La «strada della discordia» ha diviso la Regione Marche di Ermete Grifoni

La «strada della discordia» ha diviso la Regione Marche Dovrebbe collegare i centri dell' Appennino La «strada della discordia» ha diviso la Regione Marche È la «Pedemontana» che unirebbe tutte le zone interne della regione - Democristiani e socialdemocratici ne auspicano la realizzazione, ma socialisti e comunisti sono contrari ANCONA — Nell'ultima seduta del consiglio, la giunta regionale delle Marche, com-. posta dai partiti laici psi, pri, psdi, con l'appoggio esterno dei democristiani, ha rischiato di andare in crisi per la «pedemontana», un'arteria che secondo le intenzioni dovreb-, be unire i centri ai piedi degli Appennini attraversando la regione per tutta la sua lunghezza, in pratica un equivalente della «adriatica» che corre lungo il litorale. Democristiani, socialdemocratici e destra nazionale in sede di discussione del piano triennale dell'Anas hanno votato a favore di un ordine del giorno che auspicava la realizzazione della «pedemontana» quale struttura indispensabile allo sviluppo delle zone Interne delle Marche, tenuto conto dei dodici poli di industrializzazione già individuati dalle comunità montane interessate; i socialisti si sono dissociati e hanno votato contro, insieme con i comunisti e la sinistra indipendente che sono all'opposizione. Il consigliere repubblicano era assente. La «pedemontana», che è nelle Marche un po' la mina vagante (una delle tante) della solidarietà tra i partiti di governo, tanto che proprio sul tracciato dell'arteria più di cinque anni fa cadde una giunta di centro-sinistra, ha rischiato quindi di essere la protagonista di una seconda crisi inaspettata e se alla spaccatura non è stato dato un rilievo strettamente politico è dovuto al fatto che la questione della grande viabilità, e in particolare della «pedemontana», nel luglio scorso venne tenuta fuori dall'accordo di maggioranza. Quando cioè faticosamente, dopo un anno di crisi, fu ricostuita nell'estate scorsa la giunta, si decise di comune accordo di non parlare della «pedemontana», che pur essendo una strada divideva più che unire. Ora il fatto che 11 «ragazzaccio evaso» si sia ripresentato improvvisamente in famiglia è stato interpretato in vario modo. Secondo alcuni sarebbe il sintomo di uno scricchiolio nella maggioranza, secondo altri di un salto di stagione, la battaglia elettorale di primavera nelle Marche sarebbe già cominciata partendo dall'entroterra. Per comprendere tuttavia — a parte la po-. litica — le regioni di una cosi accesa divisione attorno a un problema occorre rifarsi alla geografia fisica delle Marche, una terra con tante valli a pettine dentro le quali i fiumi e anche le strade ad essi parallele corrono verso il mare, raccordate sulla costa dall'autostrada e dalla statale adriatica numero 16, e non comunicanti invece tra loro nella parte a ridosso degli Appennini, se non attraverso antiche e tortuose strade Con questa situazione, tenuto conto che allo spopolamento dei centri montani corrisponde oggi un sovraffollamento e un'esasperata urbanizzazione della fascia litoranea, è naturale che la massima aspirazione di tutti 1 maggiori centri dell'interno delle Marche sia quella di vedersi uniti tra loro da un asse di scorrimento Nord-Sud, ai piedi degli Appennini, che eviti al traffico di scendere sulla costa per poi risalire verso i monti seguendo le strade consolari delle vallate. Questo asse è appunto la «pedemontana», di cui sono stati finora realizzati tratti modestissimi nel Fabrianese e nell'Ascolano, dove qualche giorno fa la Cassa per il Mezzogiorno ha finanziato il progetto del traforo di Croce di Casale. E' chiaro, però, che la «pedemontana» ha un senso e una funzione se viene attuata per intero, si da poter fare il «pendant» con le arterie costiere, altrimenti diventa una serie di segmenti e di buone intenzioni su cui meditare in tempi di magra come quelli che stiamo attraversando. E a questo punto le posizioni dei partiti e in qualche caso anche all'interno di alcuni di essi, divergono. Comunisti e socialisti dicono che lo sviluppo dell'entroterra non va affidato solo alle strade, che costano tra l'altro una barca di miliardi per ponti, viadotti e trafori, ma agli incentivi economici, ai servizi, a una diversa politica per la montagna. Democristiani e socialdemocratici sostengono che però, senza strade adeguate, non si va lontano, per cui il riscatto dell'entroterra depresso è affidato al rapporto di città-regione che con la «pedemontana» viene creato tra centro e centro attualmente confinati in uno splendido ma improduttivo isolamento. Ermete Grifoni

Luoghi citati: Ancona, Casale, Marche