I conti con l'estero in attivo dopo 5 anni di Natale Gilio

I conti con l'estero in attivo dopo 5 anni OLTRE DUEMILA MILIARDI NEL 1977 I conti con l'estero in attivo dopo 5 anni La lira resta fuori dalla bufera Roma, 13 gennaio. Dopo cinque anni di conti «in rosso», la bilancia dei pagamenti italiana è tornata attiva nel 1977, con un avanzo pari a 2044 miliardi di lire: la cifra sale addirittura a quasi 2400 miliardi se si tiene anche conto del rimborso di alcuni prestiti. Nel solo mese di dicembre, secondo i dati provvisori resi noti oggi dalla Banca d'Italia, il saldo attivo è stato di 322 miliardi. Occorre risalire al 1971 per trovare i nostri conti valutari con l'estero in moderato avanzo: 489,5 miliardi, mentre nel 1970 l'attivo era stato di 222,4 miliardi. Nel 1976 il deficit fu di 1028 miliardi. Il positivo andamento della bilancia dei pagamenti è sottolineato in particolare dal dato sulle riserve ufficiali italiane convertibili che a fine dicembre 1977 ammontavano a circa 8 miliardi di dollari, contro un miliardo di dollari registrato appena due anni fa. Si tratta di una cifra considerevole che pone l'Italia ai primi posti fra i Paesi occidentali nella classifica sulle riserve in valute convertibili, subito dopo la Germania, la Gran Bretagna, il Giappone e alcuni Paesi petroliferi. Un così elevato livello di riserve valutarie ha una grande importanza in questo periodo di instabilità dei cambi internazionali. Il dato, in pratica, rafforza le smentite alle voci di presunte misure di restrizioni valutarie. Complessivamente, le riserve ufficiali nette della Banca d'Italia e dell'Ufficio italiano dei cambi (Uic) ammontavano a fine 1977 a 16.680 miliardi di lire. Superfluo sottolineare la soddisfazione del governo per il risultato conseguito che, assieme al contenimento dell'inflazione, era stato indicato all'inizio dello scorso anno come l'obiettivo primario della strategia anticrisi. Il successo trova motivazioni su due principali fattori. Se è vero che il miglioramento di parte corrente della bilancia dei pagamenti è legato al buon «trend» delle esportazioni, al mantenimento delle quote di mercato sulle piazze estere ed al buon andamento del turismo estero, è altrettanto vero che per riequilibrare i conti con l'estero si è dovuto ricorrere ad una drastica riduzione del volume delle importazioni che ha portato a deprimere la produzione, con conseguente sensibile calo della occupazione. Non a caso la Confindustria ha recentemente messo in luce la stretta relazione che intercorre tra andamento della produzione industriale e saldo di bilancia dei pagamenti: ad incrementi della produzione si accompagnano saldi passivi dei conti con l'estero e viceversa. E' per questo che gli imprenditori ipotizzano il ritorno della bilancia dei pagamenti ad un moderato passivo nel 1978 (meno 1000 miliardi), da consentire cosi la ripresa dell'attività sulla base delle scorte. Emilio Pucci Roma, 13 gennaio. La settimana valutaria si è chiusa con il dollaro in netta ripresa su tutti i mercati. Le banche centrali hanno deciso, per la seconda volta in pochi giorni, di intervenire spezzando il fronte della speculazione. Come già accaduto, i mercati perdono di tono, gli scambi divengono meno frenetici, diminuisce l'offerta di valuta americana contro le divise forti occidentali e le quotazioni tendono ad assestarsi su valori più equilibrati. Alle chiusure di Francoforte e di Zurigo, infatti, il dollaro è stato fissato rispettivamente a 2,1318 marchi contro 2,10 di ieri e a 1,9890 franchi svizzeri rispetto a 1,9660 della precedente seduta. Per la lira, al di là di assurdi allarmismi generati da false notizie diramate da alcune fonti, l'andamento è stato quello consueto: abbiamo perso qualcosa sulla divisa statunitense salita a 875,50 lire e abbiamo controbilanciato questa perdita apprezzandoci sulle valute forti europee. Il franco svizzero è sceso a 441,94 e il marco a 412,24 lire. Qualche accenno di nervosismo si è avuto nel pomeriggio sotto la spinta di una maggiore domanda di operatori probabilmente impressionati da possibili conseguenze della crisi politica sul tasso dì cambio. Si è trattato comunque di un breve momento, subito rientrato anche per l'intervento di banchieri responsabili che hanno tranquilizzato i loro clienti. La nostra moneta, in sostanza, mantiene una sua relativa stabilità, restando al di fuori della bufera monetaria che ha investito il dollaro. Né questa stabilità può essere messa in questo momento in discussione dall'andamento del mercato parallelo o mercato libero, non avendo quest'ultimo caratteristiche di grande affidabilità. Oltretutto, i prezzi di acquisto su questo mercato registrano variazioni tra le 5 e le 10 lire rispetto alle quotazioni del mercato ufficiale. Se è vero, però, che la battaglia valutaria si gioca su altri fronti, è altrettanto vero che la saldezza della nostra moneta è legata ad una politica economica fortemente restrittiva che tende attraverso il mantenimento in attivo della bilancia dei pagamenti correnti a non generare spinte sul tasso di cambio. In altre parole, per evitare che il processo di inflazione, che trova le cause principali nel disavanzo pubblico e nei meccanismi di indicizzazione presenti nel nostro sistema, torni ad avvitarsi ricreando le condizioni che portarono ai drammatici giorni del gennaio '76, si è costretti a seguire la strada di un basso livello di sviluppo. Pensare infatti, come qualcuno ha ipotizzato, di colmare l'ampio divario oggi esistente tra il nostro tasso di inflazione e quello degli altri Paesi manovrando il tasso di cambio in modo da aumentare la competitività delle nostre esportazioni, servirebbe a ben poco. Natale Gilio

Persone citate: Emilio Pucci

Luoghi citati: Francoforte, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Roma, Zurigo