Quale posto avrà l'uomo nel regno dell'elettronica

Quale posto avrà l'uomo nel regno dell'elettronica PIÙ' SPAZIO AL SETTORE TERZIARIO Quale posto avrà l'uomo nel regno dell'elettronica Chi scruta il prossimo scenario dell'Europa è portato ad analizzare l'evoluzione economica in termini globali più che per settore, cioè in dettaglio. E' un po' la debolezza tipica di chi guarda nella « sfera di cristallo-, come dire insomma che l'evoluzione attuale non è altro che una semplice •crisi'. Tuttavia, pur in assenza di' una metodologia precisa, qualcuno tenta di riflettere in profondità. Si sa, ad esempio, che l'impiego nell'indù-* stria tende a diminuire (è già accaduto per l'agricoltura), mentre si creano posti di lavoro nel settore terziario ed in quelli legati all'utilizzazione dell'elettronica dove, per inciso, diventa sempre più difficile distinguere ciò che è produzione e ciò che sono le forniture di servizi. Si tenta quindi di individuare questi •punti' più interessanti dell'attività economica a venire in modo da informare gli operatori per incoraggiare le loro scelte di investimento verso le branche produttive maggiormente favorevoli all'Europa, quelle insomma in grado di fornire il più alto valore aggiunto, con modesti impieghi di energia e materie prime e forte utilizzo invece di mano d'opera qualificata che resta sempre una delle principali ricchezze del Continente. Keith Pavitt, della Sussex University, ha provato a valutare l'impatto delle innovazioni tecnologiche previste per gli anni a venire nei diversi settori dell'industria manifatturiera. I risultati ai quali è pervenuto sostengono che numerosi beni di consumo durevoli, è il caso degli elettrodomestici e dell'automobile, sono destinati a diminuire mentre le materie grezze, i prodotti sintetici intermediari, 'Industria pesante, la meccanica standard e parte dei servizi amministrativi si concentreranno verso operazioni cosiddette rudimentali. Per contro l'introduzione di tecniche e sistemi elettronici complessi renderà l'industria pesante più sofisticata, la chimica diventerà più complessa, l'agricoltura più tecnica, e lo stesso processo evolutivo si verificherà nel campo dei beni di consumo durevoli. In sostanza si tratta di cose che si avvertono già dappertutto, dunque più che di prospettive si può parlare di evoluzione in corso. Partendo dall'analisi dei settori a rapido sviluppo, André Danzin ha tentato di definire per la Cee una •tabella di criteri' in modo da scegliere 'le priorità migliori nel campo del possibile'. Fra questi un posto preminente spetta all'utilizzazione del tempo libero al di fuori del lavoro e alle attività legate con l'informazione, settori ai quali si aprono infinite ramificazioni, meno lontane di quanto si possa supporre (impiego in casa di videoinformatori, educazione permanente individuale). Emergono anche nel futu¬ ribile tutti i campi legati ai progresso tecnologico della produzione e dell'impiego di energia, l'esplorazione degli oceani, dello spazio, l'ecologia e il mantenimento delle risorse naturali. Ed ancora lo studio dei fenomeni naturali (climatologia, vulcanologia, oceanografia), il progresso delle •scienze di vita» (medicina, agraria) in testa alle quali troviamo la biologia che dovrebbe esercitare sul ventunesimo secolo lo stesso impatto dell'elettronica sul nostro tempo. Poi abbiamo l'evoluzione quasi prodigiosa dell'informatica (teleconferenze, audiovisivi, diffusione di dati computerizzati), la trasformazione dei trasporti (nuovi motori, veicoli a cuscini d'aria), e infine il miglioramento delle tecniche di organizzazione, pianificazione, comunicazione nella vita sociale, analisi e creazione di nuovi indicatori economici e sociali. L'ordine previsto dell'evoluzione dovrebbe pertanto essere il seguente. In cima alla classifica, l'elettronica con la rivoluzione dei microprocessori, quindi lo sfruttamento delle risorse energetiche e minerali degli oceani; sviluppo di nuove fonti energetiche, infine la bioindustria con i suoi derivati (biocombustibili, agricoltura, chimica, medicina, alimentazione per animali). Dove andremo a finire? Per Lucien Gerardin, responsabile per la ricerca del gruppo Thomson, tenuto conto del ritmo di raddoppio, delle memorie magnetiche su nastro (ogni 18 mesi), alla fine del secolo queste supereranno la possibilità di stoccaggio del cervello umano. Ed è solo uno dei molti •esempi-limite: Lo sviluppo che si sta verificando nelle organizzazioni telematiche (abbinamenti fra computer e telecomunicazioni), veri •superesseri', rappresenta in definitiva una •mutazione' decisiva nell'evoluzione della vita e dell'intelligenza sul nostro pianeta. Mentre un tempo il salto dalla memoria genetica a quella per insegnamento era stato abbastanza lento, oggi il passaggio dalla memoria individuale a quella collettiva e artificiale sarà talmente rapido fra qualche decennio da diventare esplosivo. Saprà l'umanità tenere a bada tale sviluppo? Non si rischia forse di trascurare la quasi totalità dei problemi quotidiani che tuttora interessano l'uomo? Sotto questo punto di vista non sembra forse che l'Europa guardi al proprio avvenire attraverso lo specchietto retrovisore? Si ammette che il sogno del pieno impiego resterà tale almeno fino al 1985, eppure sussistono molti mezzi per migliorare la situazione che non siano il solito ragionamento in termini di caduta della produttività, diminuzione del tempi di lavoro, allungamento dell'età pensionabile, eliminazione di alcuni impieghi, specie femminili, quando ancora l'educazione da noi è carissima, ricoprendo un ruolo sociale e discriminatorio molto importante. Per l'Europa la disoccupazione, volontaria o imposta, è uno spreco. Ci troveremo a malparato già negli Anni Novanta quando la nostra popolazione attiva sarà diminuita e i nostri concorrenti americani e giapponesi inizeranno a raccogliere i frutti dei cambiamenti tecnologici che stanno approntando già da adesso, j.g.

Persone citate: André Danzin, Keith Pavitt, Lucien Gerardin

Luoghi citati: Europa