Arrestati in un ristorante due presunti mafiosi sospettati di aver rapito e ucciso uno studente

Arrestati in un ristorante due presunti mafiosi sospettati di aver rapito e ucciso uno studente L'operazione della squadra mobile è scattata ieri pomeriggio dopo lunghe e minuziose indagini Arrestati in un ristorante due presunti mafiosi sospettati di aver rapito e ucciso uno studente In tasca avevano 8 milioni in contanti - Sui due fermati c'è l'ombra del sequestro di Mario Giorgetti, 16 anni, scomparso nel novembre '78 da Monza e rinvenuto carbonizzato in un'auto - Sarebbero anche responsabili del fallito rapimento di Giuseppe Ginesi, nel dicembre '77 in corso Lombardia Manette per due balordi che avrebbero rapito e ucciso e che hanno alle spalle un'importante carriera nella «mala» ; manette non per due comparse ma per protagonisti della vita violenta imposta dalla criminalità. L'operazione è scattata ieri pomeriggio, gli uomini della squadra mobile hanno sorpreso un quartetto al tavolo di un ristorante del centro: per due c'erano ordini e mandati di cattura per omicidio e sequestro di persona; gli altri sono fermati e s'indaga sulla loro posizione. In carcere sono finiti Antonio Bruzzaniti. 23 anni, di Bova Marino e residente ad Africo (Reggio Calabria), via Morabilto 114 e Domenico D'Agostino, 32 anni, di Canolo (Reggio), via Gramsci 2. Nelle mani degli agenti son finiti anche Mario Quartirolo, 42 anni, abitante a Milano in via G. A. Amedeo 27, rappresentante di preziosi, e Paolo Malara, 45 anni, di Gallina di Reggio, anch'egli residente a Milano in via Imbonati 64, titolare di una ditta di legnami: due cittadini in apparenza onesti e rispettabili. Hanno dichiarato di essersi seduti casualmente al tavolo con gli altri, che la loro conoscenza risaliva a pochi minuti prima, insomma che tutto era un «maledetto imbroglio», fortuito e disgraziato. La polizia indaga sulla loro posizione e i giudici di Torino e Milano hanno ordinato indagini. La prima notizia raccolta è che Malara sarebbe stato condannato per maltrattamenti, violenza e furto. Ma l'attenzione degli inquirenti è appuntata soprattutto sui due arrestati. Il nome di Antonio Bruzzaniti era entrato nelle inchieste su alcuni sequestri di persona al Nord, dove la 'ndrangheta calabrese sembra ormai aver soppiantato nel settore la mafia siciliana. Cosi Bruzzaniti era ricer¬ cato per il sequestro di Giuseppe Ginesi, avvenuto la sera del 12 dicembre 1977. in corso Lombardia. Un colpo preparato da banditi certo non molto esperti. Ginesi, ragioniere in un'azienda edile, non era l'obiettivo e poche ore dopo venne rimesso in libertà. Ma la banda, che secondo gli inquirenti non si era sciolta dopo quell'impresa cosi maldestra, sarebbe tornata a tentare il sequestro: stavolta in Lombardia. Il 9 novembre 1978, a Monza, Mario Giorgetti. 16 anni, venne sequestrato mentre andava a scuola. Una tragedia. Il ragazzo fu ucciso, il corpo chiuso nel bagagliaio di un'auto che venne incendiata, presso Cesate, nel parco delle Geoane cono- sciuto come «il cimitero della mala». Mario Giorgetti è la quinta vittima trovata nel parco. Un delitto raccapricciante una ferocia senza precedenti. I carabinieri e la polizia si sottoposero a un lavoro d'in¬ dagine molto duro: decine d'interrogatori, sopralluoghi, controlli di alibi, pedinamenti, intercettazioni telefoniche. Sulla banda degli assassini venne lanciata una grande rete. Ci furono i primi arresti poi l'inchiesta si sviluppò ancora, a macchia d'olio. Bruzzaniti aveva evitato i ferri, ma ieri, mentre tranquillo e gioviale stava pranzando, si è sentito battere una mano sulla spalla: ...sei in arresto». Di fronte a lui Domenico D'Agostino è sbiancato. Anche lui ha un grosso debito con la legge. Lo cercavano dal 2 maggio 1977. Quel giorno in Aspromonte si era riunito il gran consiglio della 'ndrangheta: c'erano gli uomini che contano, gente dalla facciata ri¬ spettabile e che non deve essere vista da nessuno. Arrivarono i carabinieri e due vennero freddati dai killer appostati a guardia dei capi. Anche D'Agostino era fuggito, c'era chi diceva che fosse andato all'estero. Ma giorni or sono gli uomini della mobile torinese, diretti dal dott. Fersini, lo avevano localizzato in una pensione di Porta Nuova. Suo compagno inseparabile Antonio Bruzzaniti, entrambi vivevano sotto falso nome. Quando li hanno arrestati avevano in tasca 8 milioni in contanti e assegni per 10. Dopo l'arresto sono state fatte numerose perquisizioni. L'operazione, dicono in questura, non è ancora finita. Domenico D'Agostino e Antonio Bruzzaniti, due arrestati