Milano: aumentate le pene per i rapitori di Montelera di Vincenzo Tessandori

Milano: aumentate le pene per i rapitori di Montelera I giudici sono rimasti 24 ore in Camera di consiglio Milano: aumentate le pene per i rapitori di Montelera Luciano Liggio, da 18 a 22 anni, Giacomo Taormina, da 19 a 21 anni e mezzo, per suo fratello Giuseppe da 13 a 17 - Responsabili anche di altri rapimenti DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MILANO — Corte d'appello, sezione terza, verdetto in un processo per sequestri di persona: una sconfitta per la mafia. Paga chi. fra il '72 e il '74. rapi Pietro Torielli junior. Luigi Rossi di Montelera ed Emilio Baroni, e pagheranno anche alcuni dichiarati «non colpevoli» nella discussa sentenza di primo grado. I magistrati hanno sottolineato quanto fu esatta l'inchiesta condotta dal giudice istruttore Giuliano Turone, quali siano le caratteristiche di un'associazione criminale con connotazioni mafiose, quali i ruoli di «padrini» e «picciotti». Ora non rimane che vivere l'ultimo atto di questa brutta, lunga storia: porre il sigillo spetta alla Cassazione, alla quale han già fatto ricorso numerosi imputati. Sono le 9.45 quando il presidente della corte. Dalberto Cassone, seguito dai giudici a latere Giovanni Arcai ed Edgardo Santachiara, esce dal conclave: son rimasti chiusi per quasi ventiquattr'ore. L'aula magna, per giorni quasi deserta, è affollata, soprattutto sono accorsi i parenti degli imputati. Nella gabbia ci sono i detenuti, i tre fratelli Taormina e Gaetano Quartararo, don Agostino Coppola e Giuseppe Ugone senior. E' assente Liggio, che ha rifiutato il viaggio a Milano, annoiato per questo nuo5vo processo nel quale, ha dichiarato, -son finito perché dò lustro all'istruttoria*, e manca l'altro padrino, Giuseppe Pullara, a piede libero perché «ammalato». Aveva assistito a quasi tutte le udienze, ma ieri mattina non s'è visto e dopo la sentenza sul suo capo pende un mandato di cattura. C'è silenzio nella grande sala e il dott. Cassone, con marcato accento siciliano, -nel nome del popolo italiano", legge il dispositivo della sentenza. Per Luciano Liggio pena aumentata da 18 a 22 anni ; per don Giacomo Taormina, capo del clan dei carcerieri di Rossi e Torielli, pena portata da 19 a 21 anni e mezzo; per suo fratello Giuseppe da 13 a 17 anni; per Francesco, che aveva «confessato» di aver «tenuto» Montelera in vincoli, da 19 a 20 e 8 mesi; per Giuseppe Ugone senior, primo carceriere dell'industriale torinese, la pena passa da 14 a 19 anni; per Gaetano Quartararo da 12 a 14 anni; per Giuseppe Pullara da 13 anni a 13 anni e mezzo. Il meccanismo della sentenza pone in evidenza lo stretto legame fra i sequestri di Luigi Rossi e di Torielli: sull'ipotesi che i fatti fossero separati e che quindi le responsabilità dovessero essere valutate sotto una luce particolare, aveva fatto leva la difesa e proprio su quel punto si è registrata la grossa sconfitta. C'è. fra gli imputati, chi ha avuto una parziale riduzione di pena: «padre santa Lupara», il reverendo Agostino Coppola, ha la condanna ridotta da 14 anni a 13 anni e mezzo, due dei quali condonati. Per Nello Pernice, che si dice un uomo di fiducia di Liggio assolto in primo grado, pena di quattro anni, dei quali due condonati, per associazione a delinquere; Michele Guzzardi e Giuseppe Ciulla, dall'assoluzione in primo grado passano a una condanna a 18 anni. Le condanne nuove sono cinque, i nuovi verdetti di colpevolezza: la sentenza segue i suggerimenti del procuratore generale Giovanni Caizzi. E' assolto, «perché il fatto non costituisce reato»,, Pietro Torielli. vittima-imputato, per paura aveva taciuto il vero al giudice. Assolto in primo grado per aver agito «in stato di necessità», ora ottiene la riabilitazione. Gli anni di carcere irrogati, in totale, sono 189, in primo grado erano stati 128. La lettura viene seguita in silenzio. Una sentenza che forse dona nuovo vigore alle indagini sulle attività della mafia ài Nord. Dice il giudice Turone: -L'inchiesta si era un po' are-' nata, in attesa della sentema dell'appello. Ora riparte*. Turone appare soddisfatto perché questo processo mette un sigillo al lavoro che per anni ha portato avanti con passione e competenza: -Il verdetto recupera parecchie posizioni dell'accusa, ripercorre abbastanza puntualmente le tappe della sentema istruttoria*. Una conclusione che è «fa totale conferma dell'impostazione istruttoria*, commenta il procuratore generale Caizi zi. -Si sono collegati tutti quegli elementi e personaggi che, in primo grado, erano stati tenuti separati*. Luigi Rossi di Montelera. ora deputato democristiano, contrariamente a quanto fece nel processo di primo grado in aula non si è mai visto, ma ha seguito giorno per giorno il processo. Gli parlo prima che parta per Roma: -E' una vittoria della giustizia. Dimostra che quando si opera con decisione si può arrivare a risultati concreti contro le varie forme di violenza, di delinquenza, di criminalità*. Nell'arringa, l'avvocato Giannino Gui¬ se difensore di Francesco Taormina, aveva sostenuto che l'onorevole -doveva la vita* al suo carceriere perché costui, malgrado tutto, non l'aveva ammazzato. Ora Montelera ribatte: -Ritengo che sia abbastanza inqualificabile che dichiarazioni di questo genere siano fatte in un tribunale*. Vincenzo Tessandori

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