Si attende la sentenza e c'è sempre tensione di Claudio Cerasuolo

Si attende la sentenza e c'è sempre tensione La Corte in camera di consiglio Si attende la sentenza e c'è sempre tensione TORINO — Lunga attesa per la sentenza della corte d'assise d'appello che giudica le Br. La giuria si è ritirata ieri alle 12,30 ed è tuttora riunita in camera di consiglio. Il presidente Conti, che è riuscito a rispettare il ruolino di marcia prefissato e a chiudere 11 dibattimento in sette udienze (la prima il 28 novembre scorso) aveva già fatto approntare alcune brandine per consentire ai giudici popolari, durante la notte, qualche momento di riposo. La tensione delle udienze (dalle 9 alle 15 del pomeriggio), la consapevolezza di trovarsi di fronte a imputati protagonisti in altre occasioni di feroci proclami di violenza e di morte, la possibilità di attacchi all'aula dell'ex-caserma Lamarmora, hanno provocato nei giurati un accumulo di stanchezza che deve essersi manifestata proprio nel momento di entrare In camera di consiglio. Ci vorranno parecchie ore per valutare i motivi d'appello del 31 Imputati che hanno impugnato il giudizio di primo grado. Il 23 giugno del 1978 la corte d'assise In questa stessa aula, dopo più di 100 ore di camera di consiglio, aveva emesso la sentenza contro i 47 Imputati. Curdo e Bassi, imputati di essere 1 promotori e i capi delle Br. ritenuti responsabili dei sequestri del giudice Sossi, del dirigente Fiat Amerio, del sindacalista Labate, e di molti altri reati, erano stati condannati a 15 anni di reclusione. Gli altri brigatisti del gruppo storico a pene non inferiori agli otto anni di carcere. Curdo, Bassi, Buonavìta e molti altri hanno nel frattempo collezionato pesanti condanne. Per loro non esiste un problema di scadenza termini. La loro speranza di tornare Uberi è proiettata verso la fine degli Anni Novanta. L'ultima udienza, ieri, è stata la più breve. I brigatisti detenuti (tutti presenti, eccetto 11 medico Levati) hanno letto una specie di saggio rivolto ai compagni combattenti fuori dal carcere. I difensori d'ufficio, nominati in sostituzione dei legali rifiutati dai brigatisti (in questo come in altri processi) hanno presentato un documento comune dove si definiscono garanti del ruolo loro affidato dal nostro sistema processuale. Nel pieno rispetto della volontà degli imputati i dieci avvocati torinesi hanno riversato sulla Corte il compito di esaminare la fondatezza dei motivi d'appello alla sentenza di primo grado. Hanno parlato i difensori di Marco Pisetta (avvocato Speranza) e di Micaletto (avvocato Masselli), entrambi latitanti. Giannino Guiso, difensore del latitante Guagliardo e di Umberto Farìoll, uno dei 61 licenziati Fiat, ha ribadito la sua convinzione che la sentenza di primo grado sia nulla per l'evidente e grave inimicizia dimostrata da uno dei giudici popolari del primo processo che rilasciò un'intervista, esprimendo giudizi di condanna. Bianca Guidetti Serra ha ricordato alla Corte la posizione di quegli imputati (cinque 1 suoi difesi: Muraca, Raffaele, Legoratto, Sabatino e Cattaneo) che hanno accettato 11 processo e che sperano nella concessione delle attenuanti generiche: -Possono aver sbagliato — ha detto 11 legale — ma bisogna dar loro la possibilità di reinserirsi nella società-. La corte dovrebbe emettere la sentenza oggi, nella tarda mattinata. Il servizio di vigilanza attorno all'ex-caserma è stato rinforzato. Claudio Cerasuolo

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