La pistola che uccise il missino non è quella del carabiniere?

La pistola che uccise il missino non è quella del carabiniere? Indagini e reazioni sulle violenze politiche a Roma La pistola che uccise il missino non è quella del carabiniere? Il proiettile estratto a Recchioni sarebbe d'una 7,65 - Opinioni contrastanti dell'estrema sinistra Roma, 14 gennaio. Raffaele De Rosa, il dirigente della Sip ferito ieri mattina in un agguato sotto casa, in via Gosio, sta meglio. Ha trascorso una notte tranquilla e i medici del San Giacomo hanno escluso che le fratture riportate possano impedirgli di tornare a camminare come prima. Sul fronte delle indagini non vi sono grosse novità. I carabinieri del nucleo investigativo hanno fatto il «fotofit» di uno dei due attentatori, travestiti da operai addetti alla manutenzione degli ascensori, che hanno sparato a De Rosa. Se l'inchiesta sull'attentato delle «Br» a De Rosa è appena agli inizi, quella sulla morte di Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni, i tre neofascisti uccisi l'altro sabato, registra importanti novità. Il proiettile che ha ucciso Recchioni nello scontro avvenuto dopo il duplice omicidio di via Acca Larenzia non sarebbe stato sparato dal capitano dei carabinieri Sivori. La pallottola estratta dalla testa del giovane sarebbe di calibro 7,65, un calibro diverso da quello della pistola, una 9, usata da Sivori. La seconda novità riguarda la riapertura della sede del msi di via Acca Larenzia. La procura della Repubblica ha annullato il provvedimento di sequestro disposto dal questore dopo gli incidenti avvenuti martedì scorso. I 37 giovani neofascisti arrestati durante gli scontri con la polizia nella zona circostante la sezione verranno processati per direttissima il 20 gennaio. Intanto i sedicenti «Nuclei armati per il contropotere territoriale» hanno nuovamente rivendicato l'azione in cui sono stati uccisi Ciavatta e Bigonzetti. In un volantino trovato la scorsa notte in una macchina per fotocopie in piazza Sempione, a Montesa ero, è scritto tra l'altro: «Al margine del discorso politico faremo delle precisazioni tecniche riferite ai vari pennivendoli e ai vari opportunisti, borghesi e neoriformisti, che in questi giorni hanno vomitalo una enorme quantità di menzogne, e sia ben chiaro a tutti questi servi che il movimento li conosce bene per quello che sono, che queste precisazioni valgono come avviso definitivo rispetto al lo ro futuro comportamento». Dopo le indagini le reazioni. Lo sdegno e la condanna dei partiti e delle forze sociai li dopo la morte dei tre missiI ni sono stati unanimi: negli stessi gruppi dell'estrema sinistra non sono mancate severe autocritiche. Tra i giova¬ nn' s| b! fI mnI m1 rdfsgrsmcaq(uèt' gtnì sI Mtppi t; a] scn ni di questi gruppi le posizioni sono differenziate e contra' stanti. «Lotta Continua» pub| blica due lettere. In una si af! ferma che «chi lotta contro i I mostri deve fare attenzione a non diventare egli stesso un I mostro». Nell'altra invece si 1 rivendica «come patrimonio di classe del movimento antifascista l'uccisione dei due fascisti». Sotto il titolo «In guerra aperta ci si deve stare», l'autore dell'intervento scrive tra l'altro. «Secondo me dev'essere chiaro a tutti i compagni che il msi è ormai avviato alla clandestinità: quindi si prepara ed attua (ormai da troppo tempo...) un livello di scontro che non è politico, ina solamente militare». E ancora: «Secondo ?ne. in ' guerra aperta con i fascisti ci si deve stare: e non tanto perché ci fa comodo politicamente, ma perché in guerra aperta con noi i fascisti ci sono. Questo significa non cedere a nessun costo. N071 si ca pisce perché nei cortei si lanciano le parole d'ordine più dure e il famoso "Pagherete tutto!" se poi quando c'è qualcuno che glielo fa pagare, si fa a gara a chi fa più il pianto greco». Giuseppe Fedi Manifestazione antiterrorismo (Dalla redazione romana) Roma, 14 gennaio. Stanno giungendo alla Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) le adesioni alla manifestazione con¬ tro la violenza e il terrorismo che si svolgerà martedì 17 alle ore 10,30 in Campidoglio (sala della Protomoteca). Dopo quella del sindaco Argan, che ha messo a disposizione la sede dell'amministrazione comunale di Roma, hanno dato la loro adesione la de, il pei, parlamentari, amministratori comunali, regionali e provinciali, dirigenti sindacali, comitati di redazione e consigli di fabbrica, associazioni fra le quali la Federazione nazionale dell'artigianato (Cna), la Confesercenti di Roma, la Confederazione italiana dei coltivatori. L'adesione del pei è stata inviata dal segretario nazionale con un messaggio dell'on. Enrico Berlinguer.

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