Tieta e Amado, il burattinaio di Angela Bianchini
Tieta e Amado, il burattinaio Il romanzo più riuscito del famoso scrittore brasiliano Tieta e Amado, il burattinaio Jorge Amado: «Vita e miracoli di Tieta d'Agreste», trad. di Elena Grechi, ed. Garzanti. 617 pagine, 8500 lire. Verso la fine del suo romanzo, che supera le seicento pagine, Jorge Amado, il celebre autore brasiliano (creatore di Dona Fior e i suoi due mariti, della Bottega dei miracoli e di Gabriella, garofano e cannella, tanto per intendersi: e sono questi soltanto tre dei titoli, nella sua produzione immensa, più noti al pubblico italiano) si affaccia per un'ultima volta da dietro le quinte per definire questo suo ultimo libro, Tieta d'Agreste, «monumentale romanzetto». Ma altrettanto puntualmente, il proteiforme e spiritoso burattinaio-scrittore. che tiene ben fermi nelle sue mani i fili della vicenda, avrebbe potuto parlare di quest'opera come di un «romanzane sottile». Comunque la si voglia vedere, si tratta, certo del libro suo più riuscito, per l'abile combinazione di tematica sociale, di creazione popolare, di iterazione consolatoria. Romanzo del ciclo bahiano, come i precedenti. Tieta ha per sfondo la bellissima cittadina di Agreste, e tutto accade 11, tra la cittadina e la spiaggia di Mangue Seco, palmeti e dune alla foce del fiume, correnti vorticose e pescecani veri nonché San Paolo, lontana e mitica, dove si tramano le cattiverie (nella fattispecie, attuale, la costruzione di fabbrica inquinante proprio nelle località idillia- che del litorale Nord) dei pescicani veri, gli industriali che, un po' parlando di affari e di politica, si riuniscono in una maison de passe di altobordo, «Il Rifugio dei Lord». Si dà il caso che tenutaria di questa casa di appuntamenti dall'apparenza altamente rispettabile sia proprio Tieta. Tieta, cresciuta alle prime esperienze sessuali («totalizzanti», come si dice oggi) ad Agreste, fuggita alla violenza fisica del padre, fattasi ricca con mezzi vari che coinvolgono, però, tutti, il sesso e l'uomo, gioia, delizia e provento essenziale della sua vita, fa infine ritorno alla sua città natale. Ritorno, si: ma attenzione! Temporaneo il ritorno, innanzitutto, perché, morto il suo amante, certo commendator Cantarelli, essa deve ancora sostenere «Il Rifugio dei Lord»; secondo, sotto mentite spoglie, perché le sorelle e i genitori, da lei mantenuti, tramite assegni, da anni, e tutta la cittadinanza, la credono signora rispettabilissima e vedova del suddetto commendatore (e a tale fine, Tieta si è portata dietro una bella ragazza, Leonora, che fa' passare per sua figliastra ed è realmente una «ragazza» del la casa); terzo, perché in veste di San Giorgio liberatore, donna generosissima delle sue ricchezze materiali e fisiche, essa rimane coinvolta nella faccenda della fabbrica inquinante. Non diremo al lettore come si sviluppi la faccenda, anche perché, vogliamo essere sin ceri, è davvero troppo difficile: trattandosi di un falso feuilleton, il sistema nodo- scioglimento si potenzia con l'ironia del narratore che fa periodiche riflessioni sulla faccenda stessa e, soprattutto, con la sua capacità narrativa. E si tratta di dote davvero eccezionale: tutta una popolazione è rappresentata attraverso pochi personaggi, la banalità dell'assunto si rileva continuamente dal richiamoj alla sensualità (tanto più lasciva e lussureggiante quanto più Amado. quasi settantenne ormai, la rende riflesso mitico di un antico paradiso), a un'invocazione e iterazione di bellezza che raggiunge, a momenti, il patetico dell'addio. Non staremo davvero a discutere qui la strana conce-, zione (sempre più strana, direi) che Amado ha della donna, raffigurata, net suoi momenti migliori, come schiava o regina, pastora e tenutaria, generosa e/o violenta. Le donne di Amado, e Tieta più' di tutte le altre, sono grandi creazioni, ma fuori misura: esistono soltanto nella mente di chi cosi le sogna. Prendiamole come tali, nella loro arcaica e assurda bellezza. Angela Bianchini
Persone citate: Amado, Elena Grechi, Fior, Jorge Amado
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