Forse non tutti gli studenti sanno che farsi fare la tesi è un reato

Forse non tutti gli studenti sanno che farsi fare la tesi è un reato L'inchiesta di Stampa Sera sul proliferare dei «tesisti» Quanto abbiamo scritto lunedi scorso su «Stampa Sera» a proposito di tesi di laurea eseguite su ordinazione o importate da altre regioni italiane per una cifra variabile fra le 400 e le 600 mila lire, ha suscitato una reazione che ha dimostrato innanzi tutto quanto, il fenomeno sia vasto, non solo a Torino, e in secondo luogo come siano numerosi gli studenti interessati, coloro cioè che, per le cause più disparate — quasi sempre motivi di lavoro — non sono in grado di portare a compimento la tesi di laurea per proprio conto. Sono state decine le telefonate che abbiamo avuto; quasi nessuna era anonima. Lo studente si presentava con nome e cognome e ci motivava le ragioni per cui cercava di mettersi in contatto con un tesista, con qualcuno cioè che gli scrivesse la tesi, da cima a fondo. Giancarlo T. ci ha detto: «Lavoro tutto il giorno come tecnico in un'officina. Non posso quindi recarmi in nessuna biblioteca. Dovrei furio di notte, ma è impossibile. Direi che cerco un aiuto e non chiedo nulla di illecito». Non è stato facile convincere questi giovani che, nel quadro più generale di un discorso su quanto costi laurearsi oggi, avevamo anche parlato di un fenomeno, quello del commercio delle tesi, che non può certo dirsi nuovo. Non potevamo però né fare nomi né, tantomeno, renderci «intermediari». Le richieste degli studenti — molti dei quali ci portavano perfino l'argomento della loro tesi, sperando che sapessimo a chi indirizzarli — sono state tali che abbiamo voluto sentire il parere di una autorità qualificata per dare una risposta definitiva: il professor Elio Casetta, Preside della Facoltà di Giurisprudenza, docente di Diritto Amministrativo, membro quindi del Senato Accademico dell'Università. «Non ci sono dubbi che chiunque in esami o concorsi per ottenere un grado, un diploma, per conseguire una laurea, presenti come propri dissertazioni, studi, progetti tecnici, elaborati, che siano opera di altri, commette un reato. In materia è molto esplicita la legge del 19 aprile 1925 n. 475 che, fra l'altro, prevede la reclusione da tre mesi a un anno per chi commetta un tal genere di reato», ha risposto il professor Casetta. «Non mi consta — ha aggiunto — che questa legge del 1925, che dimostra anche come il fenomeno sussistesse già allora e fosse quindi ben chiaro nella mente del legislatore, sia stata abrogata». Il Preside di Giurisprudenza ha poi soggiunto: «Sempre per quella legge, se si scopre "dopo", ossia a laurea conseguita, la frode, ossia che la tesi era stata fatta da altri e non dal candidato, la reclusione prevista non è inferiore a sei mesi. L'articolo 2 prevede inoltre la medesima pena per chi esegua la tesi o la procuri al candida¬ to. Ma c'è di più: chiunque si offra con qualsiasi mezzo di procurare o di eseguire tali elaborati, può essere punibile con la reclusione fino a un mese, mentre in un capoverso è contemplato il reato di chi compia tale azione a mezzo stampa: da uno a sei mesi di reclusione più una multa "per il tipografo" che ha diffuso con la stampa tale possibilità di reato». La dizione della legge che si rivolge al «tipografo» è curiosa e va di certo inquadrata nel modo di esprimersi del 1925. Siamo dunque in un settore molto delicato ed è bene che gli studenti lo sappiano. La loro reazione è stata di sbalordimento, quasi di indignazione. «Ma se a Roma vi sono assistenti di professori che non confezionano altro che tesi e guadagnano un mucchio di soldi!». «Leggiamo quasi ogni giorno annun-, ci su quotidiani di Torino e di Milano da parte di enti che "collaborano con chi deve preparare la tesi!"». E, di certo, questa «collaborazione» è già un modo di dire per mascherare una stesura vera e propria della tesi, che non potrebbe essere offerta cosi sfacciatamente. A Milano vi sono ditte, le quali stanno fra l'editoria e la consulenza, che svolgono questa attività e il lavoro non manca. All'Università di Torino, a Palazzo Nuovo, un annuncio affisso in bacheca da parte di persona che si offriva di «collaborare» per eseguire ricerche relative alla tesi, è stato subito rimosso. r. ross. Forse non tutti gli studenti sanno che farsi fare la tesi è un reato

Persone citate: Casetta, Elio Casetta, Giancarlo T.

Luoghi citati: Milano, Roma, Torino