Compromesso storico per Khomeini di Igor Man

Compromesso storico per Khomeini INTERVISTA CON KIANURI, IL LEADER DEI COMUNISTI IRANIANI Compromesso storico per Khomeini Il primo segretario del Tudeh si schiera con rAyatollah, che tende la mano al partito marxista forse per garantirsi la solidarietà dell'Ursii - «Condividiamo l'articolo della Costituzione che limita gli scioperi» - Parla di «lotta» contro imperialismo e sionismo, di «attenzione» per i diseredati; approva il ricatto dell'ambasciata Usa - Una frecciata all'eurocomunismo* DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE TEHERAN — Qualcuno racconta che a un ayatollah preoccupato per l'invadenza' delle sinistre e, soprattutto, del Tudeh (masse), il pc iraniano, Khomeini abbia detto: «Il Tudeh è solo l'ala marxista del movimento islamico». Un lungo colloquio con Nureddin Kianuri, primo segretario del Tudeh, lascerebbe pensare che la storiella sia autentica. Da nessun altro uomopolitico laico abbiamo sentito tessere l'apologia della rivoluzione khomeinista come da lui. E nessun altro partito non musulmano è privilegiato dal regime come il Tudeh. Mardom (popolo), il suo organo ufficiale, è diventato un quotidiano venduto nelle edicole. Davanti all'Università e financo dinanzi l'ambasciata americana, tenuta da studenti rigorosamente islamici, le bancarelle rigurgitano di libri in farsi con sulla copertina le facce di Marx, Engels, Lenin, Gramsci E, infatti: «Non abbiamo mai goduto di tanta libertà, dice Kianuri, neanche al tempo di Mossadeq. Il regime è teocratico eppure nella sua storia l'Iran non ha mai beneficiato, come oggi, della democrazia. Chi avrebbe detto che nello scorcio del Ventesimo Secolo l'Islam sarebbe stato capace di sprigionare una simile carica rivoluzionaria? Tutto questo, prosegue, si deve a Khomeini, un leader politico estremamente lucido, serio». Realpolitik Nureddin Kianuri, se non fosse per i baffoni tipicamente persiani, potrebbe passare per un quieto professore tedesco per i modi compiti, visibilmente soddisfatto della, sua condizione. Versa il té all'ospite con gesti cerimoniosi, sussurrando jawhol; ogni volta che deve abbandonare la poltrona per rispondere al telefono, non dimentica di dare un'assestatina al gran mazzo di garofani rossi che troneggia sulla sua ordinatissima scrivania. Ventidue lunghi anni d'esilio nella Repubblica Democratica Tedesca (ha insegnato architettura a Berlino Est) lo hanno reso padrone di quella lingua, lo hanno più che mai convinto come «un buon comunista debba essere paziente, disciplinato e realista». E' dunque nel segno della Realpolitik che il Tudeh opera: «Dobbiamo prendere atto della situazione: il popolo iraniano è profondamente sciita. La componente religiosa della rivoluzione khomeinista è un dato incontrovertibile; sicché è con questo popolo che dobbiamo lavorare, portando avanti le nostre idee, per combattere l'imperialismo, il sionismo. Ciò non vuol dire che siamo religiosi, tutt'altro, non ci mascheriamo: siamo marxisti e lo proclamiamo con orgoglio. Non vedo perché in Europa dovreste scandalizzarvi; prendiamo il caso dell'Italia: una infinità di cattolici sono comunisti. Certo abbiamo dinanzi a noi un lungo lavoro da compiere, ma nemmeno troppo difficile poiché esiste una consonanza dello sciismo, che è lotta di popolo, con il socialismo». Ma l'imperialismo si com- batte occupando un'ambasciata, prendendo degli ostaggi? Kianuri diventa paonazzo: «Nessuno in Europa ha ancora capito la rivoluzione iraniana, replica, commettete il solito errore di misurare col vostro metro fatti e situazioni di cui non riuscite a comprendere le motiva-, zioni culturali; quella iraniana è una rivoluzione iraniana, non è mai accaduto qualcosa di simile in nessun altro Paese». Appunto, non é mai successo che uno Sta to, sia pur rivoluzionario, avalli un'operazione terroristica come quel-, la condotta contro l'ambasciata americana Un atto insano che sfigura un movimento rivoluzionario la cui battaglia è stata seguita con attenzione e rispetto persino . dalla stampa americana. «Ma quella, si dispera Kianuri, non era un'ambasciata, era un centro di attività spionistiche e di ingerenza negli affari interni dell'Iran; lo è stato dal 1953». Afi spieghi allora, come mai non solo i democratici ma anche la classe operaia di tutta Europa condanni il ricatto: estradizione di Reza 'Pahlavi contro gli ostaggi? ■ La rivoluzione non l'abbiamo fatta per l'Europa bensì per il popolo iraniano oppresso da una sanguinaria dittatura». Meglio cambiare argomento. Su quali basi poggia quella sorta di compromesso storico, da voi proposto — e, almeno per ora, accettato —, con il regime teocratico? «Sulla strategia politica di Khomeini incentrata su quattro pilastri: innanzi tutto la lotta contro l'imperialismo e il sionismo; l'atteggiamento intransigente contro il regime dello Scià e le forze su cui si fondava; l'attenzione alle condizioni di vita dei mostazafin. la parte più diseredata della popolazione; infine la ricerca di una democrazia popolare autentica, non formale». Codesta democrazia popolare come si concilia con una Costituzione, che voi avete votato, la quale assegna poteri assoluti a una sola persona, il faghih. declassa la donna, condiziona l'attività dei partiti al rispetto dell'Islam, nega in fatto la libertà di sciopero? «Abbiamo votato "si" ma non senza riserve. Con un documento abbiamo chiesto, fra l'altro, il diritto all'autoamministrazione delle minoranze nazionali, la parità assoluta della donna, la partecipazione del partiti al governo, una maggior articolazione dei potere centrale dopo la scomparsa del faghih. Questi e altri problemi dovranno essere risolti dal-, l'annunciata appendice alla' Costituzione». Ma il diritto di sciopero? «L'articolo che limita in certo modo scioperi e agitazioni, noi lo condividiamo considerandolo una misura eccezionale che si giustifica nel quadro delle attuali difficoltà.. £ gli accadimenti dell'Azerbaigian, liquidati da Khomeini con la demonizzazione del dissenso? «Ogni qualvolta certi settori islamici sembravano prevalere con le loro spinte involutive è stato Khomeini a fermarli, a correggere il tiro. E' stato cosi quando si è scatenata la campagna dello chador. .Quando 1 fanatici bruciavano i libri di sinistra. Quando si è arrivati allo scontro armato nel Kurdistan. Ogni volta è stato Khomeini a bloccarli. Lo stesso è accaduto a Tabriz: Khomeini, ancora una volta, ha capito che la rivoluzione era minacciata da destra ed è intervenuto sollecitando il popolo a smascherare 1 falsi patrioti». Sopravvivere L'allineamento cieco e assoluto sulle posizioni di Khomeini può spiegarsi con la disperata preoccupazione del Tudeh di sopravvivere comunque, costi quel che costi L'amara lezione del passato brucia ancora. Il Tudeh è nel Medio Oriente un partito unico nel suo genere, il solo che corrisponda al concetto occidentale di partito politico. Il pc iraniano affonda le sue radici in una vecchia tradizione rivoluzionaria: già .nel 1905-1907, Taki Zadeh sC mette alla testa di un movimento estremista di breve durata, ma la cui influenza si ritrova nelle rivolte degli anni 1918.1920 e '21. L'anno felice del Tudeh è il 1944. Il partito, fondato a Teheran il 20 ottobre del '41, si presenta alle elezioni conquista nove seggi Perù, «corrotto dal gioco parlamentare», si rifugia^ in dubbie alleanze con nazionalisti di ogni risma e financo con ex partigiani del nazismo. Abbagliato dalla congiun-_ fura politica =~il NordUéWÌran è occupato dai russi — e dal successo elettorale, il Tudeh passa all'azione. Scoppiata il 12 dicembre 1945. nell'Azerbaigian, e al principio del '46 nel Kurdistan, la rivo-' luzione comunista conosce strepitosi successi Ma nel dicembre del 1946, il governo emargina il Tudeh e fa invadere le «repubbliche democratiche», la cui resistenza si spezza rapidamente. Il partito torna alla ribalta' con l'avvento di Mossadeq. Mossadeq, anticomunista, impegnato nella lotta contro le 'Sette sorelle*, viene manipolato dal Tudeh e, infine, trascinato, nell'agosto del '53, ' in una avventura rivoluzionaria che abolisce la monarchia. Proprio tre giorni dopo la presa del potere, un controcolpo, costato alla Cia solo venticinque milioni di rials.. rimette sul trono Mohamed Reza. In poche ore il Tudeh' crolla, e la sua mancata resistenza stupisce tanto i suoi avversari che l'opinione mondiale, i Autocritica Kianuri mi dice che fu fatta, allora, l'autocritica. Tra l'altro, troppi elementi estranei avevano inquinato il partito, portandolo su posizioni nazionaliste - anarcoidi L' Urss non poteva accettare alle sue frontiere musulmane una miscela esplosiva e contagiosa Dopo l'autocritica, la svolta: epurazione dei quadri nuovo apparato decentralizzato nelle regioni curde e azerie, stretti legami con l'Urss. Paradossalmente è proprio la 'rivoluzione bianca* dello Scià a rilanciare il Tudeh. Nasce una classe operaia che viene organizzata, esplode il malcontento dei contadini! che vengono indottrinati 7n-ì fine il boom petrolifero, gli •anni della industrializzazione selvaggia consentono al Tudeh di infiltrarsi nell'esercito e nei sindacati In ultimo, la rivoluzione khomeinista permette al pc iraniano di verificare come il Tudeh sia •in grado di paralizzare l'economia del paese controllando gli operai dell'industria petrolifera. Ora che Nureddin Kianuri, «più vicino ai problemi reali dell'Iran», ha preso il posto di Soliman Eskandari. il Tudeh si rifugia sotto la tonaca di Khomeini disposto a un compromesso storico con gli atei marxisti (ancorati agli schemi della Terza Internazionale), forse per garantirsi la 'solidarietà» dell'Urss. Ma se Khomeini passasse a miglior vita? «Sapremmo come regolarci». E qui Kianuri lancia una frecciata agli eurocomunisti «H comunismo non è una professione, come certi 'compagni europei mostrano di credere. E comunismo è lotta di classe, sacrificio, rivoluzione. Non si può avanzare contestando 1 Paesi socialisti. Chi l'ha fatto ha perduto voti, chi è rimasto coerente, come Cunhal, ne ha' guadagnati. Ci accusano di esser infeudati all'Urss di avere messo il turbante. Non è vero: abbiamo una via autonoma al socialismo da seguire, senza, tuttavia, dimenticare la lezione storica della rivoluzione d'ottobre». Igor Man