Allevare le manze invece che macellarle è uno dei segreti per importare di meno

Allevare le manze invece che macellarle è uno dei segreti per importare di meno Dalla provincia di Asti una iniziativa da imitare Allevare le manze invece che macellarle è uno dei segreti per importare di meno ASTI — L'Astigiano è conosciuto, in tutto il mondo, per i suoi vini. Ma chi direbbe che, tra le sue belle colline, o nelle rare e difficili pianure, esistono allevamenti di bellissimi bovini di razza piemontese? Tutto, o quasi, è nato nel 1932, dall'idea d'un giovane veterinario condotto, di nome Pietro Andriano. Questo giovane medico, appassionato del suo lavoro, creò quasi cinquantanni fa, a Castelnuovo Don Bosco il primo centro di fecondazione artificiale Esistente in Italia, come servizio pubblico. L'idea gli venne da un'osservazione attenta dei piccoli allevatori, che non potevano permettersi di tenere un toro, e si servivano della monta pubblica; ma qui capitava che, sovente, i tori erano infettati da triconomiasi, e di conseguenza le vacche non partorivano (l'infecondità raggiungeva punte del 60 per cento). Nello stesso tempo, l'agricoltura cominciava a meccanizzarsi. Se prima il bovino era a triplice attitudine (lavoro, carne, latte), ora il lavoro veniva pian piano ad essere sostituito dal trattore; quindi, la necessità che gli animali, affinché fossero redditizi, si riproducessero con sicurezza, cioè che le vacche diventassero delle «fabbriche di vitelli». Quel giovane veterinario, nel 1960 divenne consigliere provinciale ad Asti e cinque anni dopo presidente dell'Amministrazione provinciale, che regge tuttora. Assunto a questa alta carica pubblica, Andriano non si dimenticò della sua lontana esperienza a Castelnuovo Don Bosco; anzi, volle applicarla su più vasta scala, anche perché il reddito del vino — malgrado l'Astigiano sia una provincia prettamente vinicola — non sempre era sufficiente per tirare avanti. La Provincia di Asti, mi dice Andriano, che, malgrado l'età, ha conservato una vivacità da giovanotto, si è prefissa tre obiettivi: 1) dato che il reddito degli, agricoltori è molto basso, abbinare alle entrate derivanti dal vino, altre entrate dagli allevamenti; 2) valorizzare quella grande ricchezza che abbiamo in Piemonte, e che si chiama razza bovina piemontese («la migliore razza da carne del mondo»); 3) aiutare, anche se di poco, a raddrizzare la bilancia commerciale, oberata delle massicce importazioni di carne. L'azione dell'Amministra¬ zione provinciale è stata questa, mi spiega Andriano: abbiamo convinto i nostri allevatori a portarci gli animali sulle piazze dei paesi, dove i nostri tecnici li avrebbero esaminati, e avrebbero fatto una selezione. Perché non abbiamo mandato i tecnici di stalla in stalla? Per risparmiare denaro. Abbiamo detto agli agricoltori: se mandiamo la commissione nelle vostre cascine, metà dei fondi stanziati se ne vanno in spese di trasferimento; se venite voi nelle piazze, ci saranno più soldi da distribuire. Gli agricoltori l'hanno capita e hanno partecipato sempre più numerosi a queste rassegne, che erano per loro anche delle feste, delle occasioni per incontrarsi. Nel 1965 s'è iniziata questa attività, con tre nuclei di selezione e 350 iscritti; alla fine del 1979 esistono 25 nuclei con seimila animali iscritti e una produzione annuale di circa 1500 vitelli da destinare all'allevamento. Una commissione formata da cinque tecnici, mi dice Andriano, in ogni rassegna fa una scelta generale, per il potenziamento e la selezione genetica. L'orecchio dell'animale viene marchiato e contem¬ poraneamente, il proprietario dell'animale riceve il primo aiuto; 10 mila lire (basta la presenza al raduno). Quando un animale è marchiato, verrà poi sottoposto alla fecondazione artificiale gratuita (con seme dell'Istituto zooprofilattico di Torino), con prove di progenie (cioè con tori selezionati, che abbiano dato risultati positivi). Lo scopo è quello di eliminare alcuni difetti della razza bovina pie' montese: eccessive dimensioni del feto; lingua troppo lun ga che impedisce al vitello di prendere il latte; rachitismo. Oltre alle 10 mila lire iniziali, l'allevatore riceve, come aiuti: trasporto gratuito sul luogo della rassegna; fecondazione artificiale gratuita; 25 mila lire per le vitelle nate da bovine iscritte ai nuclei dell'Amministrazione provinciale e ritenute idonee dalla, commissione; 50 mila lire alle manze provenienti delle vitelle premiate l'anno precedente; 50 mila lire alle manze immuni da tbc e da brucellosi che sostituiscono le vitelle impegnate, ma non allevate per causa di morte o sterilità. La Provincia di Asti, per questa meritoria iniziativa, spende 90 milioni l'anno, integrati da altri 90 milioni della Regione. 1. bu,

Persone citate: Andriano, Pietro Andriano

Luoghi citati: Asti, Castelnuovo Don Bosco, Italia, Piemonte, Torino