Aniasi ha lasciato il seggio comunale di Marzio Fabbri

Aniasi ha lasciato il seggio comunale Aspre polemiche nel psi milanese Aniasi ha lasciato il seggio comunale L'ex sindaco: «Ho obbedito ad una decisione del partito» - Ma c'è chi parla di «ritorsioni» MILANO — Dopo 28 anni di presenza nell'amministrazione locale e nove come sindaco, prima di un centro sinistra e poi di una giunta «rossa». Aldo Aniasi esce dalla scena politica milanese «con amarezza» come lui stesso precisa nella lettera di dimissioni da consigliere comunale inviata ieri al sindaco Carlo Tognoli anche lui socialista, ma della corrente «autonomista». La decisione di Aniasi, «Iso. per gli amici dal nome di bat taglia della guerra partigia na, non è spontanea. Nella lettera ufficiale parla di «dover osservanza ad una decisione degli organi di partito Tutto è cominciato nel mese di agosto, dopo che Aniasi aveva dato notizia del suo avvicinamento alle posizioni del vicesegretario Signorile. La corrente «autonomista» ha chiesto subito che lasciasse il posto in consiglio comunale, ma -Iso» ha fatto resistenza ricordando autorevoli precedenti di parlamentari rimasti a sedere a Palazzo Marino: Bettino Craxi e Michele Achilli. Nulla da fare. La polemica ha avuto toni sempre più roventi. «Si è arrivati ad attacchi personali di estrema pesantezza», dice un suo estimatore milanese aggiungendo: «Che fosse tutto un pretesto appare chiaro dal fatto che Aniasi era deputato anche la legislatura precedente. Chiedergli di andarsene a sei mesi dalle amministrative è stata una ritorsione politica per il suo abbandono della maggioranza». Aldo Aniasi non accetta l'accenno alla «ritorsione» ma neppure smorza i toni polemici. «Alla prima notizia sulle decisioni della commissione di controllo di far valere la norma sulle incompatibilità, nel psi mai fatta valere, avevo detto che avrei osservato le decisioni degli organi del mio partito anche se avessi considerato la decisione ingiusta», ricorda. •Le ragioni della mia convinzione — spiega — sono di ordine giuridico e politico. Primo perché ho avuto nel 76, quando mi sono dimesso da sindaco, una deroga del comitato direttivo della federazione (che la votò all'unanimità) e della direzione del partito. In secondo luogo per la funzione che svolgo come responsabile degli enti locali: il mio legame con i problemi dei comuni è stretto e anche funzionale». •Si è detto — aggiunge — che lo stesso invito è stato rivolto a Martelli; faccio notare che Martelli non è deputato di Milano, ma di Mantova e Cremona. Mi pare dovesse dimettersi per ragioni politiche e morali: non rappresenta la città. Su questa vicenda si è poi intessuta una campagna, potrei dire anche un'aggressione morale nei miei confronti. Ho voluto rimuovere l'ostacolo ajf un dibattito che deve essere politico alla vigilia del tongresso. Il rischio era che diventasse una questione di cara t tere personale ». ] -E' una decisione presa con amarezza — aggiunge — perché i legami con la città sono profondi ma in futuro dedicherò di più le mie cure a Milano alla città, al suo comprensorio e alla provincia, solamente non io potrò fare in consiglio comunale, lo farò tenendomi legato alla realtà sodale di Milano, legato al quartiere, ai problemi, rappresentando Milano anche con una presenza fisica'. Questa può essere l'occasione di fare un bilancio? «I bilanci, di verifica — risponde si devono fare sempre in politica. Per i consuntivi si deve aspettare la pensione, ma io non ho questa intenzione. Se sia in attivo non spetta a me giudicarlo, è una città che merita indubbiamente anche più dell'impegno che abbiamo dato. Vorrei assicurare gli attuali amministratori — conclude ed anche quelli che verrano dopo che, modestamente, darò tutto il mio contributo per aiutarli a sostenere un'opera complessa, difficile e dura». Marzio Fabbri

Persone citate: Aldo Aniasi, Aniasi, Bettino Craxi, Carlo Tognoli, Michele Achilli

Luoghi citati: Cremona, Mantova, Milano