«Fate il nome della compagna che sa chi assassinò Alceste»

«Fate il nome della compagna che sa chi assassinò Alceste» Una lettera aperta indirizzata da Vittorio Campanile «Fate il nome della compagna che sa chi assassinò Alceste» L'invito a Marco Boato e a «Lotta Continua» - «Quella ragazza era la milanese Silvana Marelli?», domanda il padre del giovane ucciso REGGIO EMILIA — Vittorio Campanile, il padre di Alceste, il giovane ucciso a Reggio Emilia il 12 giugno 1975, ha ripresa il suo polemico dialogo a distanza con «Lotta continua», il movimento nel quale militava il figlio. Lo ha fatto con una «lettera aperta» a Marco Boato, già responsabile del settore giustizia del movimento e ora deputato radicale, e a Lotta continua. Campanile riprende temi già esposti da tempo, ora però attualizzati dall'interesse che al delitto di suo figlio stanno prestando i magistrati impegnati nell'inchiesta antiterrorismo e che per la morte di Alceste hanno inviato comunicazioni giudiziarie a Toni Negri. Franco Tommei, Silvana Marelli. L'indagine pare seguire un filone e legami che Vittorio Campanile sostiene da tempo: partono dall'omicidio del brigadiere Andrea Lombardini (Argelato, 5 dicembre 1974), passano per il rapimento e l'uccisione di Carlo Saronio (Milano, 15 aprile 1975) e arrivano all'assassinio di Alceste. Scrive Vittorio Campanile: .Silvio Malacarne, militante di "Lotta continua" di Parma, amico di Alceste e compagno di Francesco Berardi detto "Bifo"di "Autonomia bolognese", il 2 settembre 1975 fu interrogato a lungo dal sostituto procuratore Vittorio Scarpetta che conduceva l'inchiesta sull'assassinio di Alceste. Quella mattina in piazza della Verza, a Reggio Emilia, fu atteso per più di tre ore da una compagna non reggiana che al suo arrivo lo prelevò con una Fiat 124 con la quale si dileguò velocemente». 'Malacarne — continua la lettera — fu poi arrestato per reticenza per non aver voluto rivelare il nome della misteriosa compagna. Da più di quattro anni "Lotta continua" tace quel nome. Era la milanese Silvana Marelli?». Campanile poi si riferisce al mutamento di linea di «Lotta continua» che dal febbraio scorso parlò apertamente di un omicidio forse nato «a sinistra». 'L'invito di Marco Boato a rompere l'omertà — dice la lettera —si è rivelato solo un verbalismo d'occasione di cui è maestro. "Lotta continua" ha impiegato più di quattro anni per arrivare a scrivere ieri: "Una prova, certa e concreta, è che la sera in cui mori, Alceste aveva un appuntamento con persone che conosceva bene, visto che si allontanò tranquillamente con loro in macchina": sembra un brano preso dalle mie dichiarazioni di quattro anni fa». •Quanti anni — continua Campanile — impiegherà "Lotta continua" per farci sapere il nome della misteriosa compagna? Silvio Malacarne, personaggio chiave di tutta la vicenda, nel marzo 1975 era in casa di Alceste assieme a Franco Prampolini, militante di "Autonomia milanese", imputato nel processo per il sequestro e l'uccisione di Carlo Saronio. Con loro c'erano due compagne non di Reggio Emilia. Chi erano?». • Chiedo a Marco Boato e a "Lotta continua"— dice la lettera —di rendere pubblici i nomi di queste due compagne venute da fuori. Penso però che Boato, cosi pronto nell'assumere le difese di Brunilde Pertramer (moglie di Oreste Strano, arrestato dopo le rivelazioni di Carlo Fioroni) ed estremamente vago, incerto e senza precisi riferimenti quando ha chiamato in causa "Autonomia" per la morte di Alceste, difficilmente parlerà». La risposta di Marco Boato e di Lotta continua ribadisce i concetti già esposti da anni, e ultimamente dallo stesso Boato in un articolo sul giornale, di critica al comportamento {^vergognoso e squallido») di Vittorio Campanile padre del giovane Alceste. Vittorio Campanile, secondo Lotta continua, «sta facendo di tutto non per contribuire alla ricerca della verità sugli assassini del compagno Alceste, ma per intorbidire ancora una volta una vicenda tragica e gravissima con sospetti e infamie che già sono stati oggetto di ripetute verifiche giudiziarie». Dopo aver ricordato che Vittorio Campanile è stato condannato qualche settimana fa dal tribunale di Roma per diffamazione proprio su querela di Lotta continua per le sue precedenti affermazioni. Boato e i redattori del quotidiano sostengono che le accuse fatte da Campanile a Silvio Malacarne sono 'invenzioni frutto di aperta e spudorata malafede» e che il presunto rapporto tra il militante di «LC» di Parma e Silvana Marelli è 'del tutto inesistente». La dichiarazione si conclude con l'invito a Campanile a riferire ai magistrati quello che eventualmente sa di nuovo.

Luoghi citati: Argelato, Milano, Reggio Emilia, Roma