Vent'anni fa erano i ribelli

Vent'anni fa erano i ribelli Vent'anni fa erano i ribelli Protagonisti di una serata di poesia, a Torino, Alien Ginsberg, Julian Beck, Gregory Corso, Peter Orlovsky - Oggi sono già dei classici - Doppiopetti grigi nel pubblico di fedelissimi TORINO — Alla fine di giugno, sulla spiaggia di Castel Porziano. avevano rischiato di essere sopraffatti dalla contestazione della Roma movimentista, giovanile e alternativa. Solo all'alba del terzo giorno la poesia aveva vinto. Al teatro Massimo di Torino c'è, invece, aria di riunione in famiglia: perché la pattuglia di poeti è più sparuta (ci sono Julian Beck e la moglie Judith Malina, Peter Orlovsky con l'immancabile coda di cavallo, Alien Ginsberg e il fedele organetto con cui accompagna le sue canzoni, Gregory Corso con l'ostentata bottiglia di vino, e, traduttrice, segretaria, tuttofare, l'inseparabile Fernanda Pivano) e perché il pubblico è, in gran parte, di fedelissimi. Sono venuti in molti, a pagare tremila lire per una lettura di poesia, il teatro è gremito, qualcuno si è accoccolato nelle corsie tra le poltrone. Ma mancano i «teen agers». Ci sono gonne zingaresche, ma anche qualche stola; giubbotti da boscaiolo canadese ma anche doppipetti grigi, zazzere incolte e fronti stempiate, fanciulle vagamente «nipple» e madri di famiglia. Nell'atrio, con «Jukebox all'idrogeno», con il «Re Nudo», «Fuori» e i ciondoli con la scritta «Legalized marijuana», sono in vendita i sacri testi del misticismo orientale, dalla «Via allo Zen» di Christ Humphrey al «Tao, la via dell'acqua che scorre», di Alan Watts. In coda, davanti al botteghino, c'è anche l'onorevole Angelo Pezzana. Anche lui all'appuntamento, «come al vecchi tempi». I vecchi tempi erano quelli della Torino di Valletta, della «500» per tutti, della grande immigrazione. Sembrava che il neocapitalismo stesse per realizzare 11 sogno del benessere per tutti e della felicità per il maggior numero di persone, con il «boom» erano arrivati anche 1 consumi for¬ zati, la pubblicità martellante, 11 livellamento delle culture e dei modelli di vita. E le prime reazioni: dall'Inghilterra gli angry young men e John Osborne, dalla Germania Guenther Grass e Hans Magnus Enzensberger, dagli Stati Uniti «On the road. di Kerouac e 'America* di Alien Ginsberg, i canti della • beat generation' cne si ribellava all'uomo fabbricato in serie e proclamava la liberazione nel viaggio senza meta, sulle strade del continente e su quelle, metaforiche, della droga, del jazz, del sesso. Marcuse teorizzava che soltanto gli studenti potevano ormai opporsi a una re¬ pressione sempre più «dolce e levigata». Gli studenti e quelle creature «diverse e separate» che erano 1 poeti, ultimi ribelli in nome della fantasia e del sogno contro il soffocante pragmatismo della dittatura tecnologica. Sarebbero stati in prima fila, nella rivolta di Berkeley e nelle marce sul Pentagono, opponendo la sacra sillaba mantra alle cariche della polizia, nel maggio francese e nelle sommosse di Berlino. Ma non l'immaginazione è andata al potere, bensì i carri russi a Praga, sono morti Kennedy, Giovanni XXIII, Kruscev e il «boom», sono sopraggiunti il terrorismo, la crisi e caduti i miti di Mao Tse-tung e Che Guevara. Al Massimo, il pubblico quietamente applaudendo, saluta Julian Beck che si oppone alla legalizzazione della droga perché gli resti almeno la libertà di infrangere la legge, ride con Orlovsky che declama, istrionico, «America, give a shit» e si unisce, timidamente cantando, al «blue» di Ginsberg per il padre morto.. Sembra un salotto vittoriano, o quasi: molti altri miti sono nati e sono morti, nel frattempo, altre incandescenti disperazioni ci angosciano e i padri della beat generation sono già dei classici. Eppure, nùn sono ancora trascorsi vent'anni. Giorgio Martini»t

Luoghi citati: Berkeley, Berlino, Germania, Inghilterra, Praga, Stati Uniti, Torino