Gli autonomi sono scavalcati a Romadalle frange del "partito armato" di Silvana Mazzocchi

Gli autonomi sono scavalcati a Romadalle frange del "partito armato" Cosa cambia nel movimento studentesco all'inizio del '78 Gli autonomi sono scavalcati a Romadalle frange del "partito armato" Sono giovani divisi in cellule clandestine, coperte dalle sigle più svariate - Gli altri gruppi li accusano di praticare "la violenza cieca e regressiva" - Come il msi copre i suoi attivisti Roma, 12 gennaio. «E' nato il movimento armato, compagni, questa è la nostra realtà, ci piaccia o no». Avrà 18 anni, forse meno, studente medio. Ha una faccia da bambino, si chiama Marco. Il 1977, il movimento studentesco, la violenza di do¬ tgcammsmdici mesi, lo spauracchio del- ! sl'estremismo dell'«autonomia», la spaccatura ricorrente nelle assemblee tra «moderati» e «falchi». Tutto questo, nel «pianeta Roma», sembra improvvisamente invecchiato, sorpassato. L'omicidio di due missini, neanche ventenni, ha imposto un salto in avanti; l'hanno firmato i «Nuclei armati per il contropotere territoriale», terroristi clandestini. Marco dice che «uccidere è sbagliato, colpire i fascisti, e neanche i caporioni, signi/ica per tutti fare un passo indietro», ma la sua condanna si ferma qui. Sul tema della violenza teorizza, affannandosi a spiegare con i gesti la differenza, che «non è sbagliata in assoluto». Siamo dinanzi a) «XXIII», un liceo scientifico che sta a pochi metri da via Acca Larenzia, la strada dove c'è la sede missina chiusa dopo gli scontri tra fascisti e polizia. Il quartiere è l'Appio-Tuscolano, una zona satellite abitata da impiegati del terziario, piccoli commercian- 3tcamntnutsuavcNgFsRcrspdvcpsLt ti, tranvieri, e infoltita da una grossa colonia di immigrati calabresi. In via delle Cave, la strada a ridosso alla sede del msi, martedì c'è stata la prima manifestazione fascista trasformata in guerra civile: mezz'ora dopo il fuoco, sono state raccolte cinque pistole e 37 persone sono state fermate. Le loro schede ci dicono che il più anziano dei giovani arrestati ha 23 anni, 12 sono minorenni e fra le sette donne, tre hanno meno di diciotto anni; la maggior parte erano venuti da altri quartieri, un j perfino da Ostia. Appartengono alla piccola borghesia. «Il pericolo è che si innesti una spirale che ci costringa alla guerra fra bande», interviene un altro studente. «Ma I chi la fa questa guerra?». Nessuno risponde. Cinque ! giorni dopo l'assassinio di | Franco Bigonzetti e France-1 sco Ciavatta, morto Stefano i Recchioni, il terzo giovane colpito a morte dai carabinieri, l'intera area politica a sinistra del pei è uscita allo scoperto, teli manifesto» ha condannato l'omicidio; numerose voci si sono dissociate dall'accaduto senza concedere appallo. «Lotta Continua» ha scritto che i fatti di via Acca Larenzia sono estranei all'antifascismo, ma ha ospitato il dibattito che per lettera e soprattutto per telefono, si è aperto nelle redazioni delle radio private vicine al «movimento», a Roma e a Milano. Infine i «Comitati comunisti rivoluzionari» milanesi, tra gli ideologi «più stimati» nell'area dell'autonomia, hanno fatto un sottile distinguo precisando che «la discriminante non è tra violenza sì e violenza no», ma tra «violenza intelligente, pertinente e finalizzata» e «violenza cieca e, in quanto tale, regressiva». L'omicidio dei due missini rientra, a loro parere, in questa seconda categoria. E' questo per il movimento il dato più significativo dell'alba del '78: gli autonomi sono stati scavalcati da una frangia di giovani che, a loro mmevolta smembrati in cellule | clandestine coperte dalle si-1 gle più varie, formano «il braccio armato», accusato di praticare «la violenza cieca e regressiva». «Finire per avere come obiettivo di lotta solo i fascisti — dice una ragazza ventenne che fa capo ad un Comitato autonomo di un grosso stabile occupato di Cinecit- 1 tà, la zona adiacente al Tu j scolano — distrae i compagni ' dalla politica. Chi vive nel no j stro quartiere è abituato al- 1 l'antifascismo militante per-1 che lo scontro qui l'hanno imposto i missini, il che però non vuol dire certo uccidere». La sezione di via Acca Larenzia era stata aperta dal msi nel '73, ultima delle quattro esistenti nella zona, tutte molto frequentate anche da elementi provenienti dal centro della città. «Gli studenti dell'Augusto, del XXIII, del Vallery — affermano a "Lotta Continua" — hanno subito per anni le aggressioni dei picchiatori che partivano da via Noto». Sui muri di via delle Cave, le scritte missine: «Boia chi molla, camerata Bigonzetti, presente!» conducono fino all'angolo con via Acca Larenzia. La porta della sede del msi è chiusa dai sigilli della polizia ed è sprangata alla meglio; dopo gli scontri di martedì scorso, gli agenti hanno dovuto usare una camionetta per buttarla giù perché era blindata. Dentro alla sezione, la polizia ha trovato qualche documento, ma non ha sequestrato neanche una scheda delle persone iscritte: segno evidente di una specie di clandestinità con la quale i missini coprono i loro attivisti. «Sono almeno tre anni che non troviamo più una scheda nelle sezioni del msi — ammettono all'ufficio politico —; per quanto riguarda il Tuscolano. sappiamo comunque che il quartiere è stato durante gli Anni Sessanta una roccaforte degli estremisti di "Avanguardia nazionale" e che ancora oggi è un punto di riferimento per le frange più dure. Ma i vecchi schemi stanno naufragando — confessano —; dei 37 arrestati di martedì, il nostro ufficio ne conosceva sì e no una decina ». «E le armi? — chiediamo —. Si può fare un inventario, seppure approssimativo, dì quante ne circolano nell'estremismo romano?». La risposta è desolata, un'ammissione di impotenza. «Non ne troviamo quasi mai né indosso ai fermati, né durante le perquisizioni domiciliari dicono —. E la sconfitta vale per la destra come per la sinistra. La tecnica è la stessa: giovani e giovanissimi scendono in piazza "puliti", poi al momento opportuno arriva un "corriere" magari in motorino e le distribuisce. Quando il fuoco si spegne, qualcuno passa a ritirarle e noi siamo fortunati quando recuperiamo una pistola». Silvana Mazzocchi

Persone citate: Bigonzetti, Ciavatta, Franco Bigonzetti

Luoghi citati: Milano, Roma