Guerra elettronica e miseria sopra le montagne di Oristano di Franco Giliberto

Guerra elettronica e miseria sopra le montagne di OristanoContraddizioni e fantascienza militare in Sardegna Guerra elettronica e miseria sopra le montagne di Oristano Un impianto all'avanguardia consente di addestrare i reparti aerei con combattimenti simulati - Polemiche delle autorità politiche regionali DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE ORISTANO — A valle, verso Rio Tumboi, tutto è come tremila nni fa: pecore, capre, pastori intirizziti, qualche casolare di pietra. E decine di paesetti miseri, malserviti o trascurati dai trasporti pubblici, con una situazione igienica disastrosa: parecchi casi di anemia mediterranea, tbc in aumento, favismo (una malattia del sangue abbastanza grave per una carenza nutrizionale) e perfino la malaria, tanto che il Consiglio nazionale delle ricerche ha deciso di mandare una «équipe» ad Ales, per una ricerca su questa pittoresca realtà sanitaria da Terzo mondo. A monte, invece, da dove si domina il golfo di Oristano, c'è una realtà fantascientifica: un impianto portentoso sulla Punta Arci (750 metri di quota) che evoca « Guerre stellari* oppure •Incontri ravvicinati del terzo tipo». E' una grande, complicata antenna, appoggiata su una struttura di cemento e acciaio, al centro di un pianoro recintato e controllato da tecnici d'alto livello, che si può considerare — assieme al sistema computerizzato che alimenta — l'ultimo grido in fatto di tecnologia elettronica al servizio della guerra aerea. La Sardegna — che spesso non riesce a far atterrare e decollare come Dio comanda gli aerei civili di linea, in eterno ritardo, perché a Cagliari e ad Alghero le apparecchiature apposite sono poco affidabili, riciclate oppure non ancora rodate — la Sarsegna, dicevamo, ha questo privilegio militare avveniristico. La diabolica invenzione di Monte Arci è indicata con una sigla: Acmr 1, che sta per «strumentazione per le manovre del combattimento aereo». Appartiene alla Nato e fa capo alla base militare di Decìmomannu. Grazie all'impianto,i reparti aerei della Nato riescono a standardizzare l'addestramento al tiro dei proprii equipaggi, eliminando l'uso delle armi. Phantom, Jaguar, G 91 e F 104, quando si alzano in volo nella zona occidentale della Sardegna non sparano, più micidiali proiettili o missili aria-aria, ma innocui impulsi elettronici. Negli addestramenti tradizionali a fuoco, sovente l'aereo bersaglio trainava una manichetta con appesa la sagoma da colpire, ed era evidente il pericolo. L'apparecchiatura avveniristica oggi consente di seguire la guerra aerea simulata in una base operativa di Decimomannu, dove più schermi luminescenti offrono una visione panoramica o dettagliata — a seconda delle richieste degli istruttori — degli aerei in volo addestrativo. Sugli schermi si seguono le evoluzioni di tutti i velivoli che operano a decine di chilometri dalla costa, sul mare, o in prossimità dell'isola. Gli aerei impegnati possono esser visti dall'alto, di lato, dal basso, in qualsiasi fase e movimento. I piloti, a loro volta, hanno monitor che segnalano continuamente la loro posizione e quella del «nemico». Sullo schermo gigante di Decimomannu, contemporaneamente, gli ufficiali istruttori distinguono le traiettorie dei «proiettili» sparati, regi-, strano i colpiti (le cui sagome su! monitor si irradiano di un aureola arancione) e controllano che il pilota «distrutto» esca di propria iniziativa dal poligono, per far ritorno alla base con le pive nel sacco. ma fortunatamente integro. Tornati a terra a manovra ultimata, gli equipaggi possono assistere al film della loro battaglia su grande schermo colorato, rivedendo errori, limiti di sicurezza superati, ingenuità o abilità tattiche messe in mostra. Da terra gli istruttori, naturalmente, già avevano avuto la possibilità di collegarsi con i vari piloti grazie ai monitor di sicurezza sempre in funzione. Le spese per l'impianto sono state pagate dai Paesi Na- to che operano nella base di Decimomannu (italiani, americani, inglesi, tedeschi) e non si sa esattamente a quanto siano ammontate. E' stato reso noto, invece, che in un anno e mezzo di attività questa apparecchiatura avrebbe permesso il risparmio di cento milioni di dollari (circa 80 miliardi di lire), che in maggior parte se ne sarebbero andati in fumo, nelle vere esplosioni di ordigni militari e nelle manutenzioni degli armamenti tradizionali. I sindaci di Terralba, Ales, Solarussa, Sauveromilis. comuni attorno a Monte Arci, nei giorni scorsi hanno polemizzato aspramente con la Nato per l'installazione militare: «Abbiamo visto sorgere l'antenna, arrivare tecnici, piantare apparecchi a noi sconosciuti in cima al Monte, in un terreno grande come un campo di calcio, senza che nessuno ci abbia chiesto un solo permesso. Soltanto adesso si è cominciato a sapere a che cosa serve tutto quell'armamentario. A noi non sta bene di essere considerati dei colonizzati. Vogliamo che certi progetti, soprattutto quelli militari, ci siano resi noti, e siano le nostre popolazioni a decidere se accettarli o meno». II sindaco di Oristano, dott. Sandro Ladu, aggiunge: «Certo, un miglioramento tecnico-militare e l'eliminazione di certi pericoli sono bene accolti in teoria. Ma la polemica sulla segretezza con la quale è stato costruito l'impianto di Monte Arci è fondata. Le servitù, militari già esistenti pesano in Sardegna anche perché costituiscono una limitazione, assai spesso, alle esigenze di sviluppo agricolo, urbanistico, sociale». Franco Giliberto

Persone citate: Phantom, Sandro Ladu