Marchais prende il fucile

Marchais prende il fucile Taccuino di Vittorio dorremo Marchais prende il fucile Essendomi trovato a Parigi nei giorni fra il Natale e il principio del 197S, tra le notizie che più mi hanno colpito c'è stata quella di due attentati contro il leader del partito comunista francese Georges Marchais. Il terrorismo che è di casa in tutta Europa, più o meno, di per sé potrebbe anche non fare più notizia di un certo spicco, ma nel caso delle minacce a Marchais mi è sembrato che la stampa francese eccedesse davvero in fatto di understatement, di discrezione, minimizzazione. Da noi ehi sa che titoli sarebbero apparsi sulle prime pagine di tutti i giornali, poi che comizi e cortei di protesta, che interpellanze e che dibattiti alle Camere. In Francia, invece: Le Monde datato 27 dicembre pubblicava in pagina 8 una succinta notizia intitolata a due colonne «Colpi d'arma da fuoco contro la seconda casa di m. Georges Marchais» in caratteri bastoni, molto sottili. Tre giorni dopo, sempre su Le Monde si leggeva a pagina 9 un titolino ancora più modesto: «Un involto sospetto inviato a m. Marchais». Nemmeno l'insistenza della minaccia valeva dunque a smuovere la stampa francese responsabile dalla sua ferma impassibilità di fronte alla violenza a sfondo politico. Si potrebbe anche pensare che rifuggire dal sensazionalismo sia la migliore risposta alle azioni di quei violenti che appunto sulla grande pubblicità fanno assegnamento come sulla condizione ottimale per favorire la propria «predicazione» del terrore. Che nervi saldi, si dovrebbe concludere, ha questa vecchia società francese. Eppure, le notizie dei fatti erano in sé abbastanza impressionanti. La notte di Natale, verso le tre, a SaintMartin-de-Oreuse nella Yonne un'automobile si è fermata davanti alla casa dove Marchais trascorreva le feste, e ignoti hanno lanciato petardi contro l'uscio ed esploso colpi di pistola. All'interno, Marchais ha imbracciato il suo fucile da caccia ed ha gridato: «E' un primo avvertimento. Se cercate di entrare io sparo». Ha difatti sparato, e ha sentito una voce nella strada: «Andiamocene». Marchais si è messo a letto, ed ha poi raccontato alla polizia: «Una mezz'ora dopo l'automobile è tornata, lentamente, e di nuovo c'è stata una salva di parecchi colpi a bruciapelo, ad altezza d'uomo. Evidentemente credevano che io stessi dietro la porta. Si tratta senza dubbio di un attentato premeditato, accuratamente predisposto». Seguì un comunicato del partito comunista che denunciava la tolleranza delle autorità nei confronti dei terroristi: «Il potere ricorre dunque a simili procedimenti. Aggressioni, attentati, clima di insicurezza sono forse gli strumenti politici del grande capitale?». Tre giorni dopo, come ho già avvertito, ecco la storia dell'involto sospetto. A mezzogiorno e mezzo, in piazza Colonel Fcbien — come dire le Botteghe Oscure francesi perché vi si trova la sede centrale del pcf — è stato recapitato un pacchetto indirizzato a Marchais, ed apparso "sospetto" al custode, il quale si affrettava a consegnarlo alla polizìa. Conteneva circa un chilogrammo di una sostanza misteriosa, un detonatore ed un tronco di miccia. Altra denuncia dei comunisti, commentata da una dichiarazione indignata del segretario del comitato centrale del partito, Gaston Plissonnier: «Il governo è davanti alle sue responsabilità: vuol decidersi o no a mettere un termine alla violenza?». E avanV. ancora per un buon tratto sul medesimo tono di proteste. Come ho detto, io restavo stupito della scarsa eco di fatti simili, e ne andavo cercando una spiegazione nella saldezza d'animo del Paese, che pertanto ammiravo, invidiandola un poco al paragone con la nostra più facile eccitabilità. Ma poi la spiegazione si è rivelata dover essere tutt'altra. Le analisi compiute dalla polizia scientifica hanno permesso di accertare che la sostanza misteriosa contenuta nell'involto sospetto indirizzato a Marchais non era gelatina esplosiva, ma volgare strutto da cucina. Non si trattava dunque di un attentato ma di una beffa un po' banale, di natura praticamente goliardica. Goliardica, a quanto sembra, sarebbe stata anche l'incursione della notte di Natale contro la casa di Marchais a Saint-Martin-deOreuse nella Yonne. I responsabili sono stati scoperti, quattro giovanotti che avevano molto bevuto in un ristorante di Fleurigny, a due chilometri di distanza. Discretamente ubriachi, per finir bene la notte brava si erano detti: «E se andassimo a fare uno scherzo a Marchais?». «Ma sì, mettiamogli paura, ci divertiamo». Uno di loro, il meccanico venticinquenne Regìs Martineau, considerato in caposcarico, si era messo a suonare una tromba come usa fare per dare la sveglia ai suoi compaesani, ed appunto quel familiare suono di tromba ha consentito poi l'identificazione degli incursori. Tra uno squillo e l'altro, petardi come per feste, ed in tutto il villaggio nessuno si era infatti molto allarmato. Ma i colpi d'arma da fuoco contro l'uscio dì Marchais? Indubbiamente ci sono stati, ed uno anzi avrebbe aperto un foro di quasi cinque centimetri di diametro, secondo la denuncia alla polizia: ma sarebbero stati tirati, dicono i quattro giovanotti, soltanto dopo che Marchais aveva sparato, lui per il primo, e solo a fini di ritorsione, senza la più lontana intenzione di ferire o di uccidere. Sarà il tribunale a pronunciarsi sull'attendibilità della versione dei colpevoli che sono stati messi in libertà provvisoria. A questo punto è d'obbligo una morale che del resto mi sembra abbastanza semplice ed evidente. Quel che è accaduto a Marchais sul finire del 1977 sembra una storia di altri tempi, che difatti si è svolta, come in altri tempi era normale, all'insegna dello scherzo, magari volgare magari fracassone, ma tutto sommato sopportabile. C'è dunque gente che non si è ancora aggiornata, che vive ancora come se il clima non fosse drammaticamente cambiato. Noi ricordiamo tutti l'ingenuità del povero calciatore della Lazio, Re Cecconi, che credette di potersi permettere una burla con un gioielliere fintamente minacciandolo di una rapina: e fu ammazzato a bruciapelo dal negoziante atterrito. Marcliais, più o meno, era nello stato d'animo di quel gioielliere romano, e l'imprudente suonatore di trombe Regis Martineau si può davvero considerare fortunato per averla scampata la notte di Natale.

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