Bolzano: l'80 non porterà la pace tra i gruppi etnici di Clemente Granata

Bolzano: l'80 non porterà la pace tra i gruppi etnici Nuova improvvisa ondata di attentati in Alto Adige Bolzano: l'80 non porterà la pace tra i gruppi etnici Aumenta la tensione tra le comunità italiana e tedesca - Perplessità sull'entrata in vigore del secondo statuto autonomo della regione: basterà a ridurre i contrasti? DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BOLZANO — Il vento durante la notte ha cacciato via nubi pesanti e fastidioso nevischio. Il tempo per Capodanno si annuncia splendido. Nella centrale Walther Platz dominata dalla mole del duomo gotico di Hans Lutz e dal poderoso edificio della Sparkasse, la locale Cassa di risparmio spina dorsale dell'economia terziaria cittadina, decine e decine di pullman scaricano frotte di turisti, inghiottiti presto dagli alberghi imbandierati. Via Portici, con le sue vetrine addobbate e una fantasmagoria di luci e di colori. Bolzano ostenta immagini di benessere reali, di stato df salute eccellente, non fittizio, non occasionale, ispira fiducia e suscita ottimismi improbabili se non impossibili altrove. Una sorta di «città del sole» per certi aspetti e soprattutto se paragonata al resto d'Italia: qui la disoccupazione non si sa cosa sia, e c'è uno dei redditi prò capite più alti della Penisola. Eppure... di fronte a un panorama che sembra modellato in tempi ormai lontani, ci sono disagi, anzi angosce, talora profondi. Si guarda con grande preoccupazione al 1980, l'anno che, con l'entrata in vigore del secondo statuto autonomo, il cosiddetto «pacchetto, di cui si definisce «padre ispiratore» il capo carismatico della Volkspartei, Silvius Magnago, dovrebbe porre le basi concrete per una civile convivenza, una definitiva normalizzazione dei rapporti tra le comunità di lingua tedesca, italiana e ladina. n tritolo da quindici mesi a questa parte è tornato a parlare dopo un decennio di silenzio e porta firme tedesche e italiane. Si riaffacciano alla mente i terribili fantasmi degli Anni '60, ombre sinistre si proiettano sul futuro dell'Alto Adige, n primo attentato fu del settembre dell'anno scorso, contro il monumento della Vittoria (rivendicazione da parte della Aktion Vere ini gung Tirol) ; poi fu una rapida successione: saltò per aria a Brunico il monumento all'Alpino, saltò per aria la tomba di Andreas Hofer, eroe sudtirolese nella lotta contro bavaresi e francesi (rivendicazione da parte del Mia, Movimento italiano Alto Adige), e quella del senatore Ettore Tolomei, ritenuto responsabile della massiccia «italianizzazione» del Sudtirolo durante il periodo fascista. Furono divelti dall'esplosivo due tralicci della luce elettrica nella zona tra Glorenza e Castelbello, furono squassati edifici di proprietà dell'Istituto italiano Ipea, mentre nella notte tra il 4 e il 5 dicembre bombe rivendicate dall'Api, associazione per la protezione degli italiani, colpirono impianti turistici a Egna, Vipiteno, Bressanone, Brunico, Cadipietra, Campo Tures e Merano. Le indagini hanno dato pochi risultati. In carcere c'è soltanto Erwin Astfàller, di Covelano, sorpreso mentre il 6 aprile scorso stava per compiere un nuovo attento al monumento della Vittoria. Per il resto, buio completo, soltanto labili ipotesi e soprattutto per quanto riguarda gli attentati attribuiti alla parte italiana: individui o gruppi di estrema destra non controllati dal movimento sociale? Individui o gruppi in qualche modo collegati ad associazioni di ex combattenti? Dice il sindaco di Bolzano, dott. Giancarlo Bolognini: «Non mi sento di dare risposte, l'uso della violenza è ormai un fatto così diffuso che non è semplice attribuire paternità. Un fatto appare comunque certo: il riapparire del terrorismo è riconducibile alle tensioni esistenti tra i due gruppi di lingua tedesca e italiana'. Siivius Magnago: «Da parte tedesca si sono voluti colpire simboli dell'imperialismo italiano, come il monumento alla Vittoria, da parte italiana si è voluto colpire l'economia che dà benessere a tutti. E'probabile che gli attentati attribuiti ai tedeschi siano stati compiuti per il malcontento dovuto al ritardo delle norme di attuazione del pacchetto autonomistico». Replica il prof. Claudio Nolet, socialista: «La spiegazione non è convincente. Gli attentatori di parte tedesca con ogni probabilità sono contrari allo statuto autonomistico e favorevoli alla autodecisione, cioè alla separazione del Sudtirolo dall'Italia». Inquietudini, preoccupazioni, malumori della popolazione italiana che vive in Alto Adige sono stati d'animo reali, sentimenti tangibili, altro poi è il discorso se siano completamente giustificati. Strana comunità questa, formatasi per via artificiosa con la massiccia opera «colonizza¬ tntrqgddgtgqsfcpccp trice» del fascismo. Gente veneta, friulana, emiliana che tagliò i ponti con la terra d'origine e venne a stabilirsi in questa zona. Che cosa lamenta questa gente? Lamenta un processo di graduale emarginazione, o di sudditanza, operato dal gruppo etnicamente più forte. Sul quotidiano «Alto Adige», il sociologo Sabino Acquaviva ha scritto nei giorni scorsi: 'L'ambiente è tale da far sì che molti italiani dichiarino di volersene andare per sfuggire l'atmosfera che considerano ostile; oppure per convivere si integrano completamente, subiscono un pro¬ cesso di germanizzazione psicologico». -Nella comunità tedesca — ha continuato Acquaviva — esiste una coscienza di superiorità etnica che non può non influire sui caratteri della convivenza oltre ogni buona volontà. I risultati delle politiche e i dati delle frequenze scolastiche mostrano che la comunità italiana declina. Quando il pacchetto autonomistico sarà attuato ci sarà una grave crisi se non il collasso. Questo perché, l'eguaglianza formale introdotta dal pacchetto si traduce in una grave ineguaglianza sostanziale». A questo punto Acquaviva trae le conseguenze estreme dalle sue affermazioni e propone, il che sta suscitando nella zona un mare di polemiche, la rettìfica del confine cedendo all'Austria il territorio dal Brennero sino a Chiusa. Uso del bilinguismo negli uffici pubblici, assegnazione degli alloggi, che sarebbe fatta in modo da favorire gli elementi di lingua tedesca, incertezze sul proprio futuro, come vedremo un'altra volta, sono alcuni degli elementi concreti su cui poggia il malcontento italiano. Clemente Granata