Sadat e la forza araba del Nilo di Alfredo Venturi
Sadat e la forza araba del Nilo OSSERVATORIO Sadat e la forza araba del Nilo Anuar el Sadat non vuole sentir parlare di isolamento egiziano nel mondo arabo. •Semmai sono loro a isolarsi da noU, dice, e la battuta è soltanto apparentemente paradossale. Con la sua massa demografica, 42 milioni e un milione in più ogni anno che passa, l'Egitto è di gran lunga il maggiore dei Paesi arabi. Qualche tempo fa, in occasione di una visita al Cairo del presidente sudanese Nymeiri, Sadat ebbe a dire: 'Noi arabi del Nilo siamo la metà della nazione araba*. I sessanta milioni di egiziani e sudanesi sono in realtà un po' meno di mezzo mondo arabo: ma resta vero che le cifre rendono difficilmente accettabile l'immagine, cara a Gheddafi e agli altri intransigenti, delle masse arabe dal Golfo all'Atlantico che «isolano» Sadat e i suoi amici. Il riferimento al Sudan è di rigore, poiché si tratta del maggiore fra i tre Paesi della Lega araba che a suo tempo rifiutarono di troncare le relazioni diplomatiche con l'Egitto. Anche se il regime di Nymeiri non è certo da considerarsi fra i più stabili, con i tre colpi di Stato tentati in dieci anni e le forti pressioni esterne, l'interesse egiziano ad avere amica almeno la frontiera Sud è tale che il Cairo, da quella parte, fa buona guardia. Ci sono laggiù mille consiglieri militari egiziani, mentre ufficiali e tecnici sudanesi si addestrano nelle basi d'Egitto. Gli altri due Paesi della Lega che hanno conservato gli ambasciatori al Cairo, sfidando i fulmini degli Intransigenti, sono la Somalia e l'Oman. Il primo non è propriamente un Paese arabo, anche se a suo tempo fu accolto nella Lega, ma l'ingombrante contiguità dell'Etiopia ri¬ voluzionaria, e soprattutto la contesa nell'Ogaden, ne fanno una pedina di prima linea. L'altro Paese rimasto al fianco di Sadat è l'Oman, questo si tipicamente arabo, anche se di scarsa consistenza demografica. E' del resto superfluo notare la straordinaria importanza geopolitica di questo sultanato. Lo bagnano le acque scottanti dello stretto di Hormuz, vena giugulare del grande traffico Poiché la Lega araba si compone di ventidue membri, considerata la « sospensione* dell'Egitto e la riluttanza di Sudan, Somalia e Oman, restano quindici Paesi oltre l'Olp che hanno manifestato al più alto livello diplomatico, la rottura delle relazioni, il loro dissenso dalla pace separata di Sadat. Ma anche qui bisogna distinguere. Il fronte della fermezza, nuova denominazione del vecchio fronte del rifiuto, non è certo un monolito. A parte le molte contese bilaterali (fra Algeria e Marocco, fra i due Yemen, fra Libia e Tunisia, fra Irak e Siria), c'è una grande cesura fra due gruppi di Paesi. Da una parte i «radicali», Libia e Irak in testa: li caratterizza un acceso antioccidentalismo, la più assoluta intransigenza sulla questione Israele-Palestina. Dall'altra i «moderati» come l'Arabia Saudita e 11 Marocco: sono rigorosamente anticomunisti, e il timore del contagio khomeinista contribuisce a fargli curare il contatto con l'Occidente. Quanto alla rottura con Sadat, è stata più facciata che sostanza: i capitali privati sauditi continuano ad alimentare l'Egitto, mentre solo dal Cairo il Marocco può sperare aiuto nella questione sahariana. Alfredo Venturi Sadat e Nymeirì: Capi di metà della popolazione araba
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