Resistenza: no al terrorismo

Resistenza: no al terrorismo Convegno europeo per la pace e la distensione Resistenza: no al terrorismo "Vogliamo che tutti ipopoli vivano in pace,, MAURICHE CHOQUET, francese. « A 17 anni sono stato arrestato e portato in campo di concentramento ». Apparteneva all'Armée Séorète, la famosa A. S. Fa parte della grande schiera di deportati ed è membro del Consiglio della Fédération nationale des déportés, résistents et patrlotes. « Sono venuto a Torino in rappresentanza dei deportati francesi, spero che da questo convegno emerga un appello mondiale alla distensione fra i popoli. Il nostro impegno antifascista è valido oggi come lo fu ieri; il terrorismo è In conseguenza del risorgente spirito totalitario nel mondo. Chiediamo che l'accordo di Helsinki sia applicato in tutte le sue forme, vogliamo che gli uomini vivano in pace e in dignità ». FRANCISCO MIGUEL DUARTE, viene dal Portogallo. « Sono stato in carcere 20 anni e mezzo, perché ero comunista, perche volevo un Portogallo libero e democratico ». E' stato membro della Costituente portoghese ed ora è deputato al Parlamento. Alla domanda: perché è venuto a Torino? risponde pacatamente: « Per prendere un impegno solenne a combattere contro ogni forma di violenza e di terrorismo ». Aggiunge: « Io penso che tutti i combattenti della Resistenza debbano formare un fronte unico contro questo pericolo, e contro il pericolo che deriva dal riarmo ». Anch'egli si rifa alla dichiarazione di Helsinki di cui chiede l'applicazione integrale « per salvare la dignità di tutti gli uomini ». ALES BEBLER, membro del Consiglio federale della Repubblica jugoslava. « Perché sono venuto a Torino? Per tener fede ai principi di libertà che hanno ispirato tutta la mia vita ». La sua storia comincia con la guerra di Spagna dove è stato commissario politico aggiunto della XV brigata internazionale. Poi ha fatto la seconda guerra mondiale ed è stato capo di stato maggiore dei partigiani sloveni. « Abbiamo collaborato con i partigiani italiani della Brigata triestina d'assalto e della Garibadi ». Dopo la liberazione è stato ambasciatore di Jugoslavia a Parigi, quindi all'Orni. « Dobbiamo ritrovare lo spirito di unità che et ha indotti, trent'anni or sono, a collaborare per la libertà dell'Europa ». MATYAS LASZLO. «Per la liberazione dell'Ungheria, la mia terra, ho aderito al Movimento di resistenza aggregato all'Armata sovietica. Abbiamo combattuto dal 1943 fino alla fine del conflitto e abbiamo avuto la soddisfazione della vittoria ». Anche Matyas Laszlo ha un passato di combattente in Spagna dove ha partecipato con la r Brigata internazionale alla difesa di Madrid. « Sono stato ferito due volte dai marocchini » dice con un certo orgoglio. Due colpi di fucile. Era 11 novembre 1936. Ha dovuto passare il confine ed ha conosciuto il campo d'internamento, prima in Francia, poi nel Nord Africa. Come tutti i suoi colleghi insiste: « Dobbiamo impegnarci per ima pace definitiva e il progresso dei popoli ». « Nel 1976 le spese per gli armamenti hanno raggiunto l'ammontare annuo di 300 miliardi di dollari, mentre l'aiuto allo sviluppo dei Paesi nuovi è salito soltanto a 15. cioè venti volte di meno. Sono dati forniti dalle Nazioni Unite. Sempre secondo questi dati, oggi il 70'o della popolazione mondiale non ha accesso all'acqua potabile; più di 700 milioni di persone vivono in uno stato di povertà allarmante e 450 milioni di esse finiranno probabilmente per morire di inedia. Il numero dei disoccupati nei Paesi in via di sviluppo si avvicina ai 3C0 milioni e si stima che raggiungerà il miliardo nel Duemila. L'Ufficio internazionale del lavoro ha precisato che i bisogni di base in materia di alimentazione, sanità, educazione nei Paesi sottosviluppati potrebbero essere risolti con una riduzione del i0°« delie spese annuali d'armamento ». L'on. Vittorio Badini Confalonieri, aprendo il congresso « La Resistenza europea per la distensione e il disarmo, contro il fascismo e il terrorismo », ha dato questo fosco quadro per dimostrare che violenza e povertà vanno di pari passo, che la richiesta di disarmo non è vaneggiamento di spiriti Illusi, ma concreta esigenza sociale. Tutti i popoli sono Impegnati e questo Impegno è simboleggiato in un'incisione che il pittore Fritz Baumgartner ha fatto appositamente: « L'abbraccio dei popoli liberi ». Ieri abbracci ce ne sono stati molti, tra gente che parla tutte le lingue d'Europa, che ha combattuto insieme in Spagna o su altri fronti, che ha diviso il carcere o il campo di concentramento. Il mondo deve finalmente capire, ha concluso Badini Confalonieri « che la vita merita di essere vissuta in libertà e in dignità, al di fuori di ogni sopraffazione »; e la violenza, il terrorismo, sono sopraffazione. Violenza e terrorismo che, secondo il sen. Banfi, altro relatore, sono sempre ■ di matrice fascista, per¬ ché tentano di condizionare le scelte democratiche, di impedire riforme destinate a mutare i rapporti fra i ceti sociali o a modificare la collocazione internazionale del Paese ». Vanno combattuti con lo sforzo unitario della Resistenza europea. Riprendendo questo concetto, l'on. Segre, del pei, ha affermato che « la distensione e la coesistenza non hanno alternative razionali e sono la cornice entro cui questo sforzo deve essere compiuto: per la fine della corsa agli armamenti che ingoia ricchezze enormi, per un rapporto nuovo di cooperazione tra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo, per l'avanzata della democrazia e del progresso, per l'affermazione dei diritti dei popoli e degli uomini ». Un Impegno cui la Resistenza europea, ha detto a sua volta l'on. Bodrato (de), «ha sempre mantenuto fede, prova ne siano l'abbattimento delle dittature in Spagna, Portogallo. Grecia ». La violenza eversiva ha una causa: «In ogni crepa dell'unità antifascista, si instaura un nuovo fascismo. Ma te crepe — ha aggiunto Bodrato — sono causate dall'interpretazione unilaterale dello spirito unitario che animò la Resistenza ». Tuttavia sul ter. rorismo — ha concluso — biso¬ gna fare un'analisi approfondita, considerare anche quello di matrice diversa che ha un proprio disegno di sovvertimento ». Questa l'impostazione del congresso al quale 11 gen. Cruccu, capo dell'Ufficio storico dello Stato Maggiore dell'esercito, ha portato un valido contributo ricordando il comportamento delle forze armate nella guerra di liberazione, che dimostra ■ l'impegno per la distensione e la pace ». Oggi i lavori continuano nel salone del San Paolo, si concluderanno domani mattina al Teatro Regio con una manifestazione presieduta dall'on. La Malfa. d. garb.