Per gli «azzurri» un girone nobile come il tango di Giovanni Arpino
Per gli «azzurri» un girone nobile come il tango Per gli «azzurri» un girone nobile come il tango Dopo tanti strilli e tante lacrime (tipici; in ogni caso si sarebbero verificati) cerchiamo di fare il punto sull'avventura azzurra al prossimo « mundial » di calcio. Saremo dunque nel medesimo girone dell'Argentina ospitante, con Francia e Ungheria. Molti hanno consideralo questo destino come una disgrazia. A noi piace. Perché si dovrà giocare a football e non esorcizzare le streghe (cioè Corea o Haiti, fonti di rilassatezza, arroganza e faciloneria che sempre ci danneggiarono). Perché, in ogni caso, si eviteranno pomodori in faccia. E' un girone che ci preserva, infatti, dal pernacchio e dalla vergogna: se vinci hai vinto giocando, se perdi hai perso secondo le regole del gioco, in una cornice di rispettabilità professionale e non di lubidrio. Lasciamo pure a Germania e Olanda il rischio di pareggiare con Messico e Iran. Abbiamo dato al Club Italia di Enzo Rearzot la nostra fiducia per oltre un anno. La me- rilava, così come ha meritato 1° qualificazione a dispetto dei vari profeti di sventura. Oggi, questo slesso Club Azzurro deve solo rinsaldare le proprie qualità morali prima di affron lare la prova argentina. E magari deve tapparsi gli orecchi per non udire le false e stonale sirene critiche che versano singhiozzi, che rispolverano talli- che catenacciare. Si è sempre sostenuto, su queste pagine, che la nostra Nazionale non ha nulla di trascendente, ma sa disporsi al gioco (che è poi il mestier suo) e impegnare l'avversario. Nel girone con argentini, francesi e ungheresi, non mancherà il football di livello: differentemente dal famoso '70 in Messico, dove tra altitudini e « stress » si passò il turno con un solo gol di Domenghini, una ciabattata gloriosa e casuale. Stavolta piove l'occasione giusta per misurare le carature degli Azzurri. Ai quali rivolgiamo un unico consiglio: non cedere alle tradizionali turbe isteriche die abbiamo ben conosciuto nelle passate comunità di calcio. Per fortuna la nostra amatissima pedata sta cambiando: non c'è ragazzuolo che salendo da Perugia a San Siro 0 al Comunale dimostri soggezione di fronte agli assi affermati e ai pubblici più sofistici. Una briciola di disinvoltura novella sta alimentando la giovane truppa bullonata. E' un bene, anche se i « federali » e i troppi critici seguitano a nutrire timori, prudenze caporettistiche, machiavellismi che finiscono solo col mordersi la coda e irritare la gente seria. Il « vedo » Bearzot deve respingere questi contagi. La « rosa » azzurra deve poter credere in sé e nella bellezza di questo girone. Cosa pretendevamo? Di veleggiare per un « mundial » e ivi ballerei con tunisini e altri Cameadi? Le prove che attendono i vari Zoff e Graziani costituiscono un piatto rispettabile, degno del viaggio e di ogni attenzione. Francia, Ungheria, la stessa Argentina masticano calcio, ma non con denti da vampiro: le si potrà « regolare » giocando con il dovuto sforzo e senza cedere ai soliti complessi. C'è un modo di dire argentino che si attaglia a questo discorso. Afferma «es una situacion tanguera >>. Significa: è una situazione tipica, di classe, qualificante. Perché il « tango » non è solo canzone, parole e musica, ma un modello vitale. Il girone di Buenos Aires prospetta appunto una «situacion tanguera» carica di stintoli, imbottita di verità nobili. Il Club Italia sbarcherà laggiù per sfogliare una margherita di lusso: se saprà prenderne atto, non deluderà. Se invece si lascerà iniettare latte nei ginocchi da « capataz » lremebondi e critici imbozzolati in arcaici preconcetti, allora non lo salverebbe neppure il giovane Pelé etichettato da oriundo. Le incertezze sull'« amichevole » con la Francia, prevista per l'S febbraio a Napoli, sono già un sintomo di tradizionale pavidità. In ogni caso, questa Nazionale c'è, consìste. Dobbiamo sperare che i suoi componenti continuino ad allenarsi da sé in campionato, non avendo i margini « operativi » di altre nazioni (dal Brasile all'Argentina stessa). E soprattutto dobbiamo augurarci che non venga rammollita o confusa dalle incertezze croniche dei suoi reggitori e da tutti i maligni che masochisticamenle si divertono solo a « veder perdere ». Fino ad oggi Enzo Bearzot li ha smentiti. Se non gli scassano il sistema nervoso, se potrà continuare a distribuir armonia tra 1 suoi « ragazzi », non andremo in Argentina per far la « solita figura all'italiana ». Questa sola è l'incognita. Giovanni Arpino
Persone citate: Bearzot, Domenghini, Enzo Bearzot, Enzo Rearzot, Graziani, Haiti, Zoff
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