Non esiste un segreto di Bendandi il suo plico non contiene profezie

Non esiste un segreto di Bendandi il suo plico non contiene profezie Qualche delusione all'apertura del «testamento» Non esiste un segreto di Bendandi il suo plico non contiene profezie Il documento, depositato con sigilli nel 1931, letto ieri dal sindaco di Faenza: è il riassunto della «teoria sul ciclo undecennale dell attività solare» dell'autodidatta scomparso FAENZA — «Il CiclOTglTtttrcennale dell'attività del Scie, che tanto ha affaticato la mente degli scienziati avidi di conoscere la causa che lo determinano, è stato da me spiegato nel modo più assoluto in tutte le complesse caratteristiche che presenta. Riservandomi di esporre dettagliatamente in una apposita pubblicazione il completo meccanismo della teoria in ogni suo particolare dettaglio, ritengo utile, anzi, necessario, di fissare qui le principali conclusioni alle quali sono pervenuto, depositandole in un plico suggellato presso questa onorevole Accademia Pontificia dei Nuovi Lincei onde salvaguardare l'assoluta priorità della scoperta». Cosi scriveva, il 1° marzo 1931, Raffaele Bendandi e cosi comincia il primo dei tre fogli dattiloscritti contenuti nel plico aperto ieri a Faenza, in comune dal sindaco Veniero Lombardi. Chi si attendeva rivelazioni sconvolgenti, un lungo elenco di previsioni di terremoti passati e futuri con luoghi e date, è stato deluso. Ma già da tempo c'era la certezza che il sismologo faentino, nella busta con nove sigilli di ceralacca, aveva racchiuso la chiave principale delle sue teorie, peraltro sempre avversate o ignorate dalla scienza ufficiale. Bendandi sintetizza il suo studio in dieci punti ed esordisce affermando che «il ciclo undecennale dell'attività del Sole non è altro che il prodotto di una prodigiosa marea solare determinata dal periodico sommarsi degli sforzi attrattivi dei pianeti Venere, Terra e Giove: le ben note leggi che presiedono alla produzione della marea oceanica, servono quindi egregiamente, nel nostro caso, a darci la spiegazione più esatta e rigorosa di ogni particolarità del fenomeno». Da questo primo punto l'autodidatta faentino giunge a scrivere: «Il fenomeno della periodicità undecennale delle diverse manifestazioni solari, altro non è che la conseguenza di un "battimento" risultante dalle differenti rivoluzioni dei tre pianeti Venere, Terra e Giove, le cui masse circolando attorno al Sole vengono appunto, ogni undici anni, a tro¬ varsi, rispetto a detto corpo celeste, perfettamente allineate, sommando cosi i loro sforzi attrattivi». «Non sarà male chiarire che — afferma poi Bendandi — affinché l'allineamento si compia non è affatto necessario che tutte le masse planetarie siano situate dalla stessa parte del Sole, ma, come la marea oceanica insegna, siano le forse cospiranti (novilunio) o contrarie (plenilunio) gli effetti risultanti sono pressoché gli stessi. Per conseguenza nel grandioso processo della marea solare, siano le varie masse planetarie situate dalla stessa parte, oppure occupino posizioni perfettamente opposte rispetto al Sole, nel primo, come nel secondo caso, gli effetti che ne derivano saranno sempre gli stessi». «Questo preciso meccanismo teorico — conclude il sismologo — mentre ci dà la spiegazione più completa della curva undecennale dell'attività del Sole, ci permette di risolvere il difficile problema delle stelle variabili. Spiegando ogni più bizzarra variazione luminosa sia per ampiezza che per durata, e tutte le altre particolarità le più inspiegabili». Terminata la lettura del documento, da più parti si sono levati mormorii di disappunto: c'era, infatti, chi sperava di trovarsi al cospetto di un nuovo Nostradamus.

Persone citate: Bendandi, Raffaele Bendandi, Veniero Lombardi

Luoghi citati: Faenza