Teheran: mancano 7 ostaggi Gli Usa: un gioco crudele di Ennio Caretto

Teheran: mancano 7 ostaggi Gli Usa: un gioco crudele Il «giallo» di Natale all'ambasciata Usa in Iran getta nuove ombre sulla crisi Teheran: mancano 7 ostaggi Gli Usa: un gioco crudele Ansia e delusione dopo la visita dei quattro religiosi all'ambasciata L'ayatollah: «Un conflitto tra Islam e bestemmia, guerra economie a» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Sette ostaggi sono mancati all'appello all'ambasciata americana a Teheran, durante le celebrazioni delle Messe di Natale; Z'ayatollah Khomeini, descrivendo la crisi tra l'Iran e gli Stati Uniti come «un conflitto tra l'Islam e la bestemmia», ha detto che è in corso «una guerra economica e politica... cui probabilmente seguirà una guerra mililare». La visita di quattro religiosi ai prigionieri, salutata con tante speranze nella vigilia natalizia, si è così conclusa in un clima di tensione. I religiosi, il cardinale Duval, arcivescovo di Algeri, il vescovo Gumbleton di Chicago, il reverendo Houjard di Princeton, e il pastore di Riverside a New York, Coffin, hanno avuto una serie di incontri ad alto livello. Hanno chiesto il rilascio dì al¬ cuni detenuti, e tentato di mediare tra l'Iran e gli Stati Uniti. Ma la loro missione pare fallita. Il «giallo» dei sette ostaggi mancanti è per il momento inestricabile. Il dipartimento di Stato ha sempre parlato di 50prigionieri dell'ambasciata, più 3 del ministero degli esteri, tra cui l'incaricato d'affari Laingen. Ha così suddiviso i 50: 28 diplomatici, tra cui due donne, Ann Swift e Khaterine Koob; 20 impiegati o tecnici; due uomini d'affari. I religiosi, però, che hanno incontrato i [detenuti a gruppi di tre o quattro, ne hanno contati complessivamente solo 43: sono riusciti a farsi dare i nomi solo di 35, e hanno raccolto messaggi per i familiari, attualmente nelle mani delle autorità iraniane, di 33 di loro. Gli studenti che occupano l'ambasciata hanno dichiarato che tutti gli ostaggi erano presenti alle Messe. Il dipartimento di Stato non ha voluto fare ipotesi sui sette: ha accusato l'Iran di «giocare crudelmente non con numeri, ma con vite umane». Come si spiega la mancanza dei sette? Gli analisti lavorano su diverse piste. La più probabile è die i sette siano stati portati via dall'ambasciate: sarebbero quelli sospettati di spionaggio, che verrebbero processati e condannati in ogni caso. Non si esclude però che siano ammalati, o abbiano causato particolari problemi ai loro carcerieri, e vengano perciò tenuti in isolamento. Non si esclude neppure che il 4 novembre, al momento dell'attacco all'ambasciata, fossero fuori, e siano stati catturati e imprigionati altrove; o che siano caduti vittime di scontri isolati. Il dipartimento di Stato spera che i quattro religiosi siano riusciti a raccogliere notizie precise nei loro sondaggi. Negli Stati Uniti, il «giallo» ha infiammato gli animi, e la pubblica protesta si è estesa. In questa situazione, le provocatorie dichiarazioni dell'ayatollah Khomeini hanno assunto un funesto significato. In un discorso, /'ayatollah ha attribuito tutti i problemi dell'Iran «all'influenza straniera». Riferendosi alla richiesta americana che il Consiglio di Sicurezza dell'Onu imponga sanzioni economiche internazionali, ha auspicato un regime autarchico. «Siamo in stato di guerra — ha detto — anche se il fracasso degli Stati Uniti non ci spaventa... Gli altri Paesi non potranno più ricattarci se la nostra economia sarà indipendente». Khomeini ha quindi accennato a una guerra, ribadendo che gli Stati Uniti ne avrebbero paura, non l'Iran, «che è pronto al martirio». Le dichiarazioni hanno avuto, a Washington, un riflesso negativo non solo politico, ma anche economico. A New York, l'oro ha superato per la prima volta nella storia la barriera dei 500 dollari l'oncia. La duplice svolta negativa ha colto la Casa bianca e il dipartimento di Stato di sorpresa. In una serie di contatti segreti, essi avevano stabilito coi quattro religiosi un'intesa per esercitare pressioni sulle autorità iraniane. Ma solo il ministro degli Esteri Ghotbzadeh ha acconsentito a riceverli, per un lungo, sembra infruttuoso colloquio. Altri religiosi sono andati dall'ayatollah a Qom, la città santa, si ignora tuttavia con quale esito. Un ennesimo tentativo di mediazione è in atto su iniziativa personale di un deputato, George Hanser., che era già stato a Teheran alla fine di novembre per una settimana: ma il Dipartimento e la Casa Bianca lo hanno sconfessato. Hansen aveva proposto un'inchiesta del Congresso sullo Scià: si teme ora che egli accetti un invito a partecipare a un'iniziativa internazionale in questo senso. La visita dei quattro religiosi all'ambasciata ha destato profonda emozione negli Stati Uniti. In un comunicato, Washington ha precisato che il reverendo Howard ha incontrato 21 ostaggi, il reverendo Coffin 16, il cardinale Duval e il vescovo Gumbleton, insieme, ne hanno incontrati 6. «Ci sono sembrati in buone condizioni fisiche — hanno scritto — psicologicamente, abbiamo riscontrato In alcuni molta tensione... Non siamo mai stati soli con loro, ma abbiamo potuto conversare e pregare insieme». Parlando più tardi ai giornalisti, i quattro religiosi, visibilmente scossi dall'esperienza, hanno detto di aver pianto coi prigionieri. Su disposizione del presidente Carter, l'ambasciatore americano all'Onu McHenry ha intensificato gli sforzi per la convocazione d'emergenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Gli Stati Uniti non sono certi di ottenere la necessaria maggioranza dei due terzi, nove voti su 15 membri, per l'imposizione delle sanzioni eifmcrgehdd economiche contro l'Iran. Ma intendono andare egualmente fino in fondo. Hanno già ammonito l'Unione Sovietica che. qualora ponesse il veto, le relazioni «ne soffrirebbero gravemente». La Casa Bianca e il Dipartimento di Stato hanno inoltre ripetuto, prima di Natale, che restano a loro disposizione opzioni militari. Ennio Caretto