Parlano i leaders dei vari partiti di Franco Mimmi

Parlano i leaders dei vari partiti Parlano i leaders dei vari partiti Roma, 18 gennaio. Non è tempo di approssimazioni, neppure per i particolari, e sia Berlinguer sia Zaccagnini, all'uscita dallo studio del presidente Leone, per rispondere alle domande dei giornalisti hanno cavato di tasca dichiarazioni scritte, dalle quali si deduce che le posizioni dei due maggiori partiti italiani sono rimaste, rispetto a ieri, del tutto immutate. Ma occorre ricordare che proprio ieri una novità c'è stata: l'accenno dei comunisti alla possibilità di un governo senza la de. Berlinguer non ha esitato oggi a confermare, sia pur con tutte le sfumature del caso, questa possibilità, e dette a un passo fuori della porta del Presidente della Repubblica certe parole acquistano un peso particolare. Con ordine. Primo ad arri¬ vare è stato l'ex presidente del Consiglio, Mariano Rumor. Una mezz'oretta ed ecco alle 11 il segretario comunista con i capigruppo parlamentari Natta (Camera) e Perna (Senato). Restano un'ora a colloquio con Leone, e allo scoccar del tocco Berlinguer sta già leggendo ai giornalisti la sua dichiarazione. Dice come il governo delle astensioni abbia svolto un'azione «via via più inadeguata», come siano sorti contrasti tra alcuni ministri al punto che non è stato possibile «definire in termini reali il bilancio dello Stato per il 1978 e condurre in modo positivo il dialogo con il movimento sindacale unitario». Dice che «la crisi era divenuta inevitabile. Ma essa può consentire ai partiti di trovare una soluzione che arresti il processo involutivo che si è andato sviluppando negli ultimi mesi». A quel punto la domanda era ovvia, e Berlinguer se l'è posta da solo: «Quale soluzione?». Non lo scioglimento delle Camere, si è risposto, ma «una politica di austerità e di giustizia nella vita economica e sociale, di impegno democratico e severità nella difesa dell'ordine pubblico, di gelosa salvaguardia della nostra indipendenza e dignità nazionale». Perché, ha detto con ovvio riferimento alle dichiarazioni della Casa Bianca circa l'ingresso del pei al governo, «l'appartenenza dell'Italia ad alleanze internazionali, che noi non mettiamo in discussione, non può e non deve comportare ingerenze lesive della nostra sovranità». Quale fosse per il pei il governo in grado di attuare questa politica non era un miste- ro, e Berlinguer lo ha ripetuto: «Un governo di unità al quale partecipino anche i partiti più rappresentativi delle masse lavoratrici e popolari». Ma c'era la novità di quella frase nel comunicato emesso ieri dai comunisti, al termine della riunione dei segretari regionali: «Le decisioni unilaterali di un partito non possono legittimare lo scioglimento anticipato delle Camere. Nel Parlamento del 20 giugno esistono le possibilità per garantire la continuità della legislatura». Il che era stato interpretato come l'adesione del pei — sia pure quale ultima ratio — a una proposta di alcuni socialisti di qualche giorno fa: un governo pei, psi, psdi e pri, che varrebbe la maggioranza. Una dichiarazione stridente con la linea tenuta fino a quel momento dalle Botteghe Oscure. Ed ecco la spiegazione di Berlinguer, già pronta e scritta anch'essa, poiché ovviamente la domanda era prevista: «Noi riteniamo che il ricorso alle elezioni anticipate debba essere evitato. Abbiamo a questo fine ricordato nella riunione dei quadri che nell'attuale Parlamento esistono diverse possibilità per evitare uno sbocco che tutte le forze politiche affermano sarebbe grave e negativo. Questa è una impostazione del tutto corretta sotto il profilo costituzionale e politico, che non significa affatto che noi proponiamo soluzioni contraddittorie o contrastanti con la nostra politica unitaria, la quale è tesa e tenderà in ogni caso a ricercare la più ampia solidarietà democratica». Quasi un monito a Leone (e alla de): prima di buttare tutto all'aria, ricordatevi che si può provare anche questa. Oltre un'ora dopo, a trarre di tasca il foglietto è stato il segretario democristiano, Benigno Zaccagnini, che al colloquio con Leone si era recato accompagnato da Moro, presidente del partito, e dai presidenti dei gruppi parlamentari, Bartolomei (Senato) e Piccoli (Camera). «Noi riteniamo — ha letto Zaccagnini — che il governo stesse costruttivamente operando con risultati positivi per il Paese, rileviamo soprattutto il recupero di credibilità internazionale che la sua azione ha ottenuto per l'Italia Valutiamo questo fattore importante in quanto la soluzione della crisi economica e la difesa dei livelli dell'occupazione sono correlati alla fiducia che il mondo occidentali: ha per noi». Zaccagnini ha quindi proposto — o meglio riproposto — la formula de per la solu- Franco Mimmi (Continua a pagina 2 in quinta colonna)

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