La città-cavia del terrorismo

La città-cavia del terrorismo Amaro bilancio del [79, un prezzo che non si può più sopportare La città-cavia del terrorismo Il partito armato ha seminato ancora paura e sangue - L'anno s'è aperto con l'agguato mortale alla guardia carceraria Giuseppe Lorusso e s'è chiuso con la «settimana nera» culminata con l'attacco alla Fiat (ferimenti e rapine) La città-frontiera, la metropoli operaia è stata prescelta anche nell'anno che sta per finire quale laboratorio ideale per gli esperimenti rivoluzionar-terroristici dai seguaci del partito armato, che a intervalli non casuali, lungo i 365 giorni, hanno scaricato su Torino, già martoriata da mille problemi del suo sviluppo caotico, pallottole, morti e feriti, utopie e contraddizioni, paura e orrore. Il 1979 finisce portando con sé un pesante fardello di vittime del terrorismo, un clima di sconcerto perché la gente non riesce più a capire quello che succede, un adeguamento alla paura più pericoloso della stessa paura, un'insicurezza che rischia di diventare un'abitudine. Sono cadute sotto il fuoco appiccato dai commandi armati le speranze formulate alla fine del '78 e ci ritroviamo a respirare un'aria di inquietudine che si somma ai timori per un governo incerto, per la mancanza o insicurezza del posto di lavoro, per il petrolio che viene a mancare sempre più. per l'inflazione che cresce Un anno da dimenticare, insomma, che s'è aperto con l'assassinio di una guardia carceraria il 19 gennaio. Giuseppe Lorusso e s'è chiuso nella prima metà di dicembre con due inquietanti raid, l'assalto alla scuola di amministrazione aziendale in via Ventimiglia (dieci feriti fra docenti e allievi) e i quattro attacchi nel giro di poche ore a dipendenti e stabilimenti Fiat (due gambizzati, due rapine; una riuscita, l'altra sventata). Un anno da dimenticare: ma non da dimenticare le altre tre persone cadute, come Lorusso, sotto il fuoco di azioni terroristiche: lo studente Emanuele Jurilli ucciso il 10 marzo in un agguato alle forze di polizia, ammazzato casualmente, mentre, tornava da scuola; Carmine Civitate, titolare del bar «Dell'Angelo» assassinato da «Prima Linea» nell'anniversario della morte di Barbara Azzaroni e Matteo Caggegi (18 luglio); l'ing. Carlo Ghiglieno, responsabile della pianificazione Fiat, colpito a morte sotto casa (21 settembre). Un anno in cui i gruppi armati delle Bierre e di Prima Linea hanno fatto a gara per esasperare provocatoriamente le situazioni di conflitto scuciale, per destabilizzare e dimostrare l'impotenza dello Stato di fronte alla strategia studiata dai guerriglieri armati. Rientra nella loro logica lo stillicidio di azzoppamenti e «gambizzazioni» (26 nell'anno, rispetto alla decina del '78), hanno fatto il gioco dei fautori del partito armato la. sessantina di incendi, atten¬ tati, irruzioni in abitazioni,' uffici, negozi, i 43 incendi ad edifici, servizi e beni pubblici, i 25 assalti e incendi a sedi dì partito e organizzazioni democratiche, i tre incendi a fabbriche, le sette aggressioni a persone e una serie non precisabile di provocazioni, minacce, avvertimenti. Enti locali (Regioni, Comune e Provincia), organizzazioni sindacali, quartieri hanno cercato di fare il possibile per contrapporsi al disegno eversivo degli strateghi della de- stabilizzazione. Le iniziative non si sono contate ma hanno cozzato contro il martellante* e strisciante messaggio dei gruppi armati. Un messaggio che se non ha sfondato la resistenza democratica della maggior parte dei cittadini, ha fatto crescere l'inquietudine, il senso della solitudine, dell'isolamento e dell'impotenza. Ad offuscare il panorama hanno contribuito 1 mali «storici» degli apparati istituzionali: corpi di polizia non coordinati e talora In concorrenza, personale insufficiente e mal preparato, magistrati che attendono invano norme più chiare per istruttorie e processi più rapidi ed efficienti. L'.anno terroristico» 1979 lascia dietro di sé una scia di inevitabili constatazioni. La prima riguarda l'alto livello di organizzazione e di efficienza dei gruppi armati (basti pensare a quella dimostrata nel raid alla scuola di via Ventimiglia, al possesso di armi sofisticate, alla programmazione temporale delle azioni «di guerra»). Una seconda, conferma l'impressione già avuta in passato e cioè che i confini della delinquenza comune intersecano sempre più quelli del nuovo terrorismo politico. Un anno tutto nero, dunque? Proprio in chiusura sì fa strada una speranza, quella che si concludano positivamente le indagini su alcuni presunti «big» che avrebbero mosso 1 fili di collegamento tra i vari gruppi armati. Guido J. Paglia

Persone citate: Carlo Ghiglieno, Carmine Civitate, Giuseppe Lorusso, Lorusso, Matteo Caggegi

Luoghi citati: Torino