PER L'OCCIDENTE CONTINUA A ESSERE UN "AFFRESCO ESOTICO,, ! buoni pensieri dopo capodanno

PER L'OCCIDENTE CONTINUA A ESSERE UN "AFFRESCO ESOTICO,, ! buoni pensieri dopo capodanno PER L'OCCIDENTE CONTINUA A ESSERE UN "AFFRESCO ESOTICO,, ! Da Gandhi a Gandhi un'India da scoprire E' davvero difficile saper leggere tra le pagine che la cultura e la civiltà dell'India hanno scritto nel corso del tempo, saper comprendere la realtà di un tessuto umano e sociale estremamente complesso, la multiformità delle sue manifestazioni e la varietà delle sue attese, l'incomposta esuberanza dei suoi slanci emotivi e l'affascinante c pur contraddittorio rigoglio di esperienze religiose che fanno posto a tutti gli dei e tutti li negano, ora dissolvendoli nelle impersonali trasparenze della coscienza cosmica ora riconducendoli alle linee di un rigido monoteismo. La realtà indiana è imprevedibile e inafferrabile, sfugge alle descrizioni superficiali. Agli occhi dell'occidentale impreparato l'India continua ad apparire come un «affresco esotico pullulante di umanità e di idoli bizzarri, redolente di miseria», e la frettolosità di giudizi espressi con presunzione di conoscenza ha alimentato distorsioni e preconcetti che deformano la valutazione autentica dei fatti e dei personaggi e che sono, purtroppo, duri a scomparire. Era necessario togliere spazio a tante valutazioni distorte, guidare a una lettura «corretta» del presente dell'India, che non portasse — come troppo spc'O è accaduto — a scelte estreme, di esaltazione fanatica o <ii dura condanna, di accettazione integrale o di sdegnoso ripudio dei fenomeni culturali e delle realtà sociali e politiche di un mondo nel quale coesistono, indissolubili, il nuovo e l'antico. Occorreva innanzitutto partire dalle più lontane premesse e prendere in esame con sincera partecipazione e sicura competenza ma con assoluta libertà di giudizio, come ha fatto L. Prasad Mishra in un suo recente volume (L'India da Gandhi a Gandhi, Roma Città Nuova, 1977), i punti veramente più significativi di quelle norme giuridiche ed etiche che hanno ordinato e regolato minutamente la vita delle «caste» e degli «stadi dell'esistenza», costi tuendo, all'interno di precise ca tegorie giuridiche e sociali, le strutture portanti del complesso sistema castale. ★ * Un sistema che l'Occidente si ostina a non capire nella sua vera realtà, che non ha nulla a che vedere con un presunto insop portabile concatenarsi di prevari cazioni interne, ma che all'opposto armonizza una serie di accostamenti e di separazioni con sensuali permettendo all'hindu di realizzarsi pienamente e consapevolmente soltanto all'interno della propria comunità castale, con accettazione consapevole e spontanea delle varie gerarchie sociali. La stessa accentazione che ha consentito l'inviolato mantenimento delle strutture originali e peculiari della famiglia, l'inalterata e fresca sopravvivenza delle norme che regolano da sempre la vita quotidiana degli indiani — così gelosamente custodita dagli sguardi indiscreti degli estranci —, il tramandarsi di consuetudini matrimoniali, di tradizioni antichissime, di vecchie e pervicaci superstizioni. Anche se tutto questo ha favorito il perpetuarsi di tanti problemi innegabili e oggi assillanti che toccano la vita rurale e quella cittadina, la situazione delle minoranze religiose, il ruolo della donna in una società che è squisitamente maschilista. * * In una terra come l'India, nella quale i cambiamenti camminano con la lenta cadenza di un ritmo che non sembra avere misure temporali, quasi che per essa il passare di secoli e millenni non significhi nulla, l'esatta conoscenza delle cose e degli uomini non può in modo alcuno prescindere dalla conoscenza della vita rurale, in quanto questa offre il quadro meglio conservato della civiltà autoctona, la testimonianza vivente di usi, costumi, credenze e simboli che si sono perpetuati dai tempi più lontani. L'interpretazione di questo quadro è tuttavia rischiosa assai e spesso ingannevole, ed è gran cosa che il Mishra guidi il lettore in una lettura piana e discreta, condotta «dall'interno», fatta vivace da una arguzia bonaria che giunge a sottolineare le innegabili ingenuità ma che non diventa mai dissacratrice. Ha scritto Giuseppe Tucci che «l'India ha vissuto sognando. Addormentata nella sua serenità contemplante... soltanto oggi sta entrando nel regno del tempo: dove sembrava che tutto aduggiasse un sonnolento riposo, di colpo subentra una mutazione frettolosa». Frettolosa, in verità, non ci pare, anche se il giro di boa iniziale delle trasformazioni che hanno segnato il volto dell'India moderna occupa, tra il '25 e il 40, Io spazio di soli quindici anni, un nulla nella storia di una terra millenaria e immutabile. E neppure inattesa e imprevedibile per una plaga che è stata si ricca di asceti, che ha da sempre negato valore e consistenza alle cose, che ha spietatamente soffocato il concetto dell'/o, ma che ha saputo elaborare nei suoi antichi trattati di scienz.'. politica, e soprattutto nell'Arthasastra di Kautilya, alcune delle più ciniche e spregiudicate teorie politiche mai concepite dall'uomo. Alla luce di queste verità di fondo, le tormentate vicissitudini politiche che l'India ha vissuto in questi ultimi trent'anni, fra un alternarsi di tendenze e di scelte, assumono una loro precisa e più valida ragione d'essere, gli enigmi che tormentano politologi e sociologi possono trovare una risposta plausibile. I problemi di più scottante attualità, quali possono essere la preparazione e l'avvio a sostanziali mutamenti di strutture sociali ed economiche, il nascere, l'affermarsi e l'evolversi di ideologie destinate a catalizzare le attese di milioni di uomini, i dissensi serpeggianti che hanno portato dall'assassinio del Mahatma Gandhi al tracollo elettorale della sua omonima Indirà sono comunque e sempre legati alla figura umana dei loro protagonisti. L'additare, sia pure con un filo di sarcasmo, le debolezze di questi personaggi, le ambizioni, le frustrazioni, ove non sia fine a se stesso — ed è il nostro caso — trasforma una fredda cronaca in una vivida galleria di personaggi intensamente umani. In essa, come in una rapida carrellata di immagini, alla glacialità di Jinnah, noto per la «fredda dialettica e l'irreprensibile piega dei pantaloni» fanno, ad esempio, riscontro le sfuriate di Nehru e la sua romantica credulità, all'amabile fragilità del Mahatma Gandhi e ai complessi di inferiorità di Lai Bahadur Shastri vediamo contrapporsi l'autoritarismo intransigente di Indirà Gandhi. Sono questi contrasti di temperamento che possono dare una spiegazione reale e veritiera ai tanti compromessi, alle scelte, alle decisioni di cui a ! noi è dato conoscere soltanto il I volto ufficiale. E' questo resoconto vivo e limpido della realtà indiana, vista nelle sue antiche premesse e nelle suo attuali conseguenze, che semplifica abilmente argomentazioni intricate, che informa puntualmente sul modo di vivere, di pensare, di praticare il culto, di interpretare gli avvenimenti politici della gente indiana dei nostri giorni, senza mai indulgere al sensazionale e al folcloristico, che fa di questo libro del Mishra un'opera diversa. In un momento in cui sull'area vastissima del sub-continente indiano sembrano appuntarsi sempre più numerosi gli occhi di osservatori impreparati e superficiali, alle cui penne fantasiose si debbono tante descrizioni e interpretazioni bizzarre, discutibili, irrilevanti o del tutto inaccettabili, migliore e più invitante introduzione alla conoscenza dell'India non era certo dato sperare. Oscar Botto Bombay. Il Mahatma Gandhi durante una cerimonia attorniato dai seguaci