Puntata sul «plagio» la lente dei giudici di Liliana Madeo

Puntata sul «plagio» la lente dei giudici La Corte Costituzionale dirà se è reato Puntata sul «plagio» la lente dei giudici Si tratta di una imputazione molto rara e sempre difficilmente dimostrabile: è stato famoso il caso Braibanti ROMA — Davanti alla Corte Costituzionale è arrivato il reato di plagio, il discusso art. 603 del codice penale che punisce da 5 a 15 anni «chiunque sottopone una persona al proprio potere, in modo da ridurla in totale stato di soggezione». I giudici dell'alta corte e il presidente Amadei sono stati chiamati ieri mattina, al secondo piano del palazzo della Consulta, in una sala di broccati tutti dorati, sotto gli affreschi e gli stucchi della volta, ad una prima ricognizione della spinosa questione, che una decina di anni fa divenne un «caso» con la condanna per plagio al prof. Braibanti. e diede vita a due proposte di legge per l'abolizione dell'art. 603 (una. del luglio '68, recava fra gli altri la firma dell'on. Malaguginì, comunista, oggi giudice costituzionale). La presunta incostituzionalità della norma è stata questa volta sollevata dal giudice istruttore di Roma Ilario Martella. Un anno fa egli rinviò alla Corte gli atti relativi a un sacerdote. Emilio Grasso, di 40 anni, romano, fondatore di diverse comunità religiose, accusato di aver plagiato 41 persone, imputato di 'Violenza privata, sottrazione consensuale di minorenni, atti di libidine». Le denunce erano partite nel '73. da tre genitori. Alla magistratura avevano fatto presente che le comunità ave vano ben poco di religioso, che i figli erano stati indotti da padre Grasso ad abbandonare le famiglie, lo studio, il lavoro, i precedenti rapporti affettivi e sociali, che il religioso li costringeva a vivere •nella promiscuità e nella sporcizia», che «alimentava un culto esasperato della propria personalità utilizzando anche linguaggi e significati propri del trascendente per applicarli in modo sconcertante alla sua persona. Sta di fatto che gli adepti lo deificano, trovano in lui l'unica ragione e significato della propria vita, sotto il suo influsso diventano inconsciamente automi, non sono liberi di elaborare un proprio pensiero». Le comunità continuavano a vivere. Altre ne nascevano, in borgata, in Umbria, in Olanda. Belgio. Cameroun (dove, ha raccontato padre Grasso ieri, due membri sono stati ordinati sacerdoti l'8 dicembre scorso). Contemporaneamente la battaglia giudiziaria si arricchiva di nuovi colpi: ritiro di passaporti, chiusura di «centri», richiesta di perizie psichiatriche, interrogatori, mentre in scena entravano guaritori, moralisti, mitomani. Nell'aprile '78. il pubblico ministero chiese il proscioglimento del sacerdote «perché il fatto non sussiste». Ma il giudice Martella rinviò tutto alla Corte Costituzionale. Qui. ieri, gli avvocati Mellini e Ventre che difendono «non Grasso né la comunità, ma il consesso degli uomini liberi». hanno parlato di -puzza di zolfo e di stregoneria», chiedendo che i giudici affermino l'incostituzionalità della norma. L'avv. Plick, di parte civile, ha fatto un intervento più problematico, con molti interrogativi. Ha ricordato che di plagi, anche collettivi, è piena la vita moderna; da quello drammatico della Guyana. ai condizionamenti della pubblicità, alle fughe dal reale, alla ricerca di soluzioni individuali alla sofferenza del vivere, ai conventi di clausura, alla droga. «Il problema —egli ha detto — è di tutelare il diritto del soggetto ad avere rapporti autonomi con il mondo esterno, evitare che i condizionamenti collettivi sovrastino il singolo, evitare che la norma in questione venga attuata in maniera anticostituzionale, sindacando le idee e perdendo di vista quella prospettiva di solidarismo che la nostra costituzione pone invece come dato centrale». Alcune decine di giovani, tutti seguaci di Grasso, occupavano i posti riservati al pubblico. Al loro fianco, i genitori in lotta con il religioso. All'uscita, ci sono stati scambi polemici di battute, freddezza, segni di ostilità, parole di dolore. Una donna ha citato, ricordando il fascino che il «Padre» della Guyana esercitava sui suoi fedeli, una lettera di sua figlia: «Totalità vuol dire che se il Priore mi dice di uccidere, uccido. Lo so che questo discorso è da invasata, ma è l'unico. Il Padre Abate sta al di sopra delle regole, e può mutarle quando lo ritiene necessario». Liliana Madeo

Persone citate: Amadei, Braibanti, Emilio Grasso, Grasso, Martella, Mellini, Priore, Ventre

Luoghi citati: Belgio, Olanda, Roma, Umbria