Il commando lo ha atteso nel garage al rientro dal lavoro

Il commando lo ha atteso nel garage al rientro dal lavoro Il commando lo ha atteso nel garage al rientro dal lavoro Caporeparto Fiat ferito dalle Br ma volevano colpire suo fratello Era appena sceso dall'auto, i tre terroristi gli sparano sei colpi: raggiunto a un braccio e alle gambe, forse lesa un'arteria - Volevano ferire il "capofabbricazione presse della Fiat Rivalta"; invece la vittima è caposala all'ufficio esperienze veicoli alla Mirafiori - Sono gemelli fisicamente identici, sono sposati, abitano vicini Un'altra sfida alla vita civile di Torino: le « Brigate rosse i> hanno rerito ieri a colpi di pistola, nel garage sotto casa, un capo reparto della Fiat Mirafiori, ufficio esperienze veicoli: Gustavo Ghirotto, di 46 anni. Cinque proiettili l'hanno raggiunto alle gambe ed a un braccio. Portato al Maurizlano, e poi trasferito alle Molinette, le sue condizioni sono apparse gravi e i medici hanno dovuto sottoporlo ad intervento chirurgico per una lesione ad un' arteria. Puntuale è giunta la telefonata alla sede cittadina dell' Ansa: « Siamo le Brigate rosse. Abbiamo colpito noi Gustavo Ghirotto. Emaneremo comunicato al più presto ». L'attentato, il quattordicesimo a capi Fiat, avviene verso le 19,40 nel quartiere di Mirafiori, in via Don Grazioli 10. La vittima abita con la moglie Laura al sesto piano di un moderno fabbricato. Non ha figli. « Una famiglia unita — dicono i vicini —. Lui è molto attaccato al lavoro, come il /rateilo gemello, che abita poco lontano, Gian Carlo, dirigente alla Fiat-presse di Rivalta ». Il particolare è giudicato subito molto interessante dalla polizia. I terroristi che nella telefonata attribuiscono a Gustavo la qualifica di Gian Carlo, devono aver sbagliato persona. A parte questo elemento, l'agguato è stato preparato nei minimi dettagli. I brigatisti conoscevano bene le abitudini del ferito ed hanno agito con estrema precisione. Da una prima ricostruzione ottenuta dal racconto di Gustavo Ghirotto, gli attentatori erano tre. Nessuno li vede arrivare e scendere la lunga rampa che porta ai garages sotterranei. La zona non è ben illuminata e sulla strada non ci sono passanti. Sicuri del fatto loro, si appostano ne; pressi del box « 22 » e attendono. Non si sa quanto tempo siano rimasti nel lungo corridoio. Sanno che Ghirotto deve rincasare. « Sono abbastanza puntuale — dice il ferito —-. Questo può averli aiutati. Non ho notato niente di sospetto e del resto non avevo mai ricevuto telefonate intimidatorie ». Il capo reparto non svolge attività politica né sindacale. « Un tipo tranquillo — spiegano 1 conoscenti —. Non poteva certo essere un bersaglio prevedìbile dei terroristi ». I tre aspettano che al volante della « 127 » rossa imbocchi il corridoio dei garages. Il locale è una lunga serie di porte a bilanciere, non c'è una via di fuga: una micidiale trappola. Dice Gustavo Ghirotto: « Ho scorto il gruppetto, ma non ho avuto alcun presentimento. Sono sceso e ho aperto la porta ». I brigatisti rimangono ancora fermi, non agiscono, « Sono risalito e ho sistemato l'auto nel box. Quando, spento il motore, mi sono avviato all'uscita, ho trovato la strada bloccata ». I tre sono davanti a lui, disposti a ventaglio. Stringono in pugno le pistole, alzano il braccio con calma. « Non Ito avuto neppure il tempo di rendermi conto di quanto accadeva. Sono partiti subito i primi proiettili. Mi hanno sparato come degli automi, rimanendo termi al loro posto. Ho cercato di ripararmi, ma sono rimasto intrappolato tra il muro e la portiera dell'auto, in uno stretto spazio ». Gustavo Ghirotto riesce a indietreggiare di qualche passo. « Ho sentito un dolore lancinante. So no caduto sul pavimento e ho alzato un braccio. Anche quello è stato ferito ». In tutto i terroristi esplodono nove colpi calibro 7,65. « E' durato tutto pochi secondi — ricorda un inquilino della casa —. Ho sentito le detonazioni che hanno fatto eco. non ho pensato subito ad un attentato. Solo più '.ardi qualcuno ha gridato che c'era un ferito ». Così come sono arrivati, i brigatisti si dileguano. I primi soccorritori trovano il capo reparto in una pozza di sangue, sembra morto. « Abbiamo portato fuori l'auto a mano per poterlo raggiungere, era come incastrato vicino alle ruote ». Richiamata dagli spari, giunge anche la moglie Laura, che era in casa. Ha appena il tempo di vedere caricare il marito su un'ambulanza. Lo portano al Mauriziano: ha cinque ferite, all'avanbraccio destro, due alla gamba sinistra, una al piede sinistro. Un proiettile ha leso un'arteria sotto il ginocchio destro. Questa è la cronaca dell'attentato. Adesso la polizia cerea di ricostruire del volti, stabilire analogie con altri ferimenti. C'è un elemento che verrà vagliato: il « riconoscimento di paternità » contiene elementi contraddittori. Lo sconosciuto nella telefonata all'Ansa ha indicato Gustavo Ghirotto come « capo fabbricazione della Fiat Rivalta ». Ma chi volevano colpire? La loro vittima, infatti, è capo sala esperienze a Mirafiori mentre è il gemello Gian Carlo, dirigente Fiat, che lavora nel reparto presse. Per il resto le abitazioni sono a poche centinaia di metri runa dall'altra e i due gemelli hanno viso e corporatura identici. Un errore di persona dunque o solo imprecisione? Per il momento non è possibile dare una risposta; occorrerà attendere 11 « testo del comunicato ». Il box di via Grazioli dove è avvenuto l'attentato - Gustavo Ghirotto in ospedale - La moglie, angosciata, sostenuta dal fratello gemello della vittima, Giancarlo

Luoghi citati: Rivalta, Torino