Novelli: «Una città che sa rispondere al terrorismo» di Diego Novelli

Novelli: «Una città che sa rispondere al terrorismo» SINDACO, ARCIVESCOVO E PRESIDENTE REGIONALE GIUDICANO IL '79 Novelli: «Una città che sa rispondere al terrorismo» Sì. malgrado tutto, ho fiducia. Ho fiducia nella ragione, nell'intelligenza, ho fiducia nella capacità e nella disponibilità della stragrande maggioranza dei torinesi a capire, nonostante le tensioni che ognuno di noi porta dentro di sè. le difficoltà presenti in una fase così incerta e convulsa della nostra storia. Questa convinzione non mi è dettata dal «dovere d'ufficio» ma si fonda su di una esperienza vissuta intensamente in questi 53 mesi, a contatto con la gente, nei quartieri, nelle fabbriche, nelle scuole, alle prese con i problemi grandi e piccoli di ogni giorno. E' quindi possibile affrontare con un minimo di speranza i compiti immensi che ci stanno d'innanzi. Guardiano in faccia alla realtà di questi ultimi anni settanta, al periodo in cui l'attacco a Torino si è fatto più acuto, con il preciso scopo di disarticolare la vita della nostra comunità. Ebbene il tipo di risposta che tutta la città ha saputo dare ha fatto fallire miseramente i due obiettivi di fondo che gli strateghi del terrorismo si erano prefissati: raccogliere, da una parte, proseliti o condiscendenze nei settori più diseredati e più emarginati non solo economicamente ma socialmente: e dall'altra portare all'esasperazione, provocando reazioni di tipo emotivo, i settori intermedi, quadri dirigenti, tecnici, professionisti. La conseguenza logica di questo attacco doveva essere la paralisi della vita della città, seminando il panico, sconvolgendo ogni tipo di attività. Dal nostro angolo di osservazione possiamo dire che mai come in questi anni il Consiglio comunale ha lavorato così intensamente e ciò va ascritto a merito di tutti: maggioranza e opposizione. Rispetto alla precedente tornata amministrativa si sono avute al 31 dicembre 1979 32 sedute in più del consiglio comunale, sono state adottate circa 2 mila deliberazioni (atti amministrativi) in più. Sono cifre che riguardano la quantità del lavoro svolto, ne siamo coscienti, ma dimostrano di per sè l'impegno portato da tutti. Ci avviamo alla scadenza del nostro mandato con un bilancio confortante sia per le cose fatte sia per quelle in fase di realizzazione. Attualmente sono aperti in città ben 131 cantieri e gli investimenti per opere pubbliche nel 1979 hanno raggiunto la non indifferente cifra di 162 miliardi di lire. Per alcuni problemi di fondo della città le soluzioni sono finalmente decollate: dall'edilizia universitaria, a quella giudiziària, al nuovo carcere, alla nuova caserma dei vigili del fuoco, ai trasporti pubblici. I lavori per la prima linea della «metropolitana laggera» (che non va confusa con il percorso protetto realizzato in corso Duca degli Abruzzi come molti pensano compresi i simpatici Frutterò e Lucentini) che collegherà Rivoli con Porta Nuova, inizieranno in primavera. Nel centro storico si sta già lavorando per i primi risanamenti, mentre un piano per l'edilizia popolare ci dovrà garantire, entro due anni. 4 mila alloggi che verranno realizzati nelle aree del consorzio costituito tra Comuni della nostra provincia. La variante al piano regolatore sarà pronta per maggio, mentre il piano della collina è già alla consultazione. Il programma per il verde ci ha consentito di raddoppiare i metri quadrati fruibili dai cittadini passando da 5 a 10 milioni. I doppi turni nelle scuole sono stati aboliti e l'esperimento dei consigli ci circoscrizione, pur nei limiti riscontrati, è stato utile e positivo. La partecipazione dei torinesi alle iniziative culturali è stato uno dei sintomi più confortanti: 200 mila presenze ai «pùnti verdi»; 100 mila al «settembre musica», folla a «Torino-en¬ ciclopedia», sono dati che non richiedono commenti. Questi «per memoria» alcuni dei tanti problemi affrontati. Tutto ciò si è realizzato mentre incombeva e incombe tuttora una misteriosa minaccia sulla vita, sulla tranquillità, sul lavoro dei torinesi. Per combattere questa minaccia, ritengo che impegno comune, al di là delle differenze politiche, culturali, religiose, debba essere, soprattutto per i giovani, il rifiuto delle seduzioni negative, delle soluzioni sbrigative e malate della letteratura della droga e della estetica della violenza. Dobbiamo tutti assieme lavorare per rimuovere le cause di questo malessere, in modo che nessun cittadino, nessun giovane in particolare, possa in questa città, anche in un momento di sconforto o di particolare esasperazione pensare che in fondo quelli che sparano hanno ragione. Dobbiamo riuscire a collegare sempre più gli interessi personali, individuali, i diritti di ciascuno, alle necessità di tutti, ai bisogni della società, ai fatti collettivi, ai processi generali cui volenti o nolenti tutti noi conduciamo la nostra esistenza singola. Diego Novelli

Persone citate: Lucentini, Novelli

Luoghi citati: Rivoli, Torino