Verona: un grido di allarme per la splendida Piazza Erbe

Verona: un grido di allarme per la splendida Piazza Erbe Il «cuore» della città mostra segni di preoccupante decadenza Verona: un grido di allarme per la splendida Piazza Erbe I commercianti con i caratteristici ombrelloni abbandonano la «storica» piazza: erano 120, ora sono soltanto 50 - Allarmanti i segni di degrado nella fontana e nei palazzi che la circondano VERONA — Una commissione comunale sarà istituita per individuare le iniziative da adottare per salvare piazza Erbe. Quest'angolo di Verona storico-artistica, cantato da poeti italiani e stranieri rischia di morire. La decadenza lascia segni preoccupanti. I commercianti stanno abbandonando la piazza fino a qualche anno fa unica per i suoi coloriti banchi di frutta e verdura e 1 tipici ombrelloni che si rubavano lo spazio attorno alla fontana di Madonna Verona che, insieme all'Arena, è uno dei simboli della citta. All'abbandono dei vecchi «piassaroti» si accompagna il degrado generale degli edifici storici, veri capolavori architettonici, che contornano la piazza. «Le condizioni di Madonna Verona — ricorda il sovrintendente ai beni storici del Veneto prof. Renzo Chiarelli — sono terrificanti. A differenza delle altre fontane famose d'Italia, da quella di Perugia a quella di Bologna, quella di piazza Erbe è tuttora "socializzata", serve ancor oggi per lavare i vari ortaggi. Bisognerebbe fare una precisa scelta nel senso del monumento e vietarne l'uso. Fra l'altro si tratta di un monumento molto importante: la fontana ha ornamenti molto belli e armonico è il sistema di vasche che salgono fino alla statua romana. Le teste barbute attorno alla statua sono attri-\ buite alla cerchia di Giovanni di Rigino, lo scultore più famoso del Trecento veronese. La statua vera e propria è invece romana ad eccezione della testa che è del Trecento. Un monumento, dunque, di valore storico-artistico». La proposta del prof. Chiarelli è quindi, di fare come a Torino. Di traslare la fontana nei laboratori della sovrintendenza per provvedere al restauro. Ma il Comune non ha mai risposto. Un altro problema è quello degli affreschi che rendono unici gli edifici che circondano la piazza, in particolare casa Mazzanti. «Questi affreschi — sostiene il sovrintendente — costituiscono un patrimonio estremamente vario e interessante. Sono ancora ben visibili e quindi potrebbero essere salvati, come siamo riusciti a fare, arrampicandoci sugli specchi, per quelli del Giolfino in un'altra zona della città antica. Se rimangono esposti sono destinati alla inesorabile rovina. Bisognerebbe quindi, essendo proprietà privata, con-1 sorziare i proprietari con enti, \ associazioni ed istituti per finanziare la loro salvezza». Intanto, però, la piazza si deturpa e si vuota. I bancarella! se ne vanno. Erano 120, ora sono rimasti soltanto in 50. E accanto a frutta, verdura e fiori ormai si trova di tutto, abbigliamento e costruzioni in metallo (l'unico obbligo è quello di mantenere l'ombrellone) dove si friggono patatine e si servono wurstel e birra I commercianti fuggono perché il lavoro è di grande disagio, perché tre incendi dolosi hanno arrecato gravi danni e smorzato i residui entusiasmi e soprattutto perché la piazza è ormai uno dei centri d'incontro per traffici di droga. A questo punto le solu¬ zioni sono due: o si libera totalmente la piazza dalle bancarelle e dagli ombrelloni, provocando la rivolta dei tradizionalisti (ma la piazza è esteticamente bellissima e quindi non perderebbe il suo fascino), oppure si riempiono i vuoti. Alla soluzione del problema è impegnato l'assessore Sandro Perobelli. Un'idea che si sta vagliando è quella di creare incentivi perché i giovani che cercano un'occupazione possano sostituire i vecchi commercianti (ci sono delle «piassarote» come le chiamarono i poeti che hanno superato i 70 anni). L'impegno, co¬ munque, è quello di fare ritrovare un'immagine ed una funzione a questo cuore di Verona che muore alle prime ombre della sera e che in questa stagione, senza turisti, oltre ai vuoti presenta anche una serie di bancarelle chiuse. Sono quelle dei souvenirs che hanno sostituito la frutta, la verdura, i fiori. «Andando avanti di questo passo — dice sconsolata una venditrice di caldarroste e patate dolci — piazza Erbe la ritroveremo soltanto nelle cartoline e nelle ricostruzioni che si fanno all'estero per la propaganda turistica e per i gemellaggi». Franco Ruffo

Persone citate: Chiarelli, Franco Ruffo, Madonna, Mazzanti, Renzo Chiarelli, Sandro Perobelli

Luoghi citati: Bologna, Italia, Perugia, Torino, Verona