Sulla Sardegna già sconvolta dai sequestri torna la grave minaccia di «Barbagia rossa» di Franco Giliberto
Sulla Sardegna già sconvolta dai sequestri torna la grave minaccia di «Barbagia rossa» Dopo il tentato rapimento dell'ex presidente regionale Sulla Sardegna già sconvolta dai sequestri torna la grave minaccia di «Barbagia rossa» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE SASSARI — In Sardegna ha ripreso a suonare il campanello di allarme più temuto dal pubblico potere locale e dal governo: il campanello del terrorismo politico, che non soltanto da oggi tenta un matrimonio con il banditismo «tradizionale... Dietro l'arresto di quattro persone avvenuto martedì notte a Sassari, gli inquirenti intravedono lo spettro di «Barbagia rossa», un'organizzazione simile alle Brigate rosse, che nei suoi volantini mutua alla consorella «continentale», oltre al linguaggio, la stella a cinque punte inscritta nel cerchio e tenta di far leva sulla sfiducia nelle istituzioni che tanta gente qui nutre per secolare abitudine. Arrestati non lontano dalla casa di Pietro Soddu. già presidente della Regione e attuale capogruppo democristiano nel Consigio regionale, i quattro avevano tutto l'occorrente per un sequestro di persona. « Volevano rapire Soddu» è l'ipotesi più verosimile formulata dagli inquirenti. Un mitra, sette pistole, alcune bombe a mano, qualche chilo di munizioni, documenti falsi, punzoni, timbri di vario tipo, corde, passamontagna, siringhe e narcotico: questo l'armamentario degli arrestati, colti su un'auto targata Sassari da alcune pattuglie della squadra mobile e catturali prima che uno del gruppetto togliesse la sicura ad una bomba a mano e la lanciasse contro i poliziotti per tentare la fuga. Ma ciò che più attira le attenzioni degli inquirenti, per ora. è la personalità degli arrestati: il primo. Angelo Pa- scolini, 24 anni, di Roma, a quanto pare già segnalato come militante di organizzazioni estremiste. La sua presenza nel gruppo è considerata anomala: nella storia del banditismo sardo, dicono gli inquirenti, mai era stato reclutato un «continentale... Il secondo. Luciano Burrai. 23 anni, residente a Roma, ma fino a poco tempo fa abitante a Bitti, zona calda del Nuorese. dove negli ultimi mesi sono stati compiuti atti terroristici rivendicati da «Barbagia rossa... Il terzo, Antonio Solinas. 29 anni, di Castelsardo. che la polizia teneva d'occhio come sospetto appartenente' dì un movimento eversivo. Il quarto. Carlo Sergio Manunta. 22 anni, di Sassari, fratello di Enzo Manunta, 25 anni, incriminato e sotto processo in questo periodo per un attentato contro il magistrato sassarese Giovanni Mossa, giudice che si era occupato della rivolta dei detenuti all'Asinara. Enzo Manunta. secondo l'accusa, avrebbe tentato di far saltare in aria l'appartamento del giudice con un chilo e cinquanta grammi di «gamsite», potentissimo esplosivo. L'ordigno non era scoppiato per un difetto della miccia.. Il giovane era stato arrestato assieme a suo padre di 71 anni, nella cui casa colonica di Platamona erano state trovate armi, munizioni e altre dodici cariche di «gamsite». Dicono gli inquirenti: 'Il fratello minore, ora. potrebbe aver l'oluto ricalcare le orme di Enzo Manunta. schierandosi fra i pochi disperati del terrorismo politico die con "Barbagia rossa" tentano una escalation violenta nell'isola». «Barbagia rossa» ha compiuto vari attentati (rivendicati con volantini) negli ultimi due anni, alternando pause di qualche mese all'attività terroristica: la distruzione di un radiogoniometro e il furto di armi in una caserma di Siamaggiore. presso Oristano: gli attacchi con bombe a mano e colpi di mitra alle caserme dei carabinieri di Lula. nel .Nuorese: gli analoghi attentati nelle caserme di Santa Lucia. Oliena. Orani. Orgosolo; i furti di carte di identità in bianco in alcuni municipi della zona. L'organizzazione clandestina non era mai giunta, finora.; alla dimostrazione clamorosa, che avesse echi nazionali (anche se lo stesso generale Dalla Chiesa, ultimamente, è stato due volte in Sardegna proprio per affrontare il tema della possibile virulenza di «Barbagia rossa»). Il sequestro a Sassari del capogruppo consiliare democristiano alla Regione —se l'i¬ potesi sulle intenzioni degli arrestati è fondata, come sostengono gli inquirenti — poteva essere il primo vero e proprio colpo grosso. Ma il tentativo dei terroristi politici di collegarsi al banditismo sardo tradizionale è l'evenienza maggiormente temuta dalle forze dell'ordine. Si sa per certo che due noti esponenti estremisti — ora in car-' cere — nel luglio del 1978 sono giunti da Roma nel Nuorese per un incontro con un gruppo di latitanti locali, ricercati per omicidi e sequestri. Gli inquirenti hanno appurato che durante il «summit» sono state gettate le basi per una collaborazione. Collaborazione, in verità, abbastanza problematica per le diverse, lontane mentalità dei vari interlocutori. Rimane il fatto che nell'ultimo volantino di «Barbagia rossa», reso noto nel novembre scorso, c'era un brano che inneggiava anche ai «normali» sequestri di persona, ritenuti una forma di protesta proletaria, di ribellione al potere, anche se non organizzati «su basi politiche solide». Nel proclama, che costituisce una martellante apologia di reato, si legge che i sequestri «appartengono senz'altro al patrimonio di lotta del proletariato della Barbagia che tassa in questo modo i responsabili delle rapine e dello sfruttamento capitalista». E' evidente che in Sardegna — isola ricca di squilibri sociali ed economici, terreno fertile di contestazione — il pubblico potere e le forze dell'ordine temano il radicarsi, anche parziale, di questa nuova aberrazione ideologica. Franco Giliberto
Persone citate: Antonio Solinas, Carlo Sergio Manunta, Dalla Chiesa, Enzo Manunta, Luciano Burrai, Pietro Soddu, Soddu
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