I khmer rossi «silurano» Pol Pot per facilitare un fronte unificato

I khmer rossi «silurano» Pol Pot per facilitare un fronte unificato Decisione del Congresso in una zona «liberata» della Cambogia I khmer rossi «silurano» Pol Pot per facilitare un fronte unificato L'ex premier resta tuttavia a capo delle forze armate - Forse si tratta soltanto di una facciata per coagulare attorno alla Kampuchea democratica il sostegno di Paesi altrimenti imbarazzati dalla sua presenza - In distanza qualcuno intravede la figura di Sihanouk NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE BANGKOK — II Congresso del popolo della Kampuchea democratica, riunito dal 15 al 17 dicembre in una «sona liberata» della Cambogia, ha nominato Khìeu Samphan primo ministro al posto di Poi Pot. Lo annuncia il Bangkok Post, citando fonti ufficiali. L'assemblea ha anche abolito la costituzione socialista del regime khmer rosso al fine evidente di facilitare la collaborazione (e l'eventuale formazione di un fronte allargato) con gli altri movimenti della resistema khmer, e di rendere meno ripugnante e più credibile l'appoggio di numerosi Paesi al regime rovesciato quasi un anno fa dalle forze armate vietnamite. Questa trasformazione della facciata sanguinaria dei khmer rossi va, di fatto, nel senso auspicato dai Paesi dell'Asean, preoccupati di sbarazzarsi dello 'Spauracchio Poi Pot- — del quale Hanoi ha fatto la sua arma principale — pur continuando a fornire il loro appoggio diplomatico alla Kampuchea democratica. Poi Pot era anche considerato il principale ostacolo a qualsiasi dialogo con Hanoi nel tentativo di trovare una soluzione negoziata al problema cambogiano. Mercoledì il Vietnam aveva respinto un'offerta in quel senso fatta dalla Malaysia a nome dell'entità politico-economica dei cinque Paesi anticomunisti del Sud-Est asiatico. C'è da dubitare tuttavia che Hanoi veda in questo ^rimaneggiamento» altro che una manovra inaccettabile per iniziativa di chi sostiene i khmer rossi, la Cina e la Thailandia in particolare. Non è neppure certo che le diverse componenti politiche cambogiane non comuniste accettino, come nel 1970, di partecipare a un fronte unito di cui il partito comunista della Kampuchea e l'esercito khmer rosso (da 20 a 30 mila uomini) formeranno l'ossatura, rimanendo ufficialmente nell'ombra (dietro una facciata «sihanoukista-, per esempio). Nessuno ha dimenticato che la collaborazione in seno al Funk e al Grunk si era conclusa, dopo il 1975, nelle purghe radicali di cui si sa. Se Poi Pot, primo ministro dall'aprile 1976, è sostituito sotto pressione straniera da Khieu Samphan, capo dello Stato da quella stessa data, egli conserva tuttavia le funzioni, importanti nella fase attuale, di capo supremo delle forze armate e di segretario I pgenerale del partito Ieng Sary, seconda figura del tandem «del genocidiodenunciato senza sosta da Hanoi, mantiene le sue funzioni di vice primo ministro incaricato per gli affari esteri e Son Sen quello di vice premier incaricato per la Difesa: Nuon Chea, ex presidente dell'Assemblea, diventa ministro alla presidenza del consiglio. Anche nel nuovo gabinetto ristretto c'è un ministro delle Finanze, Thiunn Thium, il che può sembrare il limite dell'assurdo per un regime che aveva abolito il denaro e che thstlamgmuuCPpbMa«bnsopravvive nella foresta, in | g prossimità della frontiera thailandese, grazie agli aiuti stranieri. Le prime reazioni alle rivelazioni del Bangkok Post sono mitigate. «Questo rimaneggiamento — afferma un diplomatico — è allo stesso tempo un'ammissione di debolezza e un sotterfugio da illusionista. C'è Poi Pot senza la figura di Poi Pot. Non vedo nulla che possa modificare il rigetto in blocco, da parte di Hanoi e di Mosca, dei khmer rossi». Un altro ritiene al contrario che «questi cambiamenti potrebbero facilitare la collaborazione dei khmer rossi con certi gruppi nazionalisti: quelli di Sihanouk e di Son Sann, per esempio. Khieu Samphan, che non ha mai avuto molto potere in seno al vecchio regime, è stato finora risparmiato da Hanoi nelle sue violente critiche contro Poi Pot e Ieng Sary». Questi sviluppi si registrano, pochi giorni dopo l'incontro di Poi Pot con i giornalisti stranieri «in una zona liberata», un'operazione pubblicitaria alla quale la stampa thailandese aveva accordato un'estesa risonanza. R.-P. Paringaux Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampa»

Persone citate: Ieng Sary, Khieu Samphan, Nuon Chea, Samphan, Sihanouk