Cosa offrire ai comunisti? di Giovanni Trovati
Cosa offrire ai comunisti? Cosa offrire ai comunisti? Prima i contenuti o prima gli schieramenti? Un vecchio irrisolto dilemma. 11 pri insiste che prima sono i contenuti, attorno ai quali si aggregano le forze che li accettano. Negli altri partiti continua a prevalete la convinzione che prima sono gli schieramenti, perche nessun patto sociale può essere attuato se non ci sono i mezzi idonei. Se è così, il problema che attende una sollecita risposta — perché la fine del monocolore delle astensioni è decretata — rimane politico. I due protagonisti principali sono la democrazia cristiana e il pei: da essi dipende o l'accordo (e i suoi termini) o il ricorso anticipato alle elezioni. Andreotti sa che deve andarsene, perché l'opera del suo governo di fatto è bloccata in Parlamento; ma rimane sin che gli è possibile nella speranza di un chiarimento. Adesso una crisi sarebbe al buio e potrebbe portare a chiudere la legislatura. La tentazione di andare alle urne c'è nella de, ma anche nel pei. Andreotti attende, per dimettersi, di conoscere le decisioni dei suo partito e quelle del partito comunista. Le decisioni della de dovrebbero uscire dalla direzione che si riunisce oggi e dalle assemblee dei gruppi parlamentari convocati per domani e dopodomani. Il monocolore delle astensioni ha denunciato le sue debolezze, dovute in parte alla formula (fu definita «acrobazia parlamentare», e come ogni acrobazia ha retto sino a quando è stato conservato l'equilibrio), in parte alla insufficienza di alcuni ministri, in parte a una situazione che va dimostrandosi di difficilissima governabilità. Ma con quale altro esecutivo lo si può sostituire? Il pei ha chiesto di partecipare direttamente e responsabilmente alla gestione del programma. La de ha risposto no al suo ingresso nel governo. Ma deve dire che cosa offre. Per la democrazia cristiana il margine di manovra è limitalo tra un pei nella maggioranza di programma e un pei nella maggioranza politica. Nel primo caso il pei voterebbe le leggi perché il governo le elaborerebbe secondo le sue indicazioni o con il preventivo consenso; ma il governo avrebbe la fiducia soltanto dalla de e da altri partiti. Nel secondo caso anche il pei concederebbe la fiducia al governo. Nel primo caso non si vede che cosa ci sarebbe di diverso da oggi, nel secondo caso il pei farebbe un passo in avanti, e si troverebbe come il psi all'inizio del centro sinistra, allorché nel febbraio del '63 votò la fiducia al quarto governo Fanoni, senza parteciparvi. Quale annotazione storica ricordiamo che il terzo governo Fanfani (luglio '60) ebbe l'astensione del psi e durò 18 mesi come l'attuale governo Andreotti. Queste analogie preoccupano una fascia della de. Dopo essersi astenuto e dopo essere entrato nella maggioranza, il psi passò al governo. E' possibile fermare il pei nella maggioranza, senza l'ultimo balzo? Non pochi democristiani temono che non si possa e che il pei presenti in j modo imperativo la sua doman-1 da appena scattato il semestre bianco. Adesso la de può sempre opporre un rifiuto rispondendo con il ricorso alle elezioni. Ma da luglio sino alla fine dell'anno il Presidente della Repubblica non potrà sciogliere le Camere: la de sarebbe costretta a subire l'imposizione comunista o accettare una opposizione di lotta, il che è impensabile nelle condizioni in cui si presume si troverà il Paese. Per la democrazia cristiana è un dovere verso l'elettorato e soprattutto verso la nazione far conoscere con chiarezza in questi tre giorni di dibattito le decisioni della sua maggioranza (perché riteniamo che sarà molto difficile a Moro e a Zaccagnini portare l'intero partito su una unica posizione). Dopo la de, parlerà, attraverso il comitato centrale, il pei. Allora Andreotti potrà scegliere come dimettersi. Giovanni Trovati
Persone citate: Andreotti, Fanfani, Moro, Zaccagnini
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