Parigi è peggio di Roma

Parigi è peggio di Roma UN MQ DI VERDE PER CITTADINO, 4 MILIONI IL MQ UN ALLOGGIO Parigi è peggio di Roma (Dal nostro inviato speciale) Parigi, gennaio. Grandi parchi nel cuore della città, bordi fioriti lungo la Senna, isole pedonali, basta con le autostrade urbane e con i grattacieli: sono le direttive di Giscard d'Estaing per il futuro di Parigi. Il Presidente ha dunque una sua visione, un po' aristocratica con qualche venatura ecologica, della capitale che Pompidou sognava irta di buildings a forma di torre, solcata da velocissime doppie piste per automobili. Giscard sembra aver preso nota del risentimento e del disgusto provocati dalla « americanizzazione selvaggia » che ha i suoi esempi estremi nelle torri della Défense e della Porte d'Italie, nel grattacielo di Montparnasse, nell'enorme buco brulicante di gru che fa spettrale lo scenario delle Hailes, i vecchi mercati demoliti dopo tante polemiche. Parigi, soffocata da fiumi di macchine guidate da nevrotici, oppressa dal cemento e povera di verde, appare forse al Presidente una capitale indegna dell'eredità grandiosa ricevuta da Luigi XIV e Colbert, da Napoleone III e Hausmann. E' veramente poco un mq di verde per abitante (Roma 3 mq. Stoccolma SO), contando il Bois de Boulogne e il Bois de Vincennes, malridotto in seguito ai taglio di migliaia di alberi ammalati. All'interno del perimetro urbano non restano re Eiffel, delle Tuileries, dei giardini del Lussemburgo e del piccolo Pare Monceau. Deperiscono i quartieri-simbolo che non avevano parchi ma vita propria e ritagli felici (i piccoli orti di Montparnasse). Pigalle è ridotto a sottomercato del porno, i Champs Elysées sono un paesaggio di automobili, a St-Germain-des-Prés e dintorni librai, antiquari e trattori, cedono il posto a drug-stores, pizzerie californiane, negozi di abbigliamen ti alla Far West, grandi magazzini del disco. Giscard ha messo il veto a un'opera che avrebbe dato un duro colpo a Parigi, la « Voie express rive gauche». Era stata progettata per far correre le automobili a 100 all'ora sui bordi della Senna, distruggendo il lungofiume dalla Torre Eiffel al Quartiere latino e oltre. Ha detto « no » alla costruzione di 50 grattacieli nella zona Porte d'Italie. Uno dei « poli di urbanizzazione » previsti dal vecchio piano del 1968 che in realtà creava «poli di speculazione e di congestione» nell'area parigina totalmente urbanizzata e trasformata sempre più in senso « terziario » (330 mila posti di lavoro nel commercio, 125 mila nelle banche, 100 mila nelle assicurazioni, 55 mila nell'abbigliamento). Giscard ha anche imposto la rinuncia a un gigantesco edificio commerciale sull'area delle Halles, preferendo un giardino. Resterà incompleto il « polo » della Défense, oltre l'Arco di Trionfo, ideato da Pompidou e approvato nel 1973. Doveva coronare a Ovest una nuova Manhattan fatta per le sedi di multinazionali, con residenze e negozi di lusso. Alla Défense erano in progetto torri di 200 metri, 300 mila mq di uffici, alberghi da 1000 stanze, centri commerciali. Rivoluzione culturale, ridimensionamento voluto dal Presidente in concorrenza col sindaco Chirac? Ma Chirac, eletto il 10 marzo scorso primo cittadino della capitale che era stata sempre dominio esclusivo di sovrani e di presidenti (veniva amministrata da un prefetto), si muove ora nella stessa direzione, facendo pensare a una svolta necessaria più che voluta. Sui contrasti tra i due uomini politici è stata intessuta una leggenda. Ci sarebbe il progetto di una « Paris-Vge » (le iniziali di Valéry Giscard d'Estaing), elegante, funzionale ma raffinata, arricchita di parchi. E ci sarebbe il progetto di una « Paris-Chirac », più borghese, dotata di giardini ma non disegnata come una scenografia per élites. Chirac vorrebbe il risanamento dei vecchi quartieri a fini sociali, conservando un po' di bistrots e di ateliers artigianali, con l'aggiunta di qualche architettura moderna, ma senza più cubi né lame verticali di cemento. Il contrasto « Parigi-Vge »■ « Parigi-Chirac » se non è inventato, può essere di ordine estetico. Le ragioni dell'abbandono della linea Pompidou sono invece prevalentemente economiche. Le grandi operazioni immobiliari, compiute da società a capitale misto che dallo Stato avevano ogni be- neficio riservandosi i profitti, hanno raggiunto la soglia della saturazione. Continuarle richiederebbe allo Stato un enorme sforzo finanziario, aggiunto a quello per le opere pubbliche e per i trasporti (900 miliardi di lire soltanto per la nuova rete interurbana collegata al «mètro» il cui deficit è pagato in buona parte dalla Francia intera). Il mercato ristagna: 250 mila alloggi sono vuoti. Non è più facile vendere appartamenti da un miliardo di lire (4 milioni il mq nella zona di Avenue Foch), affittarne a 1 milione e mezzo il mese nei quartieri medioalti. « Il sacco di Parigi ». che non è stato inferiore a quello di Roma, comincia a segnare il passo. Il « sacco di Roma » ha provocato denunce e mobilitazioni che non hanno un parallelo a Parigi. Qui manca una mediazione culturale tra il conformismo degli architetti-urbanisti vicini al potere e l'agitazione dei quartieri. « Non esistono inchieste documentate sulle grandi speculazioni compiute d'accordo col potere politico, benché tutti le conoscano », mi dice una collega del quotidiano più attento. Le Monde, specializzata nel settore. I gruppi e le associazioni di tutela non hanno il peso di « Italia Nostra »; manca un « Istituto di urbanistica » combattivo. Non ci sono movimenti politicizzati paragonabili a quelli delle borgate romane, di tanti quartieri milanesi o torinesi. Le lotte sono frazionate: ottengono successi dove i giovani creano ateliers d'urbanisme e mobilitano con argomenti concreti le popolazioni più fedeli al loro rione. Esempio attuale quello del 14° distretto, rione Guilleminot, a due passi dalla mastodontica torre di Montparnasse. Chirac ha rinunciato a una radiale che avrebbe sfondato Rue Vercingétorix; ora la popolazione si batte contro il vecchio progetto di « risanamento » affidato alla società Semirep: demolizioni, 4040 alloggi nuovi (poi dimezzati), scuole, asili, due ettari di verde. La gente non si oppone alle scuole e al verde ma vuole che vengano risanate le vecchie case e intende rimanerci a fitto equo. Il 24 novembre polizia e Crs hanno dato l'assalto a vecchie case da demolire, occupate da senzatetto, con sfoggio di brutalità. L'immagine del sindaco Chirac impegnato nel «risanamento sociale» ne è uscita appannata. « Paris-Vge », o « Paris-Chirac », continua (sia pure a ritmo meno accelerato) il disfacimento dell'organismo urbano e la sua separazione in ghetti di diverso livello. La città vera e propria aveva 3 milioni di abitanti nel 1952, oggi ridotti a poco più di 2.200.000. Gli strati sociali inferiori sono stati spinti nella Banlieu e nell'Ile de France (ogni giorno entrano 1.300.000 automobili, senza contare i pendolari del « mètro »/, estranei alla Parigi che oggi tende a darsi servizi più efficienti e un volto più francese, annacquando però le tentazioni dell'urbanistica riformista. Mario Fazio P