Revel, polemiche e buona tavola
Revel, polemiche e buona tavola Revel, polemiche e buona tavola MILANO — Questa volta Jean-Francois Revel non ha ricette politiche da suggerire; ma proprio ricette tout court.' Anche se lui precisa: 'Non è un manuale pratico di cucina, è un viaggio nell'immaginazione applicata agli usi alimentari nei secoli». Poi, da buon giornalista. ' definisce senz'altro 11 suo ultimo libro «un reportage», e cosi cerca di ridurre un po' lo spesso profilo di questa erudita incursione nella «vita quotidiana», di questa divagazione intellettuale che. visibilmente, lo ha divertito un sacco. Certo colpisce non poco Tiultimo titolo nella folta bibliografia di Revel. Accanto a opere come A che servono i filosofi?. Né Cristo né Marx, La tentazione totalitaria La nuova censura, si allinea ora questo 3000 anni a tavola. Un libro politicamente tranquillo, a differenza di altri che scatenarono furiose polemi¬ che? 'Non si sa mai, fra i luoghi comuni di certo gauchismi c'è anche l'idea bizzarra che l'amore per la buona cucina sarebbe un comportamento reazionario: piaceri dai quali il popolo sarebbe escluso». Niente di più falso, naturalmente, ed ecco Revel discettare su ricchi che mangiano male e poveri che cucinano da re, su cucine ricche In Paesi poveri, la Cina la Grecia 11 Portogallo, su cucine povere in Paesi ricchi, l'Inghilterra gli Stati Uniti. Altro punto: non c'è rapporto fra buona tavola e ricette elaborate, la semplicità più rustica può offrire splendidi piatti, la gastronomia più raffinata ignobili intrugli. Revel parla di cucina da osservatore distaccato. -Io cuoco? Forse che il politologo governa?». A ciascuno il suo, dunque, e a questo punto l'attualità siede a capotavola. Ec¬ co il polemista marsigliese alle prese con tre scandali comparati: Watergate. Lockheed. Bokassa. Ben diverso dai pri-, mi due il caso francese dei diamanti donati al Presidente da un grottesco dittatore africano. 'Qui non c'è, come nel Watergate. offesa alla funzione delle istituzioni politiche, qui è soltanto una questione di delicatezza, di buon gusto». Poi la conversazione lo porta alla polemica dura. Sulla 'repressione» in Italia, l'approccio di gente come Foucault o Guattari è semplicemente viziato dalla 'tentazione totalitaria». E' lo 'Stalinismo in senso lato», tuona il saggista conservatore, che spinge costoro a cambiar le carte in tavola, per cui 'il totalitarismo è democrazia, la democrazia è totalitarismo». Non si capirà mai niente del mondo se non ci si decide a limitare il senso della più clas¬ sica polarizzazione politica, destra e sinistra, all'interno dei sistemi democratici. Perché 'il totalitarismo consiste appunto nell'eliminare la coesistenza di una destra e di una sinistra». Che senso ha dire' che 'Breznev è a sinistra, la Thatcher a destra»? E Georges Marchais. che 'aspira al monopolio del potere», come può dirsi a sinistra? Ecco un punto che andrete be approfondito, ma ormai Revel ha imboccato un altro sentiero polemico. Adesso se la prende con la celebrazione rituale delle rivoluzioni imperfette, come la francese che fini con Napoleone o la russa che sboccò in Stalin: »La sola rivoluzione riuscita, quella dei coloni americani, è quasi dimenticata*. Anche alla tavola della storia, infatti, ci sono piatti prelibati che non si servono più, o si servono malinconicamente freddi, a. v.i
Luoghi citati: Cina, Grecia, Inghilterra, Italia, Milano, Portogallo, Stati Uniti
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