Lunedì si dimette il governo di Luca Giurato
Lunedì si dimette il governo Lunedì si dimette il governo (Segue dalla 1 ' pagina) difiche legislative che l'iniziativa popolare ha mostrato essere opportune ». Questo di Moro è un esplicito riferimento al referendum dei radicali e al referendum sull'aborto. Sono due consultazioni popolari che il pei assolutamente non vuole. Tale desiderio non è segreto. Lo hanno ribadito tra ieri ed oggi anche le assemblee dei deputati e dei senatori comunisti, dalle quali sono emerse divergenze significative fra i fautori di una linea intransigente verso la dc e i seguaci di una linea più elastica e duttile. Il pei non vuole i referendum e la dc, per bocca del suo capo storico più autorevole, è disposta con «ragionevoli modifiche legislative» a venire incontro a un tale desiderio Sarà un primo, comunque assai significativo «passo» verso un'intesa che oggi sembra impossibile, ma che potrebbe essere trovata perché sia Zac sia Berlinguer, quando dicono di non volere le elezioni anticipate, sono senz'altro sinceri. Che le elezioni possano arrivar? malgrado il desiderio dei due leaders è possibile. Nell'ottica dei politici più intelligenti, tale prospettiva, dopo giorni di notevoli favori, comincia però a perdere lentamente colpi. La circostanza può sembrare un | po' paradossale in un momento come questo, di dura ten! sione tra dc e pei. Ma le elej zioni sono una via d'uscita | troppo brusca per la politica , dei «tempi lunghi, delle visioni lunghe», che dominerà gli i sviluppi della crisi. Del resto, il desiderio di non rompere non trova spazio solo nella I mente di Moro; trova spazio, I non senza contrasti nel suo | partito, anche in quella di Berlinguer. Il pei è stato oggi più del solito al centro dell'attenzione degli osservatori. Per tre motivi. Il primo per le reazioni al discorso di Zaccagnini che sono state, com'era scontato, molto dure e amare. Il secondo per l'assemblea dei senatori, che ha visto nuovamente emergere il dissenso tra chi sostiene con intransigenza la tesi del governo d'emergenza e chi invece vuol tenersi aperte altre vie d'uscita ad una crisi che non può non essere risolta senza un'intesa con la dc (alle « Botteghe oscure » l'ipotesi di un governo senza la «democrazia cristiana», rilanciata da alcuni socialisti, non viene neppure presa in considerazione). Terzo: la direzione del partito, sulla quale si sono riversate tutte le difficoltà del momento. Tante, che Gian Carlo Pajetta, forse il più brillante improvvisatore del pei, stavolta ha sentito l'esi¬ genza di leggere una dichiarazione concordata con Berlinguer davanti alle telecamere del « Tg 2 ». Gli è stato domandato qual era il giudizio dei comunisti sulle decisioni della direzione democristiana svoltasi ieri. Pajetta ha così risposto: «E' preoccupante die continuino a prevalere preoccupazioni interne di partito. Manca, se non vogliamo dire la responsabilità di partire dalle cose, l'audacia di affrontare problemi che non possono attendere ». L'on. Pajetta, alla domanda dei giornalisti so i comunisti accetterebbero una proposta della dc di un ingresso nella maggioranza del pei ma non al governo, hn così risposto: « Devo capire meglio quello che ha detto l'on. Zaccagnini». Domanda: «Approverete un documento?». Risposta: «La discussione è ancora in corso. Questa intanto è una presa di posizione su un fatto specifico. Poi, siccome i fatti si susseguono... mi dicono persino che prima del nostro intervento ce n'è stato uno del presidente degli Stati Uniti». D.: «C'è una dichiarazione di Carter sulla questione italiana che dice che il pei al governo creerebbe una turbativa nell'Alleanza atlantica». R.: «Però Carter non fa parte della direzione del pei». Luca Giurato
Persone citate: Berlinguer, Gian Carlo Pajetta, Moro, Pajetta, Zaccagnini
Luoghi citati: Stati Uniti
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