Nell'era delle multinazionali

Nell'era delle multinazionali Nell'era delle multinazionali II dibattito sulla competitività è quanto mai confuso, 'poiché non si sa bene se si parla di breve o lungo termine, e di competitività industriale o nazionale. Nell'arco del tempo i tassi di cambio modificano profondamente i dati, ma, a meno che la svalutazione sia costante, come è il caso del dollaro, le modifiche così intervenute tendono a attenuarsi nel giro di due o tre anni per riportare a lungo termine gli elementi strutturali al loro vero posto. Allo stesso modo, se si prende l'esempio della Gran Bretagna, la perdita della' competitività industriale può essere il presso pagato per mantenere quella degli altri settori (banche, assicurazioni, società immobiliari e anche agricoltura). Ad un livello strettamente industriale, un settore può avere situazioni molto diverse tra di loro: la British Leyland deve far fronte ad una brutale ristrutturazione, ma i produttori britannici di accessori e di pesai d'auto hanno rafforsa- to la loro posizione negli ultimi anni. Come ama dire il primo ministro francese Barre, non c'è settore condannato, ci sono soltanto industrie o prodotti inadatti. Inoltre, nell'era delle multinazionali, la situazione della casa madre può essere mólto diversa da quella delle grandi filiali all'estero. Non si può dunque assimilare la competitività di un'azienda a quella del suo Paese d'origine. Non si sa neppure da quale ottica guardare le cose: quando un grande sarto francese fabbrica fuori della Francia la maggior parte dei suoi prodotti «firmati* venduti poi in tutto il mondo, bisogna forse dedurre che la competitività francese è scarsa? Oppure bisogna considerare i profitti così realissati per parlare di buona competitività francese? Molti economisti internasionali tentano oggi di elaborare nuovi concetti e nuovi strumenti di misura in questo campo. Nell'attesa dob¬ biamo servirci di quelli che già esistono per tentare di vedere chiaro nell'evolusione dei costi salariali, nell'evolusione della produttività e in quella dei tassi di cambio, fattori che vengono sintetizsati nel concetto di -costi salariali unitari relativi stabiliti sulla base di una moneta comune* o di costi salariali unitari calcolati in dollari Usa, come fa un recente studio della Citibank. Costi salariali Negli ultimi otto anni, i costi salariali in America, espressi in dollari, sono aumentati molto meno di quelli dei loro concorrenti. Espresso in moneta nazionale l'aumento dei costi salariali orari (compresi gli oneri sociali) negli .Stati Uniti dal 1970 al 1978 è stato inferiore a tutti gli altri Paesi, esclusa la Svissera (+87 per cento in Svissera, +90 per cento negli Usa, +137 per cento in Germania, +206 per cento in Francia e + 250 per cento in Gran Bretagna). A maggior ragione, la dìfferensa è ancor più sensibile se si esprimono i costi in dollari, poiché, nello stesso periodo, il marco si è rivalutato dell'82 per cento rispetto al dollaro, lo yen di oltre il 72 per cento ed il franco francese del 23 per cento. Espressi in dollari, i costi sono così aumentati solo del 90 per cento in Usa, contro il 330 per cento in Germania, il 275 per cento in Francia e il 180 per cento in Gran Bretagna. Risultato: il costo salariale orario negli Stati Uniti, che nel 1970 era il più alto tra i principali Paesi industrialissati. è superato ora da Paesi Bassi, Svesia, Belgio, Svissera e Germania. Inoltre, le cifre medie americane nascondono, come del resto dovunque, notevoli disparità regionali. I costi salariali nel Sud degli Usa sono oggi inferiori a quelli della maggior parte dei Paesi europei. Al contrario, gli Stati Uniti non stanno altrettanto bene quanto a evolusione della produttività. Tutti i Paesi industrialissati soffrono dal 1973-74 di una diminuzione della produttività, che però in Usa è maggiore che altrove. La Joint Economie Commission del Congresso si è inquietata per questo fatto nel suo Mid-Year Report 79. L'economista americano Edivard F. Denison vi ha dedicato un libro che sarà prossimamente pubblicato dalla Brookings Istitution. Secondo i suoi calcoli, la produsione oraria nelle industrie manifatturiere Usa, che era progredita del 32 per cento annuo tra il 1960 e il 1973. aumentava solo dell'1,7 per cento l'anno nel periodo 1973-1978 contro il 5.1 per cento in Germania, il 4,8 in Francia e il 3,5 in Giappone. Denison cerca la spiegasione di questa caduta nel rallentamento dello sforso tecnologico e delle sue applicasioni industriali, nelle conseguense della crescente regolamentazione governativa, nella fiscalità che intralcia gli investimenti e nelle diverse motivazioni dei lavoratori e degli imprenditori. Questa tendensa e l'analisi che l'economista ne fa sono confermate dallo studio della Citibank e da tutti gli studi condotti da esperti dell'Ocse. Produttività Non bisogna però dimenticare che in valore assoluto la produttività americana resta di gran lunga superiore a quella dei concorrenti industrialissati. Secondo la Dresdner Bank, se la produttività globale è indice 100 in Germania, è 78 in Francia, 76 in Giappone, 52 in Gran Bretagna, ina 124 negli Stati Uniti. Resta il fatto che, se gli aumenti di produttività americani continueranno ad essere così bassi in futuro, la Francia e la Germania potranno raggiungere il livello di produttività Usa nel giro di sei anni, secondo la tesi della Joint Economie Commission del Congresso, seguiti in breve tempo da Giappone e Canada. Ma il depressamento del dollaro è stato tale che. sommato al modesto aumento dei salari, compensa ampiamente l'indebolimento della produttività americana. Fatta base 100 nel 1970. l'indice dei costi salariali unitari relativi nelle industrie manifatturiere, calcolato dall'Ocse secondo una ponderasione che tiene conto della ripartizione geografica del commercio estero americano, è caduto a circa 65 alla fine del 1978. Allo stesso modo, secondo i calcoli della Citibank. i costi salariali unitari espressi in Variazionl Costo Aumento Aumento iSSSff deltassodl dPiieoro del costl del costl Valore medio annuale Paesi ricTbl0TSTUl >avo"tWe ■"■arlaU £hSgl delbenl dollaroUsa (indoUarl per ora unitari esportatl delta produz. (1970-78) 1978) (1970-78) ■70( = 100)-77 °r«ia Belgio + 58 10,80 366 167 100,1 6,6 G.Bretagna — 20 4,58 180 138 97,2 —0,2 Danimarca + 36 9,40 269 138 106,1 5,2 Francia + 23 7,69 275 152 100,0 4,8 Germania + 82 9,90 330 185 102,4 5,5 Italia — 26 6,71 222 127 99,6 2,4 Olanda + 67 11,44 364 189 112.7 4,9 Svezia + 15 11,43 244 165 115,7 0,5 Svizzera +143 10,32 354 243 114.6 — Usa — 9,43 90 54. 88,7 1,5 Giappone + 72 5,94 436 264 105,4 2,4 Stati Uniti 65ki,)Ii.l,,tt<i«}it»h..^»ti...litilmli.iliTiLil 1967 '68 '69 '70 '71 '72 '73 '74 '75 76 '77 '78 205 Giappone 160 155 150 145 140 135 130 125 120 115 110 105 100 05 90 85 1 120 Francia ttir, nl.itlti.li.iliitlitiltiihitlnilm hi ili 967 '68 '69 '70 '71 '72 '73 '74 '75 '76 '77 '78 Gran Bretagna lniliiili.ili.il,uhi,}..i!.i,Ih.Iiiì1ii,I.mI. 1967 '68 '69 '70 '71 '72 '73 '74 '75 '76 '77 '78 68 '69 '70 '71 '72 '73 '74 '75 '76 '77 '78 Italia !.. itittit.tli i.ii.ti.iii.iiti.titilli.ti. 130 125 120 115 110 105 100 95 90 85 Germania iiHMi<nli<iit nit nil iiUiiliiiim it. iltui i 1967 '68 '69 '70 '71 '72 '73 '74 '75 '76 '77 '78 VALORE MEDIO DEI BENI ESPORTATI - 1967 '68 '69 '70 '71 '72 '73 '74 '75 '76 '77 '78 1970=100 COSTI UNITARI DEL LAVORO NELL'INDUSTRIA 1

Persone citate: Barre, Edivard F. Denison, Joint