulla loro decisione, avvertono che la motivazione è assai complessa. Il primo commento alla decisione della Corte costituzionale è stato quello, assai duro e veemente, del deputato radicale Marco Pannella: « Con le sue sentenze la Cor¬ te costituzionale Ita definiti-1 vamente colpito a morie la fondamentale istituzione del referendum popolare, già colpito da trentanni di non attivazione da parte delle forze politiche tradizionali». « Le peggiori leggi fasciste — ha continuato Pannella — i codici e gli ordinamenti militari imposti al Paese da Sua maestà Vittorio Emanuele III re d'Italia, imperatore d'Etiopia e re d'Albania e dal duce dei fascismo capo del governo Benito Mussolini: le leggi penali del 1931, il Concordato clerico-fascista, sono sacri e inviolabili per questo regime e per i suoi custodi. E' questa, forse, la pagina più nera della storia di questi trentanni. Una vergogna e una pena. Ringraziamo i 2 milioni 800 mila elettori italiani che avevano firmato ì quattro referendum sequestrati dal potere; ma la loro mobilitazione, poiché antifascista, non poteva più trovare rispetto e accesso lì dove si fa strage dello Stato di diritto proprio da chi è deputato alla sua tutela ». Via via le reazioni e i commenti si accumulavano sulle scrivanie dei giornali. Il « Comitato per i referendum » ha dichiarato che con questa decisione « il Paese perde anche quest'ultimo presidio delle garanzie costituzionali che era stata fino a oggi la Corte ». Il Comitato aggiunge che « le stesse norme fondamen- (Continua a pagina 2 in seconda colonna)

Persone citate: Benito Mussolini, Marco Pannella, Vittorio Emanuele Iii

Luoghi citati: Albania, Etiopia, Italia, Roma