Gli sciatori rifiutano Schladming di Giorgio Viglino

Gli sciatori rifiutano Schladming Annullata la discesa di Coppa del Mondo disputata, solo per metà, nella nebbia e sui sassi Gli sciatori rifiutano Schladming Una gara-farsa per la mancanza di neve, il caldo ed il maltempo: dopo una ventina di arrivi (miglior tempo di Podborski) sospesa la prova - Dure proteste degli atleti, austriaci compresi - Dubbi per la disputa dei mondiali nella stessa località DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE SCHLADMING — Due buffonate in due anni sono dure da sopportare, ed è difficile che anche il permissivo mondo dello sci accetti passivamente la conferma di Schladming come sede dei Campionati mondiali 1982. L'anno scorso i discesisti calavano a valle sotto un impasto di neve e terra su un percorso accorciato. Questa volta, invece, sono scesi soltanto poco più di una ventina di concorrenti, in volo cieco per la prima metà della pista nascosta dalla nebbia e poi, con scintillio di lamine, sulla ghiaia affiorata in mezzo alla poca neve scampata al FOhn. A quel punto si è annullata la pseudo-gara, concepita come un primo tempo più un minuto, di recente calcistica attualità. Il problema di fondo riguarda quindi non tanto la Coppa del Mondo e il programma attuale, quanto i mondiali dell'82. Schladming non è all'altezza di mettere in piedi una manifestazione tanto importante, perché, al di là delle capacità dei singoli personaggi, non esistono le condizioni ambientali oggettive minime per garantire uno svolgimento anche approssimativo delle gare. La quota di 800 metri è identica a quella di Kitzbuehel, ma la valle è orientata in modo diverso e il vento caldo trova via libera a intervalli regolari. I mutamenti meteorologici sono frequenti, soprattutto rapidissimi. Venerdì notte ho visto i ragazzi che pattinavano sulla piscina ghiacciata. Ieri mattina, al risveglio, c'era soltanto più una crosta sottile e quando siamo tornati dalla discesa l'acqua era ormai trasparente con blocchetti di ghiaccio galleggianti. Tredici gradi non sono compatibili con nessuno sport che voglia chiamarsi invernale. Ovviamente rimettere in discussione il mondiale conquistato con tanta fatica, suscita il panico di tutti, sia per chi ha passato pressioni, mance, gratificazioni varie, sia per chi le ha ricevute. Ieri mattina immaginavo un suicidio collettivo di tutto il comitato organizzatore, ma ho dovuto ricredermi quando, con protervia veramente sproporzionata allo scopo, si è dato il via a tutte le manovre pre-gara per soddisfare un pubblico di oltre trentamila persone. Per un'ora e venti siamo rimasti ad attendere una prima discesa, rintronati da musichette, canti di abbirrazzati e annunci abbaiati dagli altoparlanti. Sotto i nostri occhi il lungo schuss finale, tracciato in diagonale, perdeva gradualmente il suo colore biancastro, la neve si fondeva in acqua e scorreva in rivoli verso le zone non recintate dove era in ammollo il pubblico. Occhieggiando poi attraverso i monitor televisivi, si vedeva il nulla della parte alta, immersa in quel mare di nubi che producevano la pioggerellina sottostante. Mentendo spudoratamente, gli organizzatori, con Hubert Spiess (uno dei santoni della Fis e coinvolto nella speculazione turistica di Schladming in prima persona) in testa, assicuravano ai discesisti che dopo il tuffo nel buio dalla partenza avrebbero trovato visibilità dopo cento metri. Rifiutavano però di mandare giù Erwln Stricker, che non è più un campione in attività, ma ha ovviamente larga esperienza, asserendo che bastavano gli apripista a dare un giudizio, giudizio, manco a dirlo, positivo. Cosi scendeva Steve Podborski, vincitore designato dal pettorale numero 1 e unico a trovare ancora un po' di neve nel tratto basso. Il suo tempo era inferiore ai due mi- nuti, poi gradualmente venivano giù gli altri, sempre più lenti, fino al ruzzolone di Ferstl, sbattuto per aria dall'attrito violento con un mucchietto di sassi, che si portava appresso le fotocellule del traguardo. Mentre tentavano di riparare i danni, arrivava il russo Makeev, che doveva ritardare la frenata per non investire uno dei troppi che si affollavano a sproposito e cadeva malamente anche lui. Per qualche attimo si è temuto che la farsa si trasformasse in tragedia, ma subito c'è stata una prima interruzione, quindi una seconda, dopo un altro lotto di dieci concorrenti scesi quasi tutti in piedi, poi finalmente l'annullamento. Il solito Spiess veniva aggredito dall'atleta austriaco Werner Grissmann che lo insultava a voce spiegata; fuggiva poi letteralmente inseguito da Plank, Walcher e Mueller che volevano per lo meno parlargli. Il più esplìcito di tutti era poi proprio lo svizzero, che dichiarava: -Anche in autostrada non sì va a centoventi all'ora se non si vede nulla'. E nella versione integrale non aveva affatto detto «nulla». Poi Grissmann ai microfoni della televisione nazionale: -Queste buffonate tolgono credibilità allo sci. Noi dobbiamo poter decidere come corridori e non essere nelle mani di questa gente che ha soltanto interessi propri da difendere». Adesso è già scoppiata la polemica sul recupero, che il padrino di Coppa, il giornalista Lang, vorrebbe a PraLoup, mentre il buon senso, visto che si deve raddoppiare una prova già assegnata, proporrebbe Kitzbuehel con il suo classico tracciato. Giorgio Viglino Schladming. Un passaggio acrobatico dell'austriaco Grissmann nella discesa annullata

Persone citate: Hubert Spiess, Mueller, Plank, Steve Podborski, Stricker, Walcher, Werner Grissmann