A Genova le "Br" sparano a un docente democristiano dopo drammatico colloquio di Paolo Lingua

A Genova le "Br" sparano a un docente democristiano dopo drammatico colloquio A Genova le "Br" sparano a un docente democristiano dopo drammatico colloquio E' il prof. Peschiera, che ha mantenuto un contegno fermo e coraggioso - Ha detto ai killer: "Sparate pure, ma sappiate che siete senza speranza" - Non sono gravi le sue condizioni (Dal nostro corrispondente) Genova, 18 gennaio. «Lo so che mi dovete sparare: fatelo. Sappiate però che siete senza speranza». Con questa battuta il prof. Filippo Peschiera, docente di materie giuridiche alla facoltà di ingegneria di Genova e direttore della scuola di formazione superiore, ha chiuso un breve e serrato dialogo con un «commando» di brigatisti rossi che lo avevano sequestrato all'interno del suo istituto. Il «killer» ha sparato alcuni colpi, pare quattro, tre dei quali hanno raggiunto il prof. Peschiera alle gambe: uno di striscio, mentre due hanno attraversato il polpaccio, senza ledere le ossa. Un proiettile, calibro 7,65, è stato ritenuto e il docente è stato operato in serata. Le sue condizioni sono buone e dovrebbe ristabilirsi abbastanza presto. Nato a Genova 48 anni fa, sposato, senza figli, libero docente di diritto del lavoro, leader della corrente democristiana di «Forze Nuove» dall'inizio degli Anni Settanta, il prof. Filippo Peschiera è uno dei politici «senza macchia» della città. E' stato colpito un uomo stimato da tutti, privo di nemici e coraggioso. Anche nell'episodio del ferimento, che è stato diverso da tutti gli altri attentati delle « Brigate rosse », il prof. Peschiera non ha smentito il suo coraggio e la sua lucidità. « Mi sono ricordato di Casalegno, che apprezzavo moltissimo pur non conoscendolo », ha detto agli amici sulla barella del pronto soccorso. Il fatto è avvenuto poco dopo le 19, in via Trento, dove ha sede, in una villa ottocentesca, la sede della scuola di formazione superiore, un istituto di ricerca che Peschiera dirige dal 1968 e che è finanziato dall'Associazione Industriali di Genova, dal Comune e dalla Provincia. Cinque brigatisti, quattro uomini e una ragazza piuttosto giovane, l'unica che non avesse il volto coperto da un passamontagna, hanno fatto irruzione nell'istituto, poco prima della chiusura. Nella scuola, oltre il prof. Peschiera, c'erano alcuni collaboratori: Vittorio Traverso, Gianni Tamburri, Maria Teresa Agrimonti, Teresa Torti, Grazia Raimondi. Alcuni brigatisti, con le pistole in pugno, hanno ammassato i collaboratori in una stanza, mentre altri, tra i quali uno che sembrava il « capo », hanno affrontato il prof. Peschiera nel suo studio. Il docente è rimasto calmissimo. « Non fate sciocchezze », ha detto subito. Temeva che qualcuno, perdendo la testa, si mettesse a sparare all'impazzata. Peschiera ha capito che intendevano sparargli. Ha chiesto allora: « Mi sparate per quello che ho scritto o per le mie idee?». « Per la tua militanza », è stata la laconica risposta. Ma i brigatisti sembravano imbarazzati. « Certo — ha aggiunto Peschiera — io sono un riformista convinto. Vorrei però poter parlare non con voi, ma con i vostri capì, con chi vi manda, per poter capire ». A questo punto il «capo» pare abbia detto che il professore « la sapeva troppo lunga ». Racconta ancora Peschiera: « Due di loro si sono messi ad armeggiare alle mie spalle. Io ero sotto la minaccia dell'arma e non mi potevo voltare. Ho chiesto che cosa scrivevano. Il "capo" mi ha risposto che preparavano un cartello: la stella con le iniziali BR e sotto, servo dello Stato imperialista e delle multinazionali. Bene, mi sono detto, questa è follia. Mi hanno fotografato. Ho capito che era giunto il momento dell' "esecuzione ". Non ho avuto paura. Non so, sono attimi difficili da raccontare e da ricordarsi. Ho pensato a mia moglie. Però ho sorriso e gli ho detto che erano dei disperati. Hanno sparato: uno di loro, mi pare tre, quattro colpi. Uno è andato a vuoto, mi sembra ». Mentre Peschiera parla, tranquillo, i medici si affannano attorno a lui. Arriva Angelo Sibilla, il segretario regionale, cui le Brigate rosse hanno sparato alcuni mesi fa. Arrivano i consiglieri regionali della corrente di For- Paolo Lingua (Continua a pagina 2 in quarta colonna)

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