È morto il ragazzo che sulla 500 rubata ha tentato una folle gara coi carabinieri

È morto il ragazzo che sulla 500 rubata ha tentato una folle gara coi carabinieri Tragica conclusione della sparatoria avvenuta l'altra sera in piazza Guala È morto il ragazzo che sulla 500 rubata ha tentato una folle gara coi carabinieri Aveva 16 anni e un passato di ladruncolo - Al volante dell'automobile, ha ingaggiato una fuga impossibile - L'omicidio di Lucento: chi era l'obiettivo dei killers: l'uomo ucciso o quello che è sfuggito? Enzo La Marca, il sedicenne ladro d'auto ferito da una pattuglia di carabinieri con un colpo di mitra alla nuca mentre fuggiva su una vettura rubata, è morto ieri alle 2,40 nel reparto di rianimazione delle Molinette. Pine dolorosa e tragica per una vita adolescente e già sbandata, fatta di espedienti, bruciata giorno per giorno nell'emarginazione del ragazzi di borgata. Disoccupato, sette fratelli, il padre che, prima di ottenere in gestione un bar di via Monastir, aveva dovuto adattarsi a fare il pastore con il gregge In una baracca vicino a casa. Enzo La Marca aveva nell'alloggio di via Artom 99/19 una piccola collezione di documenti di motocicli rubati. Era il suo modo di sbarcare il lunario. L'altra notte ci ha riprovato con una «500» : forse un furto su commissione, di quelli che i ricettatori compensano con poche decine di migliaia di lire. Nella sua incoscienza, una bravata non più grave di tutte le altre volte, quando era sempre andata liscia. Ma 11 destino ha voluto che la sua serata finisse tragicamente nel clima di tensione e di ajlarme che la citta, ferita dal terrorismo, vive ormai da lungo tempo. Per lui è stata la morte; per Filippo La Scala, suo coetaneo, via Fratelli Garrone 67/37, un'esperienza drammatica, conclusasi in cella. Avevano rubato quella «500» al mattino, a Moncalieri, in via Somalia, sotto la casa del proprietario, Venerando Maugeri. Forse ci hanno scorrazzato sopra senza paura per tutto il giorno, finché, alle 21,45 in piazza Guala, si sono imbattuti in una pattuglia del nucleo radio¬ mobile: militari all'èrta, armi alla mano, come purtroppo vuole l'emergenza di questi tempi. In risposta all'alt, una fuga stupida e rischiosa, soprattutto senza scampo; e poi ancora, quando la potente Alfetta del carabinieri s'è affiancata all'utilitaria, il goffo tentativo di urtarla per sgusciare via. Negli attimi drammatici di un inseguimento anche il ladro d'auto sedicenne può essere scambiato per terrorista: due o tre colpi di mitra, che il destino vuole beffardamente precisi, ed un proiettile centra alla nuca il ragazzo chinato sul volante. Sgomenti di fronte alla realtà. i militari sono 1 primi a tentar di soccorrerlo, invano. Il complice, Filippo La Scala, è fermato pochi minuti dopo nel fosso lungo la ferrovia di via Onorato Vigliane lo sguardo smarrito, gli abiti macchiati del sangue di Enzo. Controllano i suoi precedenti: ha cominciato a rubare quando non aveva ancora 14 anni. * * Si sono appuntate sul mercato della droga di Lucento le indagini per identificare gli assassini di Giovanni Bagato. pregiudicato di 24 anni, ucciso l'altra sera da killers rimasti sconosciuti mentre viaggiava su una .500. guidata dall'amico Angelo Giannone. Già in riformatorio a 15 anni, e poi ancora arrestato per sospetti di furto e rapina, il Bagato aveva forse contatti — almeno in qualità di consumatore — con il sottobosco degli spacciatori di droga nella zona di Lucento. teatro non molto tempo fa di una brillante operazione che portò a numerosi arresti. E' legata a quell'episodio la feroce esecuzione di via Stradella? Che tipo di sgarro aveva commesso la vittima per essere li¬ quidata in modo così .esemplare., su ordine, quasi certamente, del giro che conta nella malavita? E ancora: chi era dei due uomini in «500» il vero bersaglio dei killers, Giovanni Bagato oppure Angelo Giannone? Anche le ricostruzioni più meditate dell'episodio dimostrano con evidenza che il Giannone. al volante dell'utilitaria, se l'è cavata con molta fortuna, grazie alla sua prontezza di riflessi: quando la «Ritmo» blu s'è affiancata alla «500» svoltando da via Zubiena in viale Madonna di Campagna, diretta verso via Stradella, la mano omicida armata di una calibro 38 a tamburo s'è affacciata sul finestrino del guidatore: e se Angelo Giannone non si fosse gettato in avanti sul volante, rannicchiato (come dimostrano i proiettili che l'hanno ferito alla spalla ed alla natica sinistra), anche i tre colpi che hanno ucciso Giovanni Bagato sarebbero finiti nel suo corpo. Subito dopo la sparatoria, mentre il giovane in fin di vita veniva accompagnato al Maria Vittoria da un carabiniere di passaggio, un altro automobilista ha soccorso Angelo Giannone, trasportandolo su sua richiesta all'ospedale di Venaria: di qui il ferito è stato ieri trasferito all'ospedale Martini Nuovo, dove ora è ricoverato con prognosi di venti giorni. Potrebbe essere proprio lui, se la paura non gli cucirà la bocca, ad indirizzare gli investigatori sulla pista buona. if Due bottiglie molotov collegate a una sveglia sono statetrovate dentro una borsa da ginnastica all'angolo di corso■ 11 • n 1111 > i ■ i c 111 ■ 1111 ■ 111111 unii Mi Orbassano con via Boston. Le ha viste, Ieri mattina, un passante, che ha informato la polizia. Erano state forse nascoste sotto un'auto; non si sa, però, se obiettivo degli attentatori potesse essere la vettura o un negozio vicino. Due artificieri hanno staccato un filo collegato alla sveglia e a una batterla. Le due bottiglie contenevano una benzina e l'altra clorato di sodio. e

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