Forse una tassa, in America sull'importazione di petrolio

Forse una tassa, in America sull'importazione di petrolio Preoccupazione e stato d'allarme per la riunione Opec di Caracas Forse una tassa, in America sull'importazione di petrolio Si parla del 20 per cento - Carter, con l'appoggio del Fondo monetario, vuole proporre una conferenza dei principali Paesi consumatori DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Se gli aumenti dei prezzi del petrolio dell'Opec saranno eccessivi, il presidente Carter imporrà una tassa di quasi il 20 per cento sulle sue importazioni. Con l'appoggio del Fondo monetario internazionale, proporrà inoltre una conferenza dei principali Paesi consumatori. Lo hanno dichiarato ieri, mentre la riunione di Caracas si svolgeva in un clima sempre più teso, i portavoce del ministero dell'Energia americano. Il presidente inquadrerebbe tali misure in un bilancio per l'anno finanziario '80-81 improntato all'austerità. Nel bilancio, che contemplerà un fortissimo incremento delle spese militari, ridurrà tuttavia il deficit dagli attuali 33 miliardi di dollari a 12 miliardi. Carter si riserva una decisione finale per il momento in cui il nuovo regime di prezzi del cartello sarà tutto in funzione. Egli potrebbe imporre una tassa di 4.20 dollari al barile già il primo gennaio: potrebbe attendere il primo lu- glio. nella speranza che la campagna per la conservazione di energia in corso dia fru tti sostanziosi: potrebbe imporre la tassa gradatamente, mezzo dollaro alla volta, da qui alla fine dell'82. Le opzioni, hanno dichiarato i portavoce, non cambieranno se. di fatto. l'Opec non stabilirà un regime unitario, e si registrerà un caos nei prezzi. Il rischio che il Congresso ponga il veto al presidente, come avvenne già a maggio per il razionamento della benzina, non esiste: egli si rifa infatti a una legge che gli conferisce poteri straordinari su prodotti «che mettono in pericolo la sicurezza nazionale". Dietro le eventuali misure, vi è la constatazione che. alleile nell'attuale regime, qualora le importazioni di petrolio non diminuissero, gli Stati Uniti dovrebbero pagare per esse Jiell'80 quasi 80 miliardi di dollari, circa il doppio di due anni fa. I recenti aumenti, annunciati proprio alla vigilia della riunione di Caracas. dell'Arabia Saudita, degli Emirati, e. l'altro ieri, della Libia e della Nigeria, tutti Paesi esportatori degli Usa. hanno già aggravato il disavanzo della bilancia dei pagamenti, e provocato rialzi dei prezzi dei carburanti. La tassa sulle importazioni di greggio avrebbe indubbiamente un effetto inflazionistico, hanno ammesso i portavoce, ma costringerebbe la produzione del petrolio nazionale americano a salire. L'inflazione oggi è del 13 per cento, e Carter ha allo studio misure per contenerla. L'appello per una conferenza dei principali Paesi consumatori verrebbe rivolto dagli Stati Uniti ai partners occidentali dopo l'instaurazione dell'austerità. Il direttore del Fondo monetario internazionale. Jacques De Larosière. favorirebbe il progetto perché considera il problema energetico «la causa prima dell'instabilità economica mondiale». Egli prevede che nell'80 il greggio non mancherà, perché quasi tutti i Paesi hanno accumulato riserve ingenti, ma dui nell'Sl. dopo che l'Opec ne avrà ridotto la produzione, vi sarà una corsa all'accaparramento. «Senza una soluzione del problema — ha detto — l'inflazione si aggraverà. E per rimediarvi, si applicheranno restrizioni tali da cadere nel ristagno». Larosière pensa che l'Occidente debba ridurre i consumi, e che occorrano negoziati per concordare prezzi e livelli produttivi con l'Opec. Per il momento, non è sicuro che il presidente Carter possa raggiungere i suoi obiettivi. Ma la questione energetica appare legata alla difesa del dollaro. L'incertezza che ha circondato la riunione di Caracas ha avuto ripercussioni negative sui mercati internazionali dei cambi. La valuta Usa ha perso quota, e anche la Borsa a Wall Street ha segnato cali notevoli. Il "boomdell'oro è stato sul punto di superare il muro dei 500 dollari l'oncia di fino, prima di fermarsi a 488 dollari. Rispetto al '71. quando l'oncia valeva 42 dollari, il rialzo è stato di quasi 12 volte. «E' la misura più esatta — ha dichiarato l'ex consigliere economico del presidente Ford. Alan Greenspan —della precaria situazione in cui ci troviamo». Le speranze di Carter poggiano sulla presa di coscienza, del Congresso dopo l'opposizione da esso esercitata nei suoi confronti la scorsa primavera, e.c. '

Persone citate: Alan Greenspan, Jacques De Larosière