I brigatisti chiamano in eausa gli operai e la «resistenza vittoriosa» nella Fiat di Clemente Granata

I brigatisti chiamano in eausa gli operai e la «resistenza vittoriosa» nella Fiat Letto in aula un altro comunicato dei capi Br I brigatisti chiamano in eausa gli operai e la «resistenza vittoriosa» nella Fiat Parlano di «padrone imperialista, sindacati corporativi» - «Accerchiare, disarticolare e distruggere» pertaisformare«l^^ giungle» - Curdo inneggia al popolo iraniano a o i i l o , i o i i ) i i a . a e e, a o TORINO — Processo d'assise d'appello alle Brigate rosse, ultimo atto. Nell'ex caserma Lamarmora (ieri settima udienza) i terroristi lanciane un nuovo proclama di guerra, gli avvocati d'ufficio leggono la «memoria difensiva», la corte alle 12,25 si ritira per deliberare. La sentenza è prevista oggi. Nel «comunicato numero 20» di mercoledì scorso, 1 brigatisti avevano fatto della «questione carceraria» ('distruggere l'Asinara e gli altri istituti di pena-) il punto centrale delle «indicazioni» alle bande armate, che agiscono all'esterno. Atteggiamento più che logico dal loro punto di vista, se pensiamo die ora le porte della prigione stanno per chiudersi alle spalle del «nucleo storico» presumibilmente per un lungo periodo di tempo. Nel comunicato numero 21, invece (lettori prima Gallinari, poi il solito Llntrani), lo sguardo s'allarga, c'è una sorta di «summa» del terrorismo passato, presente e futuro. L'ordine criminale è «accerchiare, disarticolare e distruggere- 1 centri di potere dello Stato, trasformare le -metropoli in giungle-, colpire esponenti politici e sindacali, mentre si sarebbe in una fase di transizione dalla -propaganda armata alla guerra civile dispiegata-. Ma il tono perentorio del proclama non riesce a nascondere le reali difficoltà in cui si trovano gli esponenti del partito armato, sottoposti ai duri colpi ini'erti dalle forze dell'ordine, le brucianti polemiche Interne tra i gruppuscoli dell'eversione, lo stesso isolamento del nucleo storico delle Br, la -falsa coscienzache esso ha della realtà italiana. Una «falsa coscienza» che diventa addirittura schizofrenia allorché i brigatisti in gabbia vedono nella classe operaia il possibile soggetto storico della «rivoluzione». Tra il partito armato e la stragrande maggioranza degli operai, c'è distacco, frattura incolmabile, eppure i brigatisti Insistono nel chiamarla In causa. Al centro della loro attenzione c'è soprattutto la Fiat. -Da essa — dicono i terroristi — dopo dieci anni di resistenza vittoriosa contro i tentativi di normalizzazione del padrone imperialista, dei sindacati corporativi, delle iene revisioniste (i partiti della sinistra storica, n.d.r.) trabocca l'insubordinazione in tutta la città in forme embrionali ma definitive-. E a questo punto come esempio della •maturazione» della classe operaia 11 nucleo storico cita il comunicato dei -dieci compagni licenziati che hanno optato per il collegio di difesa alternativo-. E si può stare certi che 1 «dieci» non apprezzeranno molto la «citazione» delle Br. Ci si domanderà: che cosa c'entra tutto questo con il processo, dove 1 brigatisti devono rispondere di banda armata, sequestri e rapine? Se ci poniamo nell'angolo visuale del processo tradizionale, che la maggioranza dei cittadini accetta, tutto ciò non c'entra nulla, è nella migliore delle ipotesi -dichiarazione non attinente-. Ma sappiamo che i brigatisti hanno scelto il -processo di rottura- ricusando giudice e avvocati. E i difensori d'ufficio, nomi¬ nati dal presidente Conti, sono rimasti al loro posto per garantire la normale dialettica del processo e il -rispetto dell'identità politica del detenuto-. In un dibattimento dove si discute di reati «politici», infatti, all'Imputato questo rispetto può interessare più dei possibili anni di galera inflitti. La questione degli avvocati si trova ribadita nella «memoria difensiva» di 19 cartelle letta ieri mattina in aula dal presidente dell'ordine forense di Torino avv. Gabri a nome anche dei legali Bonazzi, Chiusano, Masselli, Molletti, Simonettl, Siracusa, Sisto, Speranza, Volante e Zancan. La posizione è frutto di un lungo travaglio iniziatosi tre anni or sono. La legittimità della figura del «garante», cosi come si è delineata nel dibattimento a carico delle Br, è stata indirettamente ammessa da una recente sentenza della Corte Costituzionale. Gabri finisce di leggere il documento, la corte si ritira e Curdo inneggia, allontanandosi, al «formidabile» popolo iraniano, in coerenza col «comunicato» delle Br, che auspica per l'Italia una futura collocazione terzomondista. Naturalmente dopo che la rivoluzione avrà vinto. Clemente Granata Torino. Renato Curdo durante l'udienza (M. Solavaggione)

Luoghi citati: Italia, Siracusa, Torino