Assolti ferrovieri che rifiutarono di viaggiare: temevano una bomba
Assolti ferrovieri che rifiutarono di viaggiare: temevano una bomba Non sciopero di pubblico servizio, ma «legittima difesa» Assolti ferrovieri che rifiutarono di viaggiare: temevano una bomba CHIVASSO — «Signor pretore, sul treno era stata segnalata una bomba. La polizia ferroviaria ha controllato i convogli ma la perquisizione non ci è sembrata sufficiente. Per questo ci siamo rifiutati di far proseguire quel treno. Volevamo salvaguardare l'incolumità nostra e dei viaggiatori... Giorgio Gremizzi. 25 anni, di Piadena (Cremona) si difende così davanti al pretore di Chivasso dottoressa Antonietta Fenoglio. E' uno dei quattro ferrovieri denunciati «per aver collettivamente abbandoìiato — si legge nel capo d'imputazione — il servizio che prestavano quali appartenenti al personale viaggiante sul trenoda Torino per Venezia». Hanno agito correttamente i quattro? Il giudice ha detto di sì e li ha assolti .perché il fatto non costituisce reato». E' la prima sentenza del genere in Italia, tanto attesa dai ferrovieri quanto temuta. La vicenda. Il 3 settembre scorso, verso mezzogiorno, parte da Porta Nuova il diretto «2545» per Venezia. A bordo ci sono il capotreno Giorgio Gremizzi. i conduttori Vincenzo Iemmello e Francesco Ferrari, entrambi di Brescia, l'assistente di viaggio Adolfo Carleschi. di Rezzato (Brescia), e 300 passeggeri. Durante il tragitto arriva alla stazione di Porta Susa una telefonata anonima: «Sul treno per Milano c'è una bomba» Il convoglio viene fermato a Chivasso. La locale polizia ferroviaria comincia una discre¬ ta perquisizione delle carrozze ma con esito negativo. Dopo mezz'ora il comandante delle guardie, maresciallo Vicari, dà via libera alla marcia verso Milano. Ma i controlli sono stati approssimativi. «Il bagagliaio non venne perquisito — ha detto ieri Carleschi — né ci furono ispezioni sotto le carrozze». Il collega Gremizzi: «Informai i colleghi della situazione e decidemmo, insieme, di non proseguire il viaggio su quel treno in mancanza di sufficienti garanzie per l'incolumità dei viaggiatori e nostra. Ci siamo recati dal capostazione per consegnare i libretti di lavoro dichiarando la nostra disponibilità al lavoro sino alla fine del nostro orario». I passeggeri scesero e continuarono il viaggio su un altro treno giunto nel frattempo: il «diretto 2543» ripartì vuoto. Si trattava di abbandono collettivo di pubblico servizio? La denuncia è sembrata offensiva, oltreché infondata, ai quattro ferrovieri e alle organizzazioni sindacali. Il dibattito di ieri ha chiarito molti punti: i quattro lavoratori non sono scesi in sciopero, non hanno agito con leegerezza. non hanno voluto correre rischi consapevoli che l'incolumità personale deve essere salvaguardata prima di ogni altra cosa. Il pretore, accogliendo le tesi del legale degli imputati, avvocato Merlo, e le richieste del Pubblico Ministero. Lydia Aima. ha assolto i quattro con la formula ampia. Guido J. Paglia
Persone citate: Adolfo Carleschi, Antonietta Fenoglio, Carleschi, Francesco Ferrari, Giorgio Gremizzi, Lydia Aima, Vicari, Vincenzo Iemmello
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