«Non sono qui per fare il poliziotto» spiega il generale dei carabinieri prefetto a Genova di Paolo Lingua

«Non sono qui per fare il poliziotto» spiega il generale dei carabinieri prefetto a Genova A colloquio con Edoardo Palombi in carica da mercoledì a palazzo Doria «Non sono qui per fare il poliziotto» spiega il generale dei carabinieri prefetto a Genova DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GENOVA — -Nel corso della mia carriera. 42 anni nell'Arma, se mai ho coltivato una civetteria, è stata sempre quella di apparire il meno "militare" possibile. Dicevo sempre ai miei colleghi, di pari grado: occorre essere autorevoli, non autoritari. Sarà un vecchio slogan, ma risponde alla verità». Edoardo Palombi nato in Friuli, ma discendente da una vecchia famiglia di Fossano (Cuneo), sposato, senza figli, già vicecomandante generale dei carabinieri, è da mercoledì, a tutti gli effetti, prefetto di Genova. Il primo rappresentante del governo proveniente dalla gerarchia militare inviato a Genova dall'unità d'Italia in poi. -Capisco — aggiunge — che la mia nomina abbia suscitato scalpore, per non dire scandalo. Iprefetti-generali, dal 1945 ad oggi, saranno stati quattro o cinque, in tutto, lo. però, voglio convincervi e magari con¬ vincermi. Perché questo è ciò die penso veramente, che la scelta del governo sia stata dettata da una valutazione, magari lusinghiera, delle mie capacità e attitudini umane, culturali e psicologiche. D'altro canto, io non sono stato inviato a Genova per svolgere indagini di polizia, né intendo interferire nelle competenze degli inquirenti e della magistratura. Piuttosto vorrei instaurare un rapporto cordiale con la popolazione. Io sono un estroverso...». E' stato scritto che la sua nomina era suggerita, o comunque gradita, al gen. Carlo Alberto Dallu Chiesa nuovo comandante dei carabinieri per il Nord-Italia. -Al momento della tuia nomina il generale Dalla Chiesa, che peraltro stimo molto, era mio inferiore di grado, non so come avrebbe potuto». Edoardo Palombi è seduto in una delle sale dorate seicentesche di Palazzo Doria Spinola, residenza ufficiale del prefetto e sede della pre¬ fettura. Alto massiccio capelli candidi e ondulati. -Ho fatto due anni di prigionia in Polonia, molto duri. Ho combattuto, giovanissimo ufficiale, sul famoso Ponte di Perati, in Albania — racconta —, con un reparto speciale di carabinieri. Poi ho percorso davvero la penisola dalle Alpi al Lilibeo, come si diceva a scuola». Le due esperienze che egli ritiene per sé «formative» sono la lotta alla mafia nella provincia di Palermo, negli Anni 50 (è stato capo del nucleo di polizia giudiziaria capo del gruppo investigativo e poi comandante della Legio-, ne), all'epoca dell'assassinio Navatra e del «sequestro del barone Agnello», contro i boss di Corleone. e poi l'azione contro i dinamitardi dell'Alto Adige negli Anni Sessanta. Qual è secondo lei il ruolo di Genova, nella mappa delle Br e degli altri nuclei armati? E' una sede «fissa» che alimenta in continuazione le file dell'eversione sanguinaria oppure è solo teatro, dimostrativo, di operazioni volanti? -Conosco Genova e la Liguria più come pescatore e amante del mare che come inquirente. In linea di massùna sarei, incline alla seconda ipotesi ». Appena entrato in carica. Palombi ha voluto un attento rapporto sulla criminalità in città e in provincia. -Non ci sono — commenta —fatti clamorosi. Le rapine, i furti, gli scippi, anche in rapporto alla popolazione sono più bassi in percentuale che in altre città italiane...». Come mai, allora, visto che Genova è, su molti versanti dell'ordine pubblico, una città tranquilla, unica tra i capoluoghi «caldissimi» del Nord, ha avuto come prefetto un generale dei carabinieri? «Afa io sono qui per fare il prefetto — ribatte Edoardo Palombi — non il generale. Gliel'ho detto. E mi devo occupare solo di amministrazione. Lo preferisco». Paolo Lingua