Speculazione e politica a Bari dietro un misterioso sequestro? di Francesco Santini

Speculazione e politica a Bari dietro un misterioso sequestro? Inchiesta sul rapimento di un imprenditore mai più tornato Speculazione e politica a Bari dietro un misterioso sequestro? Cinquecento milioni per pagare il riscatto investiti nella costruzione di un albergo? - Tredici avvisi giudiziari - Coinvolti parenti del rapito, bancari e magistrati DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BARI — Una storia oscura di politica e di contrabbando, di sequestri e di terrorismo scuote Bari immersa nelle mille luci di un Natale convulso. Si riapre il «dossier» Enzo Marino e nel rapimento dell'imprenditore più in vista della città., l'inchiesta coinvolge, con il padre del Marino, Maria Luisa Cavallo, l'affascinante moglie del giovane. Ua raffica di comunicazionel giudiziarie avvicina, in collusioni e intrecci insospettati, il nome di Angelo Marino, presidente dell'Unione regionale delle Camere di commrcio pugliesi, a quello di magistrati, di dirigenti di banca e di esponenti del contrabbando meridionale. Il sostituto procuratore della Repubblica Nicola Magrone si chiude nel silenzio. Ma l'indagine va avanti. Non chiarisce la fine di Enzo Marino, scomparso dal 25 marzo del '77, ma approda a Napoli, in via Partenope, sulle soglie di un grande albergo, il «Continental», per scoprire che 500 milioni concessi dal «Banco di Napoli» per pagare il riscatto, sono finiti nell'hotel più discusso di Napoli, ancora in costruzione, ancora avvolto nel mistero di una proprietà che si disse arrivasse ai vertici del Paese. Angelo Marino si sottrae alla curiosità di Bari. Chiuso nella sua villa alla periferia occidentale, si consulta con i legali. Ex membro del consiglio di amministrazione del «Banco di Napoli», presidente della Camera di commercio di Bari, è indiziato di frode processuale, di falsità in scrittura privata, di simulazione di reato, di favoreggiamento personale e, Infine, di truffa. Il magistrato indaga. Vuol capire quali siano stati i suoi rapporti con Michele Di Palma, 40 anni, indicato negli atti processuali come il responsabile del contrabbando della costa adriatica. C'è poi, in primo plano, un nome noto nel mondo degli istituti di credito: è quello di Pasquale Acampora, presidente ad interim del «Banco di Napoli». Anche per lui, una comunicazione giudiziaria. Il magistrato ha scoperto che Pasquale Acampora è stato l'anello di collegamento tra il «Banco di Napoli» e la società «Chiatamone», proprietaria dell'albergo. La costruzione di via Partenope fu ferma per molto tempo. Mancavano i fondi. Al presidente ad interim del «Banco di Napoli» il magistrato imputa il reimpiego, nel grande albergo, della somma concessa ai Marino per il riscatto. L'intreccio si infittisce quando, scomparso l'industriale barese, il magistrato scopre che la richiesta dei 500 milioni era giunta al «Banco di Napoli» con una settimana di anticipo sul sequestro. L'ipotesi fu allora che un «affare misterioso» legasse il giovane industriale barese al mondo del contrabbando: c'erano da pagare 500 milioni, si firmò la domanda di finanziamento. Ma 11 cerchio non si è chiuso. Il sostituto Magrone è andato avanti nelle indagini. E' ancora incerta la perizia su un cadavere irriconoscibile trovato In un'automobile bruciata quarantotto ore dopo il rapimento. «/ resti — scrissero i periti — possono attenersi a quelli di Emo Marino». Mai 11 nodo fu sciolto: alcuni elementi, troppo labili, Indirizzavano alla risposta positiva. I periti non danno conferme. Dopo 11 sequestro arrivarono due messaggi. Fu, per prima, la moglie dell'industriale a denunciarne l'inconsistenza. Una firma davvero singolare siglava la richiesta di riscatto: 'Antelope, Gruppo meridionale Nap». Una perizia ha accertato che fu 11 padre del ragazzo a scrivere il secondo messaggio nel quale il rapito rassicurava 1 familiari sulle sue condizioni. Con il magistrato il presidente della Camera di commercio si è giustificato: 'Il messaggio è servito — ha detto — a far tranquilla mia mo¬ glie-. Per lui Enzo è stato rapito. Ancora nei giorni scorsi sosteneva: «Ho trecento milioni pronti per il riscatto». Perché allora investire mezzo miliardo nella finanziaria del grande albergo? « Un imprenditore non lascia inutilizzato il denaro — ha sostenuto un testimone ascoltato ieri — mezzo miliardo si sgretola nell'inflazione: meglio è reimpiegarlo». Dagli ambienti baresi della Finanza, a quelli della magistratura con un pretore e un giudice istruttore inquisiti per 11 loro Intervento in favore di due presunti rapitori. Cioè una storia non chiara di libertà provvisoria e di grazie arrivate senza molto fondamento. Torna, in primo piano, il nome del giornalista AntonGiulio Loprete, della segreteria del socialista Michele Pellicani, ex sottosegretario alla Giustizia. Si indaga sulla anonima sequestri. Viene fuori il porto d'armi dei carcerieri del democristiano Francesco De Falco. Il documento trovato a Rio Nero, in provincia di Bari, è lo stesso usato per acquistare alcune armi scoperte poi a Roma, nell'appartamento di via Gradoli, nel corso del sequestro Moro. Nel firmare tredici comunicazioni giudiziarie, il sostituto Magrone ha dovuto vincere perplessità e contrasti. Lui parla poco, ma In procura si sostiene con vigore l'indicazione di sconfiggere i sequestri di persona. L'Inchiesta traumatizza la città: contrabbando ed edilizia adesso si intrecciano con i rapimenti e con la politica. Il boss Di Palma e il giornalista Loprete furono inseme sul banco degli imputati come mandanti del sequestro di Nicola Abrusci, 42 anni, anch'egli barese. Per lui, nel dicembre dell'anno passato, fu pagato un miliardo di lire. Il giornalista è stato assolto. Alla segreteria di Magrone dicono: 'C'è l'appello, si vedrà come finirà il processo». Francesco Santini

Luoghi citati: Bari, Napoli, Rio Nero, Roma