Analisi del giorno maledetto

Analisi del giorno maledetto La polizia ricostruisce il mosaico del venerdì di sangue Analisi del giorno maledetto Finora solo l'attentato al «capo» di Mirafiori è stato rivendicato - Gli altri assalti sono forse opera della delinquenza comune collegata con i terroristi - Un personaggio chiave: il detenuto in semilibertà arrestato a Lingotto la stessa pistola nell'assalto di Leinì e in via Venfimiglia I torinesi ricorderanno a lungo il 14 dicembre, venerdì maledetto. Attentati, sparatorie, sangue, rapine tentate e riuscite, false segnalazioni. Mentre la gente tiene il fiato sospeso e si chiede impaurita se e quando cesserà l'escalation di violenza, se si dimostreranno efficaci le recenti misure del governo per fronteggiarla, polizia e carabinieri sono impegnati a ricomporre il mosaico dei prin-' cipali episodi del blitz di fuoco Nessun dubbio, per la questura, sulla matrice politicoterroristica dell'attentato al caporeparto Adriano Albertino: la rivendicazione viene ritenuta attendibile. Gli hanno sparato sette colpi cai. 7,65. La polizia ha la descrizione di due persone del commando: lo sparatore e il compagno che lo copriva. Buio sul resto. Rientravano nel piano strategico dei terroristi anche gli altri tre episodi (ferimento del sorvegliante Fiat Iveco, Michele Sacco, rapina di 520 milioni alla Fiat Rivalta e tentata rapina alla Fiat Lingotto) registrati nel giro di poche ore venerdì mattina? Era tut-, to preordinato o c'è stata una singolare coincidenza? Gli inquirenti non escludono nulla. II personaggio chiave (l'unico in verità) della matassa sembra diventare il pregiudicato Giuseppe Campiceli!, preso dalla polizia nel cortile dello stabilimento di Lingotto, subito dopo il mancato assalto alle buste paga dei dipendenti. E' soltanto un personaggio di secondo piano della delinquenza comune? Non pare proprio. Anzitutto perché il dossier a suo nome per scippi, rapine, furti, evasioni è abbastanza ponderoso. Poi, perché durante il soggiorno in carcere lo si è visto spesso in contatto con i gruppi più politicizzati, con i promotori delle sommosse. Era uno dei neofiti del partito armato, una «recluta» che si apprestava ad entrarci attivamente? Durante l'interrogato?io di ieri in questura, il Campicela ha comunque dimostrato un comportamento molto sicuro e non ha esitato a confessare che venerdì mattina mirava ai soldi delle buste paga del Lingotto.-Certo—ha detto — volevo fare una rapina, ma da solo e disarmato. Conosco bene la trafila per ritirare le retribuzioni al Lingotto. Nel '69 lavoravo anch'io, come operaio. Venerdì mattina aspettavo gli impiegati coni sacchi, pieni di soldi. M'è andata male, pazienza». E gli altri, che hanno tentato il grosso colpo, li conosceva? 'Macché, mai visti, non c'entravano con me. Soltanto una coincidenza'. Una dichiarazione non molto credibile. Di qui l'ipotesi della polizia. Campicelli potrebbe essere uno dei detenuti in semilibertà (in carcere lui passava soltanto la notte, dalle 6,30 alle 18 era fuori) dei quali si servirebbero i seguaci del partito armato per le loro imprese di autofinanziamento o «espropri». Alle «Nuove» sono una novantina a beneficiare della semilibertà. Molti di loro hanno un lavoro, ma soltanto di copertura. In realtà, alcuni pagano addirittura i presunti datori di lavoro pur di farsi consegnare la busta-paga che consente loro di poter usufruire della libertà part-time. Il lavoro sarebbe soltanto un alibi. Su questi detenuti privilegiati pare che da tempo brigatisti e altre organizzazioni eversive abbiano posto gli occhi. Prenderebbe sempre più piede, in tal caso, l'ipotesi secondo la quale i confini tra criminalità comune e terroristi non sono ben definiti. Nell'accostare le tessere del mosaico del blitz di venerdì, la polizia non tralascia altri particolari interessanti. Quale significato dare, per esempio, alla serie degli allarmi fasulli dati anonimamente per telefono alla Questura? Alle 10,10 di quella mattinata una se gnalazione informava che 'Stavano sparando alla Fiat di via Settembrini'. Alle 10,40, altro depistaggio telefonico: 'Hanno ferito un guardiano della Fiat di lungo Stura Lazio». Strane combinazioni, singolari coincidenze in un momento caldo per le forze dell'ordine già impegnate in vari punti della città per gli assalti veri? Oppure, c'era un cervello che coordinava tutte le operazioni? Sul fronte delle indagini, c'è da segnalare che la Digos ha scoperto un altro dato interessante: gli identikit di alcuni terroristi che hanno sparato a docenti e allievi della scuola di amministrazione aziendale, in via Ventimiglia, firmando Prima linea, corrispondono alle caratteristiche fisiche di persone già protagoniste di altri attentati. Una delle pistole che ha sparato in via Ventimiglia, inoltre, è la stessa che ha ferito l'industriale Pietro Orecchia a Leinl, il 7 dicembre scorso. In quell'occasione il commando firmò sui muri la paternità: 'Ronde proletarie di combattimento». Ezio Mascarino Guido J. Paglia

Persone citate: Adriano Albertino, Campicelli, Ezio Mascarino, J. Paglia, Michele Sacco