René Berenguer scarcerato a Novara «Sono una vittima delle circostanze»

René Berenguer scarcerato a Novara «Sono una vittima delle circostanze» È ritenuto il luogotenente del «boss» Bergamelli René Berenguer scarcerato a Novara «Sono una vittima delle circostanze» Indiziato di molti reati, ha scontato sei mesi ed è stato espulso dall'Italia - Ha criticato il carcere novarese; «Un inferno che distrugge fisicamente e moralmente gli individui» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NOVARA — Jacques-René Berenguer 42 anni, ritenuto il luogotenente di Albert Bergamelli nell'Anonima Sequestri, indiziato per una serie impressionante di reati ha lasciato ieri mattina il supercarcere di Novara ed é tornato in Francia sua terra d'origine. Per la giustizia italiana avrebbe saldato ogni suo debito. Gli e stata posta un'alternativa: l'espulsione dal nostro Paese, o il soggiorno obbligato per 5 anni a Lampedusa. Ha scelto di tornarsene a casa, anche se ha tenuto a precisare che l'Italia gli piace sopra ogni cosa. In questura, dove ha dovuto sostare un paio d'ore per il disbrigo delle formalità, ha parlato a lungo con i giornalisti. Ha accettato di rispondere alle loro domande, ma la sua e stata, soprattutto, una requisitoria contro la polizia il sistema giudiziario le carceri con particolare riferimento a quello di massima sicurezza di Novara. Era accompagnato dal suo legale, l'avvocato Giuseppe Mirabile, di Roma, il quale annuiva alle pesanti dichiarazioni di René, intervenendo soltanto per qualche puntualizzazione. Ma chi e Berenguer? Lui si dice una vittima delle circostanze: per le cronache é venuto alla ribalta nell'agosto 1976 allorché lo si accusò di avere ucciso l'agente di polizia Marchisella. nel corso della rapina alle poste di piazza dei Caprettari. a Roma, il 21 febbraio di quello stesso anno. Ma quando scatta l'accusa, lui se n'é già andato da Roma. Lo arrestano negli Stati Uniti, pare per una questione di droga, ma lui ieri ha puntualizzato: ...Voii e vero, è stato per via dei documenti falsi, tanto che la condanna è stata di soli 18 mesi». Rimane a lungo nel carcere di Lewisburg in Pennsylvania, poi nel maggio 1978 la magistratura italiana riesce a ottenere l'estradizione. Arriva a Fiumicino sotto forte scorta, e mostra le corna ai fotografi. Il processo in Corte d'Assise, per la rapina alle poste di piazza dei Caprettari e l'uccisione dell'agente Marchisella si conclude a dicembre in maniera clamorosa: René viene assolto, sia pure per insufficienza di prove. ■ Quella intentata contro di me era tutta una montatura — ha spiegato ieri —; l'uomo che sparò al poliziotto era "Joky il cileno", persona dal viso butterato e dai capelli rossi. E' bastato fossi presente in aula per far escludere ogni mia responsabilità. Tuttavia — aggiunge —per tre anni sono stato considerato un assassino sul quale si poteva sparare a nsta». Berenguer dovrebbe tornare in liberta, ma la magistratura romana chiede agli Stati Uniti un'altra estradizione per tutta una serie di rapimenti: da quello del presidente delia Voxson Ortolani, a quello di Marina Alessio figlia di un costruttore edile romano. Sono fatti per i quali l'estradizione non viene concessa. Si ripiega su un altro reato: la detenzione di armi, e questa volta la pratica va a buon fine. Ma la carcerazione preventiva, in tale caso, e limitata ad un anno, e René torna in liberta. Si fa il processo, al tribunale di Roma per i rapimenti. Gli imputati sono 37: e 15. tra i quali Berenguer vengono condannati. -Un ben strano processo — ha spiegato ieri René —nel quale, pur essendo presente per via della mancata concessione dell'estradizione, ero considerato contumace. Mi hanno inflitto 15 anni. dei quali un anno e mezzo per le armi. Mi accusavano di essere il luogotenente di Bergamelli. di essere uno del "clan dei marsigliesi". Ma Bergamelli io l'ho conosciuto solo in occasione del processo, non lo avevo mai visto pnma. E poi. io sono di Nizza e con i marsigliesi non ho avuto mai niente a che fa re ». All'epoca della sentenza (13 luglio scorso). Berenguer era in libertà provvisoria: l'indomani un ordine di cattura lo riporta in carcere. Da Rebibbia lo spediscono allo «speciale» di Novara. «Ha scontato sino all'ultimo giorno —dice il suo difensore, avvocato Mirabile —; qui non c'entra la decorrenza dei termini, come era accaduto a giugno, quando venne mandato al soggiorno obbligato a Colleferro». Interviene René: «Anche su quell'episodio ci sarebbe da dire qualche cosa. Si sono aggrappati ad un pretesto, una presunta violazione delle misure di sicurezza, per arrestarmi di nuovo, processarmi e condannanni a 6 mesi. Ho scontato anche questi: adesso basta». Berenguer completo blu su camicia bianca, cappotto doppiopetto cammello, capelli lunghi come usava qualche anno fa. lascia la questura sotto forte scorta, per l'aereoporto di Linate. Gli chiedono: «Ma in Francia non l'aspetta la ghigliottina'-: Risponde quasi con un sorriso: «Anche questa è una stona inventata dai giornali. Non e vero che sono scappato dal mio Paese per avere ucciso un poliziotto. Se solo sospettassi di essere arrestato non tornerei m Francia. La venta è che sono "pulito" e non ho da rendere conto a nessuno. A Lione ho un negozio, ma pnma di tutto dovrò pensare a disintossicarmi matenahnente e moralmente». Le sue ultime parole prima di salire sulla ..pantera» della polizia suonano come un monito: • // supercarcere di Novara e un inferno creato apposta per la distruzione fisica e morale degli individui. Li dentro non ci sono più uomini ma degli stracci. A breve scadenza succederà il peggio. Lo dico m coscienza, sottolineando che la politica non centra». Gli chiedono cosa intenda per »i/ peggio» e lui. pronto spiega: «Ci scapperà il morto, non ho il benché minimo dubbio. I detenuti hanno superato ogni limite di sopportazione e quella è gente che non ha più nulla da perdere. Qualche cosa, ancluz se nulla è trapelato, e già accaduto un paio di giorni fa. quando per un soffio è fallito il sequestro di un agente di custodia». Piero Barbe No\ara. Jacques Berenguer. appena scarcerato, col dirigente della Mobile De Luca